L’AZIENDA
Da Vittoria il produttore Paolo Calì ha dato alla luce Osa!, che si distingue per il suo pètillant ed il suo colore rosato. “Questo non è un vino tranquillo”
Nel segno
del Frappato
alternativo
“Questo non è un vino tranquillo”. La scritta campeggia chiara, ben evidente, prima ancora del nome del vino a cui si riferisce, quasi volesse essere un invito all’assaggio ma prestando molta attenzione perché ciò che si sta portando in bocca è qualcosa di unico. E del resto Paolo Calì, che lo produce nella sua azienda di Contrada Salmè a Vittoria, invita proprio ad osare nell’assaggio così come lui ha osato nel creare un vino alternativo, speciale.
Osa! è il nome che ha voluto dare al suo vino, un Frappato rosato Igt ottenuto utilizzando solo uve Frappato, vitigno antico ed autoctono su cui l’azienda da tempo sta puntando. Il delicato colore rosato è quello che innanzitutto ci colpisce, poi il suo profumo delicato dai sentori fruttati di lampone, pesca, ciliegia, banana e ananas che si mescolano a note floreali di rosa canina e gelsomino. Ma il forte arriva quando lo si assaggia: quel suo pètillant, quella debole presenza di bollicine così delicate ci permette di apprezzarne meglio i profumi. Osa! è un vino che è riuscito a saper esprimere in modo diverso ed inconsueto un vitigno che negli ultimi tempi si sta riscoprendo di più nel Ragusano. L’idea di vinificarlo in rosato è stata come detto dell’azienda di Paolo Calì, nata nel 2001 e sita in un’area particolarmente adatta, per quanto riguarda il microclima, alla coltivazione di vitigni autoctoni quali Frappato e Nero d’Avola, allevati secondo la tecnica del cordone speronato, in un regime di basso intervento fitosanitario ed in perfetto equilibrio tra tecniche di coltivazione tradizionali (quali zappatura e raccolta dell’uva a mano in piccole cassette) e sistemi di potatura moderni. A seguire l’azienda di Calì è il professore Donato Lanati, uno dei più grandi enologi nel panorama internazionale, coadiuvato dal suo centro di ricerca “Enosis Meraviglia”.
“È stato proprio il nostro enologo ad inventare Osa!, il nome no però: quello l’ho scelto io – confida Paolo Calì – Non è stata una scelta azzardata: abbiamo studiato il Frappato da un punto di vista chimico e fisico. Lo stesso Donato Lanati, nel suo centro di ricerca, ha verificato che queste uve sono quasi assimilabili ad uve aromatiche, infatti i componenti aromatici non solo sono presenti ma raggiungono la soglia dell’olfattività. Io per due anni avevo prodotto con il Frappato un vino ottenuto dalla vinificazione in bianco delle uve, il ‘Bianca di Luna’ chiamato così perché come la magia del sole riesce ad illuminare un pianeta nero credo anche la magia e la competenza riesce a vinificare un’uva nera facendola diventare un vino bianco”.
Poi tiene a precisare: “Però questo vino ottenuto dalla vinificazione in bianco del Frappato non si poteva classificare come vino Igt bensì solo come vino da tavola, per cui non si poteva nell’etichetta né scrivere il vitigno né le tecniche di vinificazione, né l’anno di produzione; pertanto – prosegue Calì – abbiamo deciso di vinificare con tecniche diverse ed abbiamo ottenuto questo rosato, per me un vino che fa tendenza in quanto estremamente piacevole e duttile nel suo utilizzo a tavola. Abbiamo utilizzato delle tecniche molto particolari e sopratutto difficili da controllare: sicuramente il freddo è un componente essenziale per la sua buona riuscita”.
Le soddisfazioni per l’azienda di Paolo Calì di certo non sono mancate. “Abbiamo ricevuto diversi premi – dice – sia in Italia che all’estero, ma soprattutto sono gli apprezzamenti ed i confronti che sono confortanti ed esaltanti. Il periodico tedesco ‘Il mio vino’, nel numero di dicembre, ha menzionato il nostro Frappato rosato Igt tra i migliori rossi tipici dell’area del Mediterraneo, citandolo insieme ad un’altra decina di noti vini italiani. In Sicilia – dice infine Calì – scopriamo purtroppo le cose almeno cinque anni dopo se non di più, basti pensare che in Francia il rosato è un vino estremamente apprezzato: qui fanno pure gli champagne rosati”.
Gianna Bozzali