L’EVENTO/3
A Sicilia en Primeur oltre ai big anche illustri esordienti: D’Alessandro, Centopassi e Rocca d’Api. Il racconto del loro debutto
La prima volta
non si scorda mai
Sul palcoscenico di Sicilia en Primeur assieme ai big anche illustri esordienti. Neo iscritte ad Assovini, ma già da tempo facenti parte del comparto vinicolo d’eccellenza, sono tre le cantine che hanno debuttato in anteprima. Parliamo di D’Alessandro, Centopassi e Rocca d’Api. Alcune giovanissime, altre veterane della scena.
Dall’Etna ad Agrigento passando per l’areale di Palermo, la loro performance ha presentato un panorama che gode di ottima salute, dal punto di vista della qualità e degli investimenti. Ciascuna ha dato un assaggio di filosofie diverse però tutte rigorosamente orientate alla valorizzazione del terroir. C’è quella della cantina D’Alessandro che, in controtendenza e con coraggio imprenditoriale in soli tre anni dalla sua nascita, ha consolidato un suo mercato estero prima ancora di avere la cantina. Una visione moderna, focalizzata esclusivamente sull’identificazione territoriale. “Se il vino ha dietro un progetto di qualità e di territorio allora è vincente. È questo il connubio che traina”, sostiene Giacomo d’Alessandro, titolare dell’azienda. “Il territorio è inscindibile dalla produzione. Ciò che rende grande un’azienda è l’appartenenza al territorio, perché le consente di essere riconosciuta, distinguibile, diversa rispetto a quelle provenienti da altri territori”. E l’estero sembrerebbe pronto ad accogliere il territorio come brand, secondo quanto evidenziano i numeri che ha fatto fino ad ora l’azienda, su 75.000 bottiglie il 40% destinato ai paesi d’oltralpe. Alla manifestazione in anteprima la cantina ha presentato il Nero d’Avola e l’Inzolia, entrambi Igt in purezza, esclusivamente da uve raccolte a mano. Sul territorio punta anche la cooperativa Centopassi che coltiva su territori confiscati alla mafia. I vini presentati alla manifestazione sono stati i primi in assoluto fatti in cantina: i bland Grillo–Chardonnay ed il Nero d’Avola-Syrah. L’azienda, nata nel 2005, possiede sei ettari sparsi in un raggio di 60 km nella zona dell’alto Belice Corleonese. “Produciamo in biologico, ci siamo voluti preparare bene per potere essere presenti qui assieme ai grandi del vino ed incontrare le aspettative dei giornalisti”, dice Francesco Galante, responsabile alla comunicazione. “Abbiamo fatto interventi, studiato le caratteristiche del terreno e reimpiantato vigneti – dice -. Per noi il territorio è il valore assoluto, il biologico e la natura sono il nostro presupposto. Fare vini che siano espressione del territorio ci permette di stare nel mercato”. Un’azienda decisa a fare impresa. “Non vogliamo essere un’azienda da sostenere. Il valore sociale è relativo per gli obiettivi che ci prefiggiamo”, afferma Galante. Chi da sempre ha fatto del territorio il proprio marchio è la cantina Etna Rocca d’Api. La sua storia inizia nel 1958. “Mi fa piacere essere entrato a far parte di Assovini. Sicilia en Primeur è una vetrina importante”, dice Salvatore Castorina. L’azienda produce in biologico l’etna doc rosso e bianco e vanta la consulenza dell’enologo Giorgio Grai. All’estero ha trovato il suo mercato, tanto da esportare il 70% della produzione. Un successo dovuto alla forte caratterizzazione e unicità del territorio vulcanico, come spiega il responsabile per l’estero Mario Stancanelli: “Proprio perché particolari, complessi, questi vini sono facilmente apprezzati negli altri paesi. Hanno un’identità talmente forte che non può esser confusa”. In anteprima hanno presentato Le Moire Rosso e Bianco ’09. “Non potevo non essere che d’accordo con questa modalità di degustazione alla cieca proposta da Assovini, perché consente di stimolare la fantasia per interpretare il territorio – dice Castorina – Ho notato anche che c’è molta attenzione e curiosità”.
Manuela Laiacona