di Marco Sciarrini, Roma
Si è celebrata a Roma l’ottava edizione di Bererosa, organizzato dalla rivista enogastronomica Cucina&Vini, che si è tenuta a Palazzo Brancaccio.
I saloni del Palazzo hanno accolto la festa en rose della Capitale, dove le oltre 70 le aziende vinicole in arrivo da tutto lo Stivale, schierate nei banchi d’assaggio con più di 200 etichette tra rosati fermi e mossi, hanno allietato la serata al numeroso pubblico tra cui molti giovani winelover. “Otto anni fa – spiega Francesco D’Agostino, direttore responsabile di Cucina & Vini – abbiamo ideato questo evento poiché avevamo intercettato il potenziale interesse e l’utilità che poteva riscontrare un appuntamento interamente dedicato alla promozione del bere rosa. In quel periodo, infatti, a livello statistico questo tipo di produzione nel Paese cresceva come mai in precedenza, fino a raggiungere il picco di oltre 5 milioni di ettolitri nel 2010, ben oltre il 10% di tutto il vino prodotto in quell’anno. Un boom che ha coinciso con l’escalation oltreconfine dell’Italia, che si afferma come primo esportatore mondiale di vini rosa con più di 4 milioni di ettolitri, coprendo circa il 25% del mercato mondiale. A seguire è però iniziata la decrescita produttiva che ci ha portato a posizionarci oggi poco sopra i 2 milioni di ettolitri l’anno, per metà esportati, su un mercato globale che si avvicina alla soglia dei 25 milioni di ettolitri. Quindi un processo dove l’Italia ha perso molto più spazio in termini di quantità, concentrando la produzione sull’aspetto qualitativo, per la maggioranza su vini Doc o Igt”.
Il movimento dei produttori dei vini rosati, registrando continui aumenti di consumo di questa tipologia di vino, e confortati anche dai numeri dell’esportazione ha pensato di creare un centro del rosato autoctono, un progetto annunciato un anno fa al Vinitaly di Verona, che ha trovato concretezza a Roma, alcuni mesi fa, nella sede del Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali e del Turismo, dove è stata firmata la costituzione di Rosautoctono, l’Istituto del vino rosa autoctono italiano, dal quale nascerà un apposito Osservatorio, fondamentale per conoscere e condividere i dati produttivi, in funzione delle strategie sui mercati. Questa “vie en rose” ha visto sbarcare a Roma le grandi produzioni del vino Pugliese, accanto anche alle produzioni dell’Abruzzo, e una folta rappresentanza di bulles en rose Lombarde e Venete.
Non poteva anche mancare una parte di proposta gastronomica da abbinare ai numerosi rosati presenti, gli ospiti hanno potuto degustare i prodotti di Il Maritozzo Rosso di Edoardo Fraioli con svariate versioni del maritozzo romano in versione gourmet; Meglio Fresco, Pescheria di Arturo & Mary, coppia nella vita e nel lavoro, che hanno presentano le loro selezioni di crudi, tra cui le ostriche, e una vasta scelta di piatti cotti; La Bottega dell’Oliva Ascolana, direttamente da Ascoli Piceno con olive ascolane e cremini, fritti al momento e serviti nei classici cartocci di carta paglia. Per gli amanti delle ricercatezze regionali, spazio anche ai piconi, fragranti soufflé di formaggio avvolti in una pasta croccante; Optymum di Gianluca Saccente, giovane titolare di questa azienda di selezione e distribuzione alimentare, che ha preparato taglieri di salumi e formaggi; Fratelli Milano Italian Coffee, giovane realtà romana specializzata nella selezione, tostatura e miscelatura per singole origini dei migliori caffè del mondo.