(Emanuele Rabotti)
di Michele Pizzillo, Milano
Il vino deve invogliare le persone a parlare con equilibrio, profondità di pensiero, eleganza oltre ad essere collante di socializzazione.
Il filosofo di questo pensiero, molto attuale in un mondo dove, ormai, prevale l’urlo e la maleducazione, è Emanuele Rabotti, produttore di uno dei più grandi Franciacorta in commercio, Monte Rossa, di Cazzago San Martino. E, ha esplicitato questo suo concetto filosofico, quando ha “convocato” un po’ di amici e con la regia di Luca Gardini, ha fatto degustare i suoi Cabochon, la linea più prestigiosa di Monte Rossa, azienda fondata nel 1972 da Paolo Rabotti, che nel 2018 ha prodotto oltre 500.000 bottiglie di Franciacorta. Una linea nata 20 anni fa, quando a Rabotti si rivolse l’orafo Buccellati per chiedergli delle bottiglie da utilizzare per festeggiare il compleanno della sua maison. Buccellati volle le bottiglie con l’etichetta disegnata da lui e che sintetizzava il metodo per tagliare i diamanti, quelli con la sommità convessa e la base piatta, cabochon appunto. Rabotti scelse un Franciacorta strepitoso, che gli fece anche capire che aveva trovato il vino che desiderava produrre. E, così, il viticoltore franciacortino, che nel frattempo aveva anche perduto qualche atteggiamento arrogante della sua giovinezza, aveva messo su famiglia, aveva visitato qualche grande azienda francese, aveva capito che il successo non è quello di arrivare prima, ma di seguire un percorso produttivo che ti porti ad offrire un vino fuori serie che possa rappresenta la quintessenza della convivialità. Insomma, prima di passare alla degustazione dei Cabochon, sempre guidata dal “mago” Gardini, qualche commensale fra quelli “convocati” da Rabotti, ha pensato di trovarsi a condividere il piacere di una grande bollicina con un filosofo, più che con un produttore di quelli che sono capaci di produrre bollicine che rasentano la perfezione.
(L'etichetta disegnata da Buccellati)
Ed è a questo punto che entra in scena Gardini, con la perfetta descrizione dei quattro Cabochon da degustare, più il Monte Rossa satèn. Bollicine degustate con cinque strepitosi piatti proposti da Andrea Aprea, executive chef del Vun, il ristorante del Park Hyatt, il lussuoso albergo inglobalo nella galleria di Milano. E, cioè: caprese dolce salata, seppia alla diavola, Ri-Sotto-Marino, rombo zucchine e scapece, pompelmo rosa yogurt di bufala e pepe nero. E, via, alla degustazione di vini che devono avere la caratteristica di fare bere bene alla gente, dice Rabotti, a mano a mano che vengono servite le bollicine della linea Cabochon, quelle che vanno incontro alle esigenze di gente che vuole bere bene per stare bene. Nel corso della degustazione il concetto di bere bene e di stare bene, sarà un mantra che caratterizzerà questo incontro che è sembrato un “distillato di esperienza di vita” che un buon vino può assicurare alle persone che bevono per stare bene. Poi c’è Gardini che ci mette la poesia nel descrivere il vino e, alla fine, si esce dall’incontro con la voglia di gridare al mondo che “adesso sono felice perché ho trovato il vino che mi soddisfa”.
(I vini degustati)
Vediamoli, gli spumanti degustati.
Cabochon Franciacorta brut nature doppio zero Docg 2012
Ottenuto da uve Chardonnay e Pinot nero, con percentuali rispettivamente di 70% e 30%, alla degustazione presenta un colore lucente dai riflessi dorati. Con profumi prevalentemente fruttati ma con ampi sentori floreali e balsamici. Al palato è un vino fresco, sapido e di eccellente bevibilità. Riposa per circa 50 mesi sui lieviti. Il risultato? Una grande bollicina.
Cabochon Franciacorta brut Docg 2009
L’armonia e la versatilità di questo Cabochon sempre ottenuto da uve Chardonnay e Pinot nero, vinificate separatamente, è qualcosa di emozionante, oltre a sottolineare che la qualità va cercata, va sostenuta e, ovviamente, va anche amministrata bene. Questo millesimo è un esempio della esasperata ricerca che c’è dietro il progetto Cabochon.
Cabochon Franciacorta brut Docg 2014
L’uvaggio è ormai stabilizzato nel 70% di Chardonnay e 30% di Pinot nero, vinificate separatamente, con fermentazione in fusti di rovere da 250 litri e un affinamento in bottiglia che non è mai inferiore ai 42 mesi. Il colore è giallo oro, con perlage fine e persistente. Complesso il bouquet dei profumi tra frutta, erbe aromatiche e tabacco. In bocca è una bollicina equilibrata, di buona struttura con note di confetture e miele in particolare e un richiamo agrumato piacevolmente sorprendente.
Cabochon fuori serie
Non sarà un millesimato, ma un vino di facile approccio per tutti, ma fatto con la passione e la cura che caratterizza tutta la produzione di Monte Rossa. Anche perché Rabotti è convinto che il mercato non è mai bugiardo per cui, se un prodotto non lo vendi bene, vuol dire che il mercato lo rigetta. Questa bollicina sarà disponibile dal 2021. Ecco perché l’etichetta era scritta a mano.
Monte Rossa Franciacorta sansevè brut satèn
Ottenuto da uve Chardonnay vinificate in purezza, è un vino morbido ed avvolgente che, facendo un po’ di attenzione rievoca la piacevolezza della seta, oltre alle note fruttate e florali che racchiudono un po’ tutte le caratteristiche dei vini di Franciacorta prodotti da Emanuele Rabotti. Satèn, per chi non lo sapesse, significa salute e viene fatto risalire al galeico antico.