(Elvidio e Lorezo Alessandri)
di Fabiola Pulieri, Roma
Degustare un vino vuol dire emozionarsi conoscendone la storia, arrivare attraverso il gusto alle radici della tradizione che il vino stesso ha custodito per anni, in alcuni casi persino per secoli. E degustare vini buoni, autentici e schietti è ciò che fa assaporare e scoprire un territorio anche a distanza di chilometri.
Partecipare alla degustazione dei vini dell’azienda Boccadigabbia, in una location d’eccezione, il ristorante stellato Pipero a Roma, distante circa 250 chilometri da quest’azienda sita nel cuore delle Marche, è stato appassionante e interessante poiché attraverso i suoi vini Boccadigabbia ha raccontato la sua storia, antica e importante, risalente addirittura ai primi del 1800. Il podere Boccadigabbia fu infatti uno dei “cento poderi” della Tenuta Bonaparte ceduti dalle Congregazioni Religiose al vicerè d’Italia Eugenio Beauharnais e poi ai suoi discendenti. Ad ogni podere venne assegnato un nome e alcuni di questi richiamavano antichi toponimi come ad esempio Boccadigabbia. Quest’ultimo, divenuto dominio privato dell’imperatore Napoleone III, fin dal 1808 fu destinato alla piantagione di vitigni importati dalla Francia che beneficiarono di moderne tecniche di coltivazione. Si narra che nel 1847 Napoleone III, per far fronte ad alcuni infelici errori finanziari, tentò di commercializzare in Inghilterra proprio i vini della Tenuta di Civitanova. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, complice lo spopolamento delle campagne, si arrivò allo smembramento del latifondo e alla vendita progressiva delle singole tenute. Fu nel 1956 che la famiglia Alessandri acquistò il podere Boccadigabbia direttamente dall’ultimo pretendente alla Corona Imperiale, il Principe Luigi Girolamo Napoleone, ma fu nel 1986, quando Elvidio (più conosciuto come Elvio) prese le redini della proprietà, grazie a notevoli investimenti sia in vigna che in cantina e alla sostituzione del vecchio torchio con una pressa orizzontale di ultima generazione, che iniziò la svolta per Boccadigabbia avvenuta con l'avviò di un programma di rinnovo dei vigneti esistenti e l’impianto di vitigni francesi al fine di ripristinare quella che era stata la qualità delle uve ai tempi di Bonaparte.
Grazie alla lungimiranza della famiglia Alessandri, l’azienda Boccadigabbia fu tra le prime negli anni ’60 ad aumentare il numero di piante per ettaro e ad introdurre nuove pratiche agronomiche, come l’inerbamento, sistemi di allevamento più moderni, la vinificazione in acciaio con il controllo delle temperature, l’affinamento in barriques e la consulenza di un enologo esterno per valorizzare al meglio i vigneti. Nel 1996 alle proprietà della famiglia Alessandri si aggiunse una seconda azienda di antichissime tradizioni, situata nei pressi della città di Macerata: la Tenuta Villamagna Floriani. Negli archivi di quest’ultima è conservata una lettera datata 1626, scritta dall’allora proprietario Pietro Paolo Floriani, letterato e architetto militare, al cognato che si occupava dei terreni a Macerata, in cui si disponeva con competenza e minuziose prescrizioni la messa a dimora di vitigni autoctoni tuttora coltivati. Dunque anche in questo caso un’azienda vocata sin dall’inizio alla produzione vitivinicola che oggi per volere della famiglia Alessandri sulle etichette figura come nome in Tenuta La Floriana per non creare confusione con Villamagna che è una Doc abruzzese ed è il nome di una cantina.
Superate temporanee difficoltà e cambiamenti naturali avvenuti nel corso degli anni, l’azienda attualmente è costituita da due tenute, per un totale di 23 ettari: il podere Boccadigabbia nella zona di Fontespina Civitanova Marche e la Tenuta Villamagna – La Floriana sulle colline di Montanello a Macerata. Ogni tenuta ha sue caratteristiche e sue vocazioni, differenti per microclima e suolo. Nella prima, che si trova sulle colline che dal mare si estendono fino all’antico borgo di Civitanova, si coltivano vitigni internazionali quali chardonney, sauvignon, merlot, pinot nero e cabernet sauvignon mentre nella seconda, situata a 25 chilometri dal mar Adriatico, i vitigni coltivati sono quelli autoctoni: verdicchio, ribona, sangiovese e montepulciano che rappresentano la storia e il cuore delle tradizioni vitivinicole delle Marche.
Ad occuparsi di tutto è Elvidio Alessandri, titolare delle aziende, affiancato dal figlio Lorenzo che sta seguendo le orme paterne e sta portando avanti quello che Elvio definisce “l’impegno a mantenere una identità che contraddistingue i vini prodotti a Boccadigabbia, lavorando seriamente e con grande attenzione ai vigneti cercando di capire e interpretare la nostra vera natura per non tradirla mai. In cantina proviamo e sperimentiamo ma senza seguire la moda del momento, per noi è importante essere consapevoli di ciò che ci rende unici senza seguire percorsi che non ci appartengono”. Attualmente l’enologo e consulente esterno è Emiliano Falsini, l’enologo interno invece è Francesco Pennesi, le bottiglie prodotte in totale sono circa 100.000 esportate principalmente negli Stati Uniti, Canada, Giappone, Danimarca, Svizzera, Belgio, Austria, Svezia, Germania, Russia, Libano, Irlanda e Lussemburgo.
Questi i vini in degustazione
Due bianchi: Montalperti e Le Grane 2015. Quest'ultimo, ribona in purezza è stato molto apprezzato durante la degustazione per la sua freschezza, la mineralità e una vena sapida davvero elegante con sentori di salvia, rosmarino e profumi di erbe speziate. Questo vitigno è coltivato solo nella zona di Macerata e da alcuni è definito il padre del vermentino. In particolare le uve utilizzate per questo vino sono coltivate nell'antica contrada Montanello di Macerata dove Pietro Paolo Floriani fece piantare i vitigni fin dal 1626.
Un rosato: Il Rosèo. Realizzato da uve di pinot nero è apparso giovane e dinamico, ma delicato e poco deciso.
Due rossi: Tenuta La Floriana 2015 – Marche Rosso Igt, 100% montepulciano e L'Akronte 2015, 100% cabernet sauvignon, vino simbolo di Boccadigabbia. Un vino corposo, intenso, molto deciso e fine, con una persistenza davvero piacevole. Questo vino, dopo una lunga macerazione delle bucce, viene messo in barriques nuove di rovere francese a media tostatura per 18-20 mesi, imbottigliato e conservato ancora in azienda per alcuni mesi prima di essere destinato alla vendita.
Alla degustazione dei cinque vini Boccadigabbia sono stati abbinati i piatti realizzati dallo chef Ciro Scamardella del Ristorante Pipero a Roma.
Spuma di ceci con nocciole e funghi shiitake
Tartare di manzo affumicato con maionese di mandorle e acetosella
Ravioli ripieni di genovese di polpo
Manzo scottato con ginepro, cavoletti di Bruxelles e zabaione salato
Ricostruzione di limone di Sorrento
Gelato di litchi con spuma di mandorle e petalo di rosa candita
Carbonara dello chef Scamardella