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Scenari

Parmigiano Reggiano, che numeri! Mai così tante forme prodotte

16 Aprile 2019
Relatori Relatori


(Guglielmo Garagnani, Vittorio Emanuele Orlando, Nicola Bertinelli, Mauro Rosati)

di Michele Pizzillo, Milano

Nel Palazzo della Borsa, a Milano, i numeri sciorinati dal presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli (affiancato dal vice presidente Guglielmo Garagnani e dal direttore della Fondazione Qualività, Mauro Rosati) , sono perfettamente in linea con quello che generalmente si aspetta di ascoltare nelle ovattate sale del palazzo degli affari. 

E i numeri del formaggio prodotto (nell'area che è circoscritta alle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova sino alla riva destra del fiume Po, Bologna sino alla riva sinistra del fiume Reno dove avviene la produzione dei foraggi), del latte poi trasformato in Parmigiano Reggiano, la stagionatura e il confezionamento, sono quelli che si vogliono ascoltare nel palazzo della Borsa, scelto per presentare i dati economici relativi al 2018 del comparto Parmigiano Reggiano. Che, come ha detto Bertinelli, è stato un anno record per la produzione della Dop che cresce complessivamente dell'1,35% rispetto all’anno precedente. I 3,7 milioni di forme (per un totale di 148 mila tonnellate) prodotte nel 2018 rappresentano l’apice produttivo nella storia del Parmigiano Reggiano che oltre ad essere il primo marchio Dop al mondo per influenza (classifica “The Most Influential Brands 2018” curata da Ipsos), è anche il primo prodotto food dop/igp per valore alla produzione. Il comparto, infatti, registra un giro d’affari al consumo di 2,4 miliardi di euro per la denominazione di origine protetta che si proietta sempre più verso l’estero: una valvola di sfogo per una produzione in continua espansione che ha bisogno di nuovi spazi di mercato. Negli ultimi due anni, la produzione è aumentata da 3,47 milioni di forme a 3,7 milioni di forme, registrando una crescita pari al 6,6%. Il 60% del mercato è rappresentato dall’Italia, contro una quota export del 40% (+5,5% di crescita a volume rispetto all’anno precedente), che vede la Francia come  primo mercato (11.333 tonnellate), seguito da Stati Uniti (10.439 tonnellate), Germania (9.471 tonnellate), Regno Unito (6.940 tonnellate) e Canada (3.030 tonnellate). Se Francia e Regno Unito crescono (rispettivamente +12,6% , +2,2%) la Germania arretra del 4,4%,  a causa della concorrenza dei prodotti similari. Al contrario, cresce il Canada (+17,7%) che, grazie agli accordi Ceta, conferma le previste opportunità di sviluppo.

Il Parmigiano Reggiano sta vivendo un momento importante anche per quanto riguarda le quotazioni: nel 2016 il costo al chilo era pari a 8,60 euro, nel 2018 la quotazione media annua si è attestata ai 10 euro con un incremento del 16,3% (prezzo medio alla produzione Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore, fonte: bollettini Borsa Comprensoriale Parma). Nel corso della conferenza stampa è emersa anche la volontà di incrementare la produzione perché c’è l’obiettivo di portare il numero delle forme a quota 3,75 milioni. E, così, per fare crescere la domanda, il Consorzio ha previsto un investimento in comunicazione di oltre 24 milioni di euro destinati a sviluppare le vendite in Italia e all’estero: 1,5 milioni in più rispetto all’anno precedente. Anche perché il Parmigiano Reggiano continua a crescere e ad allargare il proprio mercato, con tutti i numeri preceduti dal segno +, afferma il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli. Che, aggiunge: Il mercato estero diventa sempre più importante, nel 2018 abbiamo infatti superato la quota record del 40%, uno sviluppo incredibile se pensiamo che solo cinque anni la quota era pari al 34%. I mercati più importanti sono Francia, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Canada. Il Consorzio sta investendo un budget significativo (oltre 24 milioni di euro) per promuovere la Dop in Italia e all’estero, con alcuni focus specifici su nuove aree vocate al consumo del nostro formaggio, ad esempio gli Emirati Arabi, nei quali abbiamo lanciato una campagna di comunicazione per raccontare al consumatore quali sono le differenze tra il ‘vero’ Parmigiano Reggiano e il fake Parmesan”.


(Nicola Bertinelli)

“I dati economici presentati dal Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano sono anche il frutto delle azioni di marketing intrapresi negli ultimi anni dal Consorzio di tutela  – commenta Mauro Rosati direttore generale della Fondazione Qualivita – sono il frutto anche delle azioni di marketing intraprese negli ultimi anni dal Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano e dimostrano come in un mercato globale, sempre più aperto, non sia più sufficiente produrre ottimo cibo, ma è anche necessario comunicare in modo efficace soprattutto nei nuovi canali digitali dove il valore della denominazione associato ai brand aziendali rappresenta il vero valore aggiunto”. Infine, è stato evidenziato che il numero delle aziende agroalimentari che chiede di utilizzare il Parmigiano Reggiano come ingrediente sta crescendo velocemente ad indicare il fatto che l’uso del nome della Dop nell’etichettatura di prodotti trasformati fornisce un valore aggiunto al prodotto. Per questo motivo, il Consorzio ha aggiornato la gestione di questo settore, da un lato prevedendo criteri precisi per assicurare la distintività delle ricette, controlli puntuali e stringenti sulle lavorazioni, e dall’altro introducendo la possibilità di utilizzare nei pack il nuovo marchio Parmigiano Reggiano”.

Questi i numeri del Parmigiano Reggiano: 3.699.695 forme prodotte rispetto ai 3.650.562 nel 2017, variazione del 1,35%); zero insilati (divieto di uso di foraggi fermentati nell’alimentazione delle bovine); zero additivi e conservanti in tutte le fasi di produzione; 13.5 litri di latte per la produzione di 1 chilo di formaggio; 520 litri di latte necessari per produrre una forma; 39,9 chili peso medio di una forma; 2.820 allevamenti/conferenti latte ai caseifici (2.893 nel 2017); 265.000 bovine di oltre 24 mesi di età per la produzione di latte.