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La degustazione

L’Alto Adige che sa fare anche grandi vini rossi. Gardini: “Non imitiamo aree blasonate”

31 Gennaio 2019
Oscar_Lorandi Oscar_Lorandi


(Oscar Lorandi)

di Michele Pizzillo, Cornaiano (Bz)

Il vino dell’Alto Adige? E’ tutto bianco. 

“Questa risposta del consumatore è normale – dice Oscar Lorandi, direttore di Girlan, cantina sociale di Cornaiano, un centro vicino Bolzano, creata nel 1923 da 23 viticoltori che adesso sono arrivati a 200 -. E non ci dispiace, visto che per i bianchi siamo un punto di riferimento. Però le vigne dei nostri associati, 215 ettari ubicati nelle migliori zone dell’Oltreadige e della Bassa Atesina, sono vocate anche per le uve a bacca nera. Quindi, cominciamo a considerare meglio Pinot nero e Schiava e facciamo vedere cosa sappiamo fare”. Poi, nel 2005, arriva in cantina l’enologo Gerhard Kofler e quella che sembrava un’aspirazione, comincia a diventare una realtà. Tant’è che nel 2008 Kofler scopre un vigneto di un ettaro che produce uve Pinot nero  perfette per fare un grande rosso. La cantina non è pronta per valorizzare questo gioiellino che, così, finisce nella massa dei vini rossi. La svolta è la vendemmia 2012, quando Kofler decide di imbottigliare il vino di Vigna Ganger, 1.900 bottiglie, di ottimo livello. Riprova con la vendemmia 2013, altre 1.900 bottiglie. Che con l’uva matura del millesimo 2015 diventano 2.350 bottiglie da 0,75 e 200 magnum da 1,5 litri. “E’ la conferma che possiamo continuare il nostro percorso di potenziamento dei vini rossi, per ritagliarci uno spazio fra i grandi ottenuti da uve Pinot nero – dice il direttore di Girlan – Anche perché dopo anni di ricerca di un cru che fosse particolarmente vocato alla produzione di Pinot nero, vitigno di difficilissima interpretazione, per dare vita ad un vino unico e capace di raccontare anche il territorio dal quale proviene, nella Vigna Ganger abbiamo trovato la particella situata a Mazzon che per la geologia del terreno e il microclima era il cru che cercavamo”, racconta Hofler. 


(Gerhard Kofler)

A questo punto si avverte l’esigenza di confrontarsi con grandi vini dalle caratteristiche identiche. Così, a Cornaiano decidono di coinvolgere il “re” dei degustatori-comunicatori, Luca Gardini, per mettere insieme un po’ di persone a cui piace bere bene – evitiamo i nomi per non trasgredire le norme sulla privacy – che da “cavie” disciplinate degustano quattro grandi Pinot nero, ovviamente alla cieca e, prima di scoprire le bottiglie, quasi come una sorta di orchestra, in questo caso diretta da Gardini, esprimono le sensazioni provate all’esame e all’assaggio dei vini, tutti di ottimo livello. 

Queste le nostre:

  • campione numero 1: vino elegante, con una bella acidità, una ricchezza fruttata molto accattivante, però un po’ corto: questo ci sembra penalizzante, come noteremo confrontandoci che i colleghi-cavie;
  • campione numero 2: colpisce per la bellissima rotondità che ti avvolge già al primo sorso, sostenuta da fragranze fruttate, melograno in particolare, che già fanno dimenticare il primo campione;
  • campione numero 3: il profumo intenso di frutta matura tra rossa e quella a polpa gialla, ti convince subito che stai degustando un gran bel vino. La conferma al palato: fresco, ricco di note fruttate accompagnate da nuance balsamiche; vino da ricordare;
  • campione numero 4: è un vino particolare, né giovane né vecchio. Sembra nato così e, quindi, difficilmente interpretabile sulla sua evoluzione futura. Comunque la qualità è indiscutibile.


(I vini degustati)

Il gioco, con Gardini che tira le fila – dopo aver rivelato le sensazioni che ha provato degustando i vini, che si riveleranno abbastanza simili a quelle degli altri compagni della piacevole “bicchierata” – si fa sempre più interessante, tant’è che prosegue con la prova ad indovinare i territori d’origine dei quattro vini. Ma le “cavie” scalpitano per conoscere i nomi dei vini degustati. E, così, alla rivelazione delle etichette, si scopre che si è trattato di una “competizione” tra tre francesi e un italiano. Vediamoli.
Il numero 1 è Echèzeaux Grand Cru 2015 della Domaine Gros Frere et Souer, di Flagey-Echèzeaux (acquistato in enoteca a 200 euro); il numero 2 è Clos de Beze Grand Cru 2015 di Bruno Clair, di Marsannay-la-Cote (costo in enoteca, 400 euro); il numero 3 è Vigna Ganger Pinot Noir Riserva 2015 della Cantina Girlan (prezzo di vendita 120 euro); e il numero 4 Santenots du Milieu 1er Cru 2015 del Comtes Lafon, di Volnay (costo, 150 euro in enoteca).

Conclusione?

“Abbiamo fatto bene ad intraprendere questo percorso e la conferma che non siamo al punto di arrivo – dice soddisfatto il direttore della Cantina. Aggiunge l’enologo – ci stiamo ritagliando un ottimo spazio fra i grandi vini rossi presenti sul mercato”. Sottolinea Gardini: “Non c’è bisogno di imitare aree che molti ritengono più blasonate delle nostre (il riferimento è alla Borgogna?) perché la personalità dei rossi ottenuti dai Pinot nero di Cornaiano è veramente unica”. E le “cavie” cosa dicono? Proviamo ad interpretare il pensiero di tutti: disponibili a fare parte dell’orchestra che dirige il poliedrico Gardini, se i vini da degustare sono di questo livello e, a fine lavoro, senza la necessità di prendere appunti, degustarli con i piatti di un altro maestro, Andrea Aprea, bistellato chef del ristorante Vun del Park Hyatt, elegante albergo annesso alla Galleria di Milano. E, infatti, la decisione unanime è quella di svuotare le bottiglie della “degustazione cieca” (con rinforzo di Vigna Ganger 2016 e di Schiava 2017) per accompagnare l’anatra con mele, noci e pimpinella e tortelli di maiale, scarola, provolone del monaco (una vera opera d’arte la composizione nel piatto), per concludere una gran bella degustazione di capolavori (i piatti di Aprea) in capolavori (alcuni fra i grandi Pinot nero italo-francesi, una volta esauriti, rinforzati dai vini firmati Girlan).

I vini Girlan degustati

Vigna Ganger Pinot Noir riserva 2015 Mazon Sudtirol Alta Adige Doc
Sfodera subito i profumi di frutti rossi come mirtillo, lampone, ciliegie, sostenuti da note balsamiche e speziate. In bocca si presenta con una freschezza e sapidità, unitamente ad una pienezza avvolgente, che anticipa un tannino di una eleganza straordinaria. L’epilogo è lunghissimo, accompagnato da bellissime note speziate. Che dire, un grande Pinot da fare invidia ad aree da sempre ritenute le più adatte per questi vitigno. 

Platt & Riegl Pinot bianco Alto Adige Doc 2017
Un vino pulito, giovane, fresco che si presenta con un bel colore giallo paglierino lucente. All’olfatto, infatti, presenta tutte le caratteristiche dei Pinot bianco provenienti da terroir vocati e, quindi, mela verde, pompelmo ma anche note erbacei. In bocca è vivace, fresco, con acidità decisa insieme ad una piacevole sapidità. La conclusione è accompagnata da delicate note agrumate. Alla degustazione milanese è stato proposto come aperitivo.

Alto Adige Sciava Gschleier Alte Reben Doc 2016
Dal bouquet vigoroso con profumi di ciliegie, prugne, frutti di bosco, con qualche nota erbacea. In bocca è quasi una ripetizione delle sensazioni olfatti con, in più, freschezza, sapidità e un tannino morbido in un equilibrio perfettamente dosato con il corpo sostenuto e il finale speziato.