L’EVENTO/3
La giornalista americana Monica Larner dice la sua sull’enologia siciliana: “Occhio ai prezzi”. Dà un consiglio ai produttori: “Restate uniti”. Poi fa tre nomi…
La mia Sicilia
Racconta il vino italiano negli Stati Uniti attraverso le pagine di Wine Enthusiast, una delle riviste più seguite del mondo del vino. Monica Larner (nella foto), giornalista, fotografa, esperta di vino ed innamorata dell’Italia vede la Sicilia del vino come una delle regioni in ascesa ma che, più di altre in questo momento di difficoltà economica, deve fare attenzione ai prezzi, perché la concorrenza dell’America latina, Cile e Argentina prime innanzitutto, è dietro l’angolo.
Come vede la Sicilia del vino?
“La Sicilia vanta due aspetti, contraddittori l’uno con l’altro. Da una parte offre un rapporto fra qualità dei prodotti e prezzi ottimo, soprattutto se si guarda il mercato estero. Negli ultimi anni è stato portato avanti un ottimo lavoro anche sul fronte della promozione del brand Sicilia. Tanto impegno non solo sul vino ma anche su cibo, turismo, viaggi. Poche zone sono state in grado di raggiungere questi livelli. Negli Stati Uniti se chiedi ad un americano dove si trova la Sicilia, non avrà dubbi, non avviene lo stesso per altre regioni d’Italia”.
L’altra faccia della medaglia?
“L’aspetto negativo è che con la crisi economica, con un dollaro basso, come avviene in questo momento, La Sicilia deve affrontare la concorrenza diretta di Paesi agguerritissimi come il Cile e l’Argentina. Sono realtà che, dal punto di vista economico, soffrono di problemi minori e che in ogni caso stanno imparando ad offrire anche loro vini pieni, soleggiati, voluttuosi. Che hanno caratteristiche simili a quelle dei prodotti della Sicilia”.
Ha fatto riferimento al brand Sicilia. Cosa ne pensa, a tal proposito, di una Doc unica regionale?
“Ottima cosa, non capisco perché non ci fosse prima. Probabilmente sarà difficile all’inizio ma poi sono certa che questo progetto potrà dare grandi risultati. Meglio se il disciplinare prevederà le sottozone, perché il territorio è vastissimo e ha molte peculiarità da tenere distinte”.
Che vini siciliani beve più volentieri?
“La zona dell’Etna, evidentemente, è tra quelle maggiormente sotto osservazione in questo periodo. Ho scritto un servizio, che sarà pubblicato nelle prossime settimane su ‘Wine Enthusiast’ interamente dedicato a questo territorio. È la prima volta che un giornale americano dedica tanto spazio a una zona siciliana. Ho scoperto anche che negli Stati Uniti sono commercializzate sessanta etichette dell’Etna, mi sembra un ottimo traguardo”.
Soltanto Etna?
“No. Amo anche alcuni vini ‘facili’, soprattutto i bianchi: grillo, fiano che ha una grande sapidità. I prodotti dell’Etna sono la punta di diamante ma c’è dell’altro. Non capisco cos’abbia un buon grillo da invidiare ad un pinot grigio in abbinamento con un piatto di pesce”.
E fuori dalla Sicilia che gusti ha?
“Bevo spesso il Nero d’Avola”.
Qualcuno dice che sia un vino troppo svenduto.
“Negli Stati Uniti non è così, anzi. È uno dei vitigni autoctoni italiani più conosciuti e ricercati. Viene guardato con curiosità, anche dagli esperti come simbolo di vitigno del territorio”.
Ci fa tre nomi di altrettante aziende siciliane emergenti che le piacciono?
“Feudo Montoni, Baglio di Pianetto, Tenuta delle Terre Nere, mi ha molto colpita”.
Cosa consiglia alla Sicilia del vino?
“ Di rimanere uniti. La Sicilia ha fatto un bel lavoro e non va sprecato. E poi di fare attenzione con i prezzi”.
Marco Volpe