(Diego Bongiovanni, Rossana Bettini e Flavio Blumat)
di Michele Pizzillo, Milano
Il nome, rosa, può confondere quanti non conoscono la “rosa di Gorizia”, una cicoria rossa e dolce che i contadini coltivavano sia per uso domestico sia per alleviare l’atavica carenza di denaro, anche nell’opulento impero austroungarico.
Tutto questo già nel 1872, quando, nel volume “Gorizia, Nizza austriaca”, si parla per la prima volta della “rosa di Gorizia”. Adesso i produttori di questa appetitosa cicoria che si riesce a gustare solo nei ristoranti di Gorizia e di alcune città vicine, hanno deciso di uscire dai confini comunali per fare conoscere ai consumatori e ai ristoratori europei la creatura che crescono con lo stesso amore che si riserva ai propri figli. Quindi, l’Associazione dei produttori della Rosa di Gorizia (vi aderiscono 12 sui circa venti produttori impegnati nella coltivazione di questa straordinaria cicoria), si è assunto un compito molto impegnativo per arrivare a deliziare i palati anche dei non goriziani. Cominciando da Milano, ormai una città che può essere definita la capitale della ristorazione non solo italiana, dove i produttori hanno nominato Rossana Bettini la prima Ambasciatrice della Rosa nel mondo. Rossana è una donna straordinaria nelle sue molteplici attività di giornalista, scrittrice, sommelier, docente, imprenditrice, creatrice di eventi, persona capace di coniugare nelle sue molteplici attività, entusiasmo, creatività e una grande conoscenza di materie prime ed enogastronomia, alla quale il Friuli Venezia Giulia deve veramente molto, per il suo impegno nella promozione della regione attraverso articoli, libri e i più impensabili e straordinari eventi che hanno un solo obiettivo, l’immagine del Friuli. Per questo i produttori della rosa di Gorizia hanno ritenuto giusto consegnare un riconoscimento speciale a Rossana – in questa occasione ha svelato di avere frequentato le scuole medie a Gorizia – per il suo impegno nell’attività di sostegno e di qualificazione degli chef italiani. Aggiungiamo, ma solo per completezza d’informazione, che Rossana Bettini è la moglie di Riccardo Illy, ma hanno percorsi professionali completamente diversi per l’autorevolezza che ha conquistato con il suo impegno quotidiano sia nel lavoro che nelle iniziative benefiche che la vedono sempre in prima linea.
(Diego Bongiovanni)
Ai suoi tanti impegni, Rossana ha aggiunto anche quello, con la sua testimonianza e un preciso impegno culturale, di precedere e accompagnare poi i produttori della splendida cicoria goriziana dai migliori chef italiani e non. A Milano, presso l’hub di Indetità Golose, dove l’Associazione dei produttori, con il sostegno del Comune (era presente l’assessore Roberto Sartori), di Co Work in Go, Valcucine e la Fondazione Bioforest, ha, diciamo, avviato la stagione della raccolta della cicoria e illustrato il programma delle iniziative programmate per il 2019, una sorta di “Giro d’Italia con la Rosa” con la partecipazione di chef importanti che elaboreranno una ricetta a base di Rosa di Gorizia per il ricettario del viaggio, in modo da fare conoscere ad un pubblico più vasto questa verdura così versatile che conquista tutti i palati, come ha dimostrato a Milano Diego Bongiovanni, chef della trasmissione televisiva La Prova del Cuoco, con alcuni piatti che hanno deliziato il palato dei partecipanti all’incontro. Intanto, lo scorso settembre, l’Associazione dei produttori ha mandato le sementi della rosa alla Banca mondiale dei semi, che si trova nelle isole Svalbard, in Norvegia perché “per parlare di tradizione e di passato è però fondamentale garantire un futuro alla rosa”, sottolinea l’assessore Sartori. Mentre Marco Buemi, esperto di sviluppo sostenibile, ha coinvolto l’Università di Pavia nel progetto di preparazione delle sementi poi spediti in Norvegia.
(La Rosa di Gorizia)
A questo punto si può dire che in questo viaggio di promozione, la rosa può contare su alcuni cavalieri che la corteggiano e la curano. Sono le mani sapienti di chi la produce e seleziona le migliori sementi anno dopo anno. Tanto che qualcuno, durante l’incontro milanese, ha detto che sarà una delle poche che invecchiando, diventerà sempre più splendida, perfetta e buona. Importante è, anche “sottolineare che la rosa può essere coltivata solo nel territorio goriziano perché ha trovato il clima giusto, il terreno adatto, e produttori consapevoli dell’unicità del prodotto – dice Flavio Blumat, giovane presidente dell’associazione dei produttori della rosa di Gorizia -. Per questo abbiamo deciso di intraprendere questo cammino di valorizzazione con Co Work in Go, che lavora per sostenere il territorio di Gorizia attraverso la sua icona di eccellenza, la rosa”. Che, adesso, è il periodo giusto per gustarla in tutta la sua fragranza, dopo otto mesi di gestazione. La semina della rosa, infatti, avviene in primavera e con le prime brine di novembre si procede alla raccolta: le piantine vengono estratte a mano mantenendo la radice e raccolte in mazzi successivamente legati e avviati alla forzatura in campo. Si procede poi la con fase dello sbiancamento, che avviene in modo naturale sistemando i mazzi in locali privi di luce. E qui la piante, alimentata dalle foglie esterne oramai marce, dà alla luce il bocciolo, la Rosa di Gorizia, appunto. Insomma, un’eccellenza che merita di essere valorizzata e conosciuta meglio. Un compito che adesso si è assunto l’Associazione dei produttori, il Comune di Gorizia, Co Work in Go, Fondazione Bioforest onlus, Valcucine e l’ambasciatrice Rossana Bettini.