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La degustazione

Da industriale a produttore di vini. Tenuta Carobbio: “Puntiamo sul Pinot bianco”

13 Dicembre 2018
Alessandra_Novarese_Dario_Faccin_Alberto_Novarese Alessandra_Novarese_Dario_Faccin_Alberto_Novarese


(Alessandra Novarese, Dario Faccin e Alberto Novarese)

di Michele Pizzillo, Milano

Si divide tra Appiano Gentile, Milano e Panzano in Chianti, Alberto Novarese, industriale tessile comasco che se decidesse di raccontare la propria storia di imprenditore di seconda generazione, potrebbe venirne fuori un nuovo “Libro Cuore” aggiornato ai nostri tempi. 

Perché il primo obiettivo di Novarese è la felicità dei suoi dipendenti – sono 900, non proprio un pugno di persone -, impegnati a produrre un tessuto a maglia quadrata, tutto fori da 5 micron a un centimetro, “sostanzialmente il nostro cliente compra l’aria che passa attraverso i buchi – spiega sorridendo Novarese al direttore del mensile Forbes, Alessandro Rossi, in un ritratto in cui dovrebbero specchiarsi in molti, non solo gli imprenditori e agire di conseguenza -. Per sua stessa natura, il nostro tessuto è applicabile ovunque. Per esempio, chi deve filtrare una vernice o la farina ha bisogno del setaccio adeguato: dalla filtrazione del sangue, alla stampa serigrafica, all’essiccazione delle paste, fino ad arrivare ai filtri acustici per il mercato della telefonia mondiale che è la punta più avanzata della nostra rivoluzione tecnologica”. L’azienda di Alberto Novarese, Saati, genera 160 milioni di euro di fatturato. Ed è presente in tutto il mondo, dove ha pure acquisito il controllo di quelli che erano i diretti concorrenti. A creare la Saati è stato il padre, Carlo, che da preside di scuola fu affascinato da una giovane insegnate. Solo che dopo averla sposata fu costretto a trasformarsi in industriale perché il suocero, che aveva investito tutti i suoi risparmi in una piccola società di tessuti tecnici, lo costrinse a diventare direttore della società. Compito così egregiamente fatto dal neo-industriale che il papà della sposa, Italo Ogliaro, diventò finalmente industriale a tutti gli effetti.

Tutto questo che c'entra con una testata come Cronache di Gusto? C'entra per il semplice motivo che Carlo Novarese, poi il figlio Alberto e adesso la figliola di quest’ultimo, Alessandra, sono impegnati a rendere felici anche gli appassionato di vini, in particolare quelli del Chianti. Si, perché dal 1985 sono anche proprietari della Tenuta del Carobbio, ubicata nella Conca d’Oro che si estende tra Firenze e Siena, a forma di anfiteatro. La tenuta è di 50 ettari, coperti di vigneti e ulivi molto vecchi, più un rigogliosissimo bosco e risale al ‘400, fondata da una famiglia di mercanti fiorentini, i Magaldi che poi la vendettero ad Antonmaria Gerardini, che a molti non dice niente, ma è nientemeno che il padre di Monna Lisa. Dopo una serie di passaggi di proprietà, nel 1985 arriva Novarese che ne avvia il rilancio di una splendida oasi verde con al centro l’agriturismo “Il Capiteto” ricavato da una residenza di 150 anni fa, che unisce i tratti tipici toscani di una casa colonica ai comfort di una villa moderna.  

Affidato alle cure di Alessandra e all’enologo Dario Faccin, che coordinano il lavoro di persone “che ancora oggi portano avanti la visione che aveva mio padre per questa terra”, confida Alberto in occasione della presentazione della 25esima vendemmia della Tenuta Carobbio e di due nuovi vini, al “Maio Restaurant”, in cima alla Rinascente, quasi attaccati al Duomo di Milano, tanto da avere la sensazione di poter sfiorare uno dei più bei monumenti meneghini. Le novità che affiancano le sei referenze della tenuta – due Chianti classico docg, tre igt e il doc Vin Santo – sono un bianco ottenuto da uve Pinot bianco e un rosso 100% Merlot, con nomi che richiamano la storia della nostra tenuta, dice Novarese. La cena milanese, comunque, è stata anche l’occasione per degustare tutte le referenze di Carobbio con la guida di Faccin e i piatti proposti dallo chef del panoramico ristorante, Luca Seveso.

Piluka igt Pinot bianco Toscana 2017

Questo vino è una sorta di scommessa voluta da Novarese perché non è facile trovare in Toscana vini 100% di Pinot bianco, visto che la preferenza è per il Vermentino: hanno pensato ad una sorta di provocazione, tant’è vero che sono state prodotte solo 2.500 bottiglie, anche se le potenzialità del vigneto vanno ben oltre questo quantitativo. Piluka era il soprannome di Filippo Cinegli, contadino che aveva lavorato a Carobbio all’inizio del ‘400. Il vino è stato abbinato alla patata cotta in un brodo di funghi, panna acida, germogli e e uova d’acqua dolce. 

Magaldo igt rosso Toscana 2015

Un vino moderno con un nome antico. Magaldo, nel ‘400 è stato il primo proprietario di Carobbio. A lui, i Novarese, hanno voluto dedicare l’ultima loro creatura, un Merlot in purezza dal colore rubino dai riflessi vivaci e dai profumi abbastanza complessi per i sentori che si avvertono al naso che vanno dall’amarena ai mirtilli, dalla crème de Cassis alla viola appassita. In bocca si manifesta subito caldo, avvolgente, con una bella nota di cioccolato e via via tutte le sinuosità tipiche del Merlot, come la chiusura vellutata e persistente. Matura in barrique francesi per sei mesi. Lo chef del Maio lo ha abbinato al merluzzo nero dell’Alaska cotto ad alta temperatura, terra di olive, patata al nero di seppia e capperi.

Chianti classico Carobbio docg 2014
E’ un vino di grande eleganza e finezza, che nasce dall’unione di due grandi vitigni: Sangiovese (95%) e  Merlot (5%). Che al naso evidenzia sentori di ciliegia, ribes, scorza d’arancia candita. Ottima la bevibilità tra il caldo dell’alcol e la freschezza sostenuti da un tannino abbastanza pronunciato ma tutto con un equilibrio che esaltano le peculiarità di un territorio davvero unico.  Affinato in botti grandi per 12-14 mesi, conclude l’evoluzione in vetro per almeno sei mesi. Va abbinato a primi piatti, salumi e carne arrosto mentre al Maio è stato servito con la tartare garronese.

Chianti classico Carobbio riserva docg 2013

E’ ottenuto dalle migliori uve di Sangiovese raccolte mature nelle vigne della Tenuta e rappresenta una delle più belle espressioni di Chianti classico riserva. Di colore rubino granato, al naso mostra sentori di piccoli frutti rossi, spezie dolci e note di erbe aromatiche. Al palato è avvolgente, robusto e con tannini e struttura armonica oltre a piacevoli note fruttate, tutto in un contesto perfettamente equilibrato. E’ affinato per 18 mesi in barriques di rovere francese. Ed è sicuramente un vino adatto per accompagnare carni arrosto o alla brace. 

Leone igt Sangiovese Toscana 2013

Di colore rosso rubino con accenno granato, questo Sangiovese ottenuto da uve del vigneto Vascone, già al naso è elegante e con uno spettro ampio di profumi tra frutta rossa matura e spezie come cannella, chiodi di garofano e pepe. Eleganza che si avverte subito in bocca dove il vino rivela anche una bella morbidezza con tannini armonici che danno risalto ad una lunga persistenza molto sapida. Affinato in barriques di rovere francese per 18-20 mesi e successivamente in bottiglia per almeno 6 mesi, è un vino ottimo in abbinamento a carni bianche e rosse, zuppe e formaggi stagionati. 

Rosato Terra Rossa igt

Ottenuto dalla pressatura soffice di uve Sangiovese intere, il Terra Rossa Rosato Carobbio è un vino moderno di grande impatto olfattivo, ricco di sentori tropicali uniti a note di fragoline di bosco, leggeri sentori di pompelmo e di rosa ed erbe aromatiche. In bocca è piacevolmente gustoso, fresco, elegante, con un sottofondo di mineralità abbastanza persistente. Alla presentazione milanese è stato servito con il piccolo aperitivo di benvenuto che richiamava le tipiche merende toscane. 

Vin Santo del Chianti classico Occhio di Pernice doc

Prodotto nel rispetto di una tradizione millenaria, il Vin Santo del Chianti Classico Occhio di Pernice nasce dal sapiente appassimento delle uve Sangiovese, Trebbiano e Malvasia. Dopo la pressatura, che avviene nel mese di dicembre, il mosto fermenta in piccoli caratelli di legno. Il vino ottenuto matura su quella che è denominata “madre” per almeno quattro anni. Il profumo intenso richiama in particolare miele, noci ed uva passa. Gustoso ma non stucchevole, regala un assaggio che lascia ottimi ricordi specialmente quando il compagno è quello giusto come i cantucci toscani, i formaggi erborinati e alcune varietà di cioccolato.