(Giovanni e Angela Zullo)
di Michele Pizzillo
Il merito dell’esplosione produttiva e qualitativa del “Gioia del Colle Primitivo” va sicuramente ascritto ad alcuni viticoltori che sono stati fra i primi a capire che nel 1799, il canonico don Filippo Francesco Indellicati, piantando viti di una varietà di uva a maturazione precoce, aveva le idee chiare di cosa produrre sulla Murgia, il rilievo montuoso che qualcuno definisce la spina dorsale della Puglia.
Per quasi due secoli il Primitivo di Gioia non è stato mai adeguatamente valorizzato. Verso la fine del millennio ci hanno pensato alcuni pionieri, fra questi c’è Giovanni Zullo, giovane viticoltore di Santeramo in Colle – per la guida Vitae dell’Ais è l’uomo che ha riportato la vigna nella sua città – che con le sue scelte ha un po’ anticipato i tempi o, se vogliamo, aveva capito che un blend della stessa tipologia di uva, può riservare sorprese veramente incredibili. Proviamo ad andare per ordine. La famiglia Zullo è dall’800 che produce e commercializza vino sfuso, anche se ufficialmente l’azienda è stata fondata nel 1937. Agli sgoccioli dello scorso millennio, anche Giovanni vendeva vino in damigiana, quella da 5 litri per uso familiare, che era talmente buono che non riusciva ad avere scorte a sufficienza per arrivare alla nuova vendemmia. Scatta, a questo punto, la voglia della bottiglia “perché il vino buono merita il contenitore adatto ed anche il vestito giusto”, pensa il giovane viticoltore che, nel frattempo, aveva iniziato a fare alcuni interventi migliorativi nella Tenuta Viglione – che diventerà il marchio dell’azienda Zullo – che la sua famiglia aveva acquistato dal principe Carafa, erede dei Caracciolo feudatari del Marchesato di Santeramo, cittadina pugliese molti vicina alla Basilicata e quindi confinante con Matera.
Si parte subito con il miglioramento della vigna, la selezione delle viti più vecchie del Primitivo di Gioia, dell’analisi del terreno per impiantare nuove vigne, la costruzione di una cantina moderna. Insomma, la prima vigna dei Zullo è una sorta di cantiere dai lavori sempre in corso tra vigna e cantina, e proprio quando iniziava la riscossa del Primitivo dell’area dove era nato alla fine del Settecento. A seguire Zullo, in questa fase di lavori in corso, c’era un enologo che viveva quasi in simbiosi con il terroir murgiano, Lino Carparelli. E, così, Zullo dà il benvenuto al nuovo Millennio con “Marpione”, un bel rosso ottenuto dalle uve che maturano nella vigna più vecchia della Tenuta Viglione, chiamata proprio Marpione. Ed è, anche, il vino che conquista allori e riconoscimenti un po’ dappertutto, come la sequela dei tre bicchieri della Guida dei Vini di Gambero Rosso e i quattro tralci di Vitae dell’Ais, entrambi riconfermati con le guide appena pubblicate. E’ il vino simbolo di Zullo e la vigna è talmente “benedetta” che, a partire dal 2001, Marpione non è stato imbottigliato solo tre vendemmie perché, dice il viticoltore di Santeramo, “non li ritenavamo all’altezza degli standard qualitativi che ci siamo prefissi”. D’altronde, anche il nome fa pensare che è un vino intrigante, capace di sorprendere sempre in meglio gli appassionati di grandi rossi. Tant’è che “ci arrivano ancora richieste, specialmente dalla Cina, di Marpione 2004 – dice Zullo – Una vendemmia eccezionale, confermata ogni volta che stappo una bottiglia che sottraggo al “piccolo tesoretto” che ha messo da parte quando mi resi conto che il vino era veramente unico. Ancora oggi si presenta con una freschezza straordinaria”.
(Tenuta Viglione)
La prima volta che degustò il Marpione 2004, tre anni dopo la vendemmia, Zullo intuì che alla freschezza dei vini ottenuti dalle uve coltivate in agro di Santeramo mancasse qualcosa; forse un po’ di corpo, magari un tocco di profumo in più. Immediata la decisione di cercare vigne che producessero uve adatte a sopperire a questa carenza avvertibile, però, solo da palati veramente fini. La ricerca è circoscritta all’area della doc Gioia del Colle Primitivo; le vigne, Zullo, li trova ad Acquaviva delle Fonti. Così Marpione, ormai vino mito, è sempre al top. Non solo lui, però, perché c’è il Sellato, il Johe (antico nome di Gioia del Colle), che però è un uvaggio di Primitivo e Aleatico, altro vitigno storico della Puglia. E, come omaggio a Laterza, comune della provincia di Taranto che confina con Santeramo, rinomato per la produzione di vasi di maioliche molto utilizzate dai farmacisti, ha creato la linea “maioliche”, 6 vini, di cui tre rossi, 2 bianchi e un rosato. Le uve provengono da vigne che Zullo ha acquisto in agro di Laterza. E, siccome la Tenuta Viglione, aspira a traguardi qualitativi sempre più ambiziosi, in collaborazione con L’Istituto di Viticoltura della Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, porta avanti la cura di un vigneto sperimentale, dove sono presenti tutti i vitigni che potrebbero dare ottimi risultati in un territorio che può dare ancora di più all’enologia nazionale.
Grazie all’ubicazione a ridosso di Matera (solo 12 chilometri di distanza) della Tenuta Viglione e la disponibilità di locali antichi, ma sapientemente recuperati dalla moglie Angela, Zullo è deciso ad aprire un wine resort, sia per accogliere gli ospiti che chiedono di visitare la cantina sia per fermarsi qualche giorno per scoprire l’affascinante territorio circostante. Ma, anche, per incontri ed eventi in cantina come la festa della vendemmia, dove è possibile incrociare un sacerdote sommelier che officia i riti religiosi. E’ stato proprio in occasione di uno di questi incontri in azienda che abbiamo scoperto l’ottima produzione di Zullo, che sintetizziamo in quattro vini:
Gioia del Colle Primitivo Marpione rosso riserva dop 2015
Un vino magnifico, già dal bel colore rosso rubino. E, a seguire, il corredo olfattivo abbastanza complesso tra note di ciliegia, toni di viola e grafite e gradevolissimi sentori speziati. In bocca, poi, esplode la finezza, l’eleganza di un vino strutturato e perfettamente bilanciato tra la vena tannica, le note fruttate, i sentori di tostatura e la chiusura delicatamente balsamica.
Gioia del Colle Primitivo Sellato rosso dop 2016
Una parte matura in botti grandi per 12 mesi; l’altra, invece, affina in acciaio. Dal colore rubino intenso è un vino che all’olfatto è ricco di sentori di piccoli frutti rossi maturi, con note di liquirizia e di tabacco. Ottimo l’impatto in bocca, tra struttura, tannicità e un susseguirsi di sentori fruttati e una caratteristica dolcezza che per vini del genere è sempre piacevole.
Nisia Rosato Puglia igp
Il colore rosa brillante anticipa un vino profumato prevalentemente di frutta tra il rosso e il rosa come ciliegia, fragola, pompelmo rosa e note floreali in perfetto equilibrio. Al palato è ricco, con un bel corpo ma, anche, fresco, vivace e con una splendida vena fresco-sapido che ne fanno un vino da abbinare a piatti di pesce importanti. Questo vino, Zullo, lo ha prodotto in occasione della nascita della figlia e gli ha dato anche il suo nome.
Johe Puglia rosso igp
Primitivo e Aleatico in parti uguali e maturati in acciaio per questo gradevolissimo rosso che è ance una sorta di omaggio a Gioia del Colle (Johe è il nome in dialetto), luogo di nascita del Primitivo. Il colore è rosso rubino con sfumature granato. All’olfatto evidenzia sentori fruttati di ciliegia matura in particolare, floreali sostenuti da un fondo vanigliato. Al palato il Johe è generoso, caldo, giustamente tannico, con note di frutta e di liquirizia.