L’INTERVISTA
L’assessore all’Agricoltura parla per la prima volta sul marchio regionale. Spiega i vantaggi per le cantine dell’Isola e rassicura chi non è favorevole. E intanto a Roma…
Cimino:
“Doc Sicilia,
strada obbligata”
La Doc Sicilia è una strada obbligata. Sarà un modo per rivitalizzare il comparto vitivinicolo dell’Isola. Non solo. La denominazione di origine col nome Sicilia sarà un traino per le altre doc esistenti.
Chi teme per la qualità sappia che i controlli saranno rigorosi. Un disco verde che è già approdato al ministero delle Risorse agricole. E’ la prima volta che Michele Cimino, assessore regionale all’Agricoltura interviene sulla Doc Sicilia. Lo fa con Cronache di Gusto. E lo fa quasi in risposta al ministro Luca Zaia il quale pochi giorni fa aveva manifestato qualche timido dubbio e la voglia di prendere tempo sulla Doc Sicilia. Ecco l’intervista.
Qual è il suo parere sulla Doc Sicilia?
“La Doc Sicilia rappresenta uno degli strumenti per ‘riposizionare’ il nostro vino e qualificare in modo più solido il legame con il territorio della nostra produzione più eccellente. Avere una Doc regionale significa anche trainare le altre 22 doc siciliane meno conosciute perché non c’è dubbio che la valorizzazione, oggi, delle nostre produzioni passa dalla parola Sicilia, quale sinonimo di qualità. Basterebbe, ad esempio, anteporre la parola Sicilia nelle altre etichette: diventerebbe un passaporto internazionale. Inoltre, le Doc sono tenuti al rispetto di severi disciplinari, questo ci dà la possibilità di controllare anche la qualità del vino sfuso”.
Lei ha ascoltato i produttori?
“Sì. Ed i produttori sanno bene che la creazione di una Doc Sicilia, oltre al beneficio d’immagine porta con sé ulteriori benefici di ordine economico. Una volta ottenuta la certificazione, si potrebbe creare un Consorzio regionale di tutela dei vini di Sicilia che, da un lato assume un ruolo strategico nell’organizzazione della produzione, nella concentrazione dell’offerta, nelle attività concertate di comunicazione e di marketing, dall’altro è lo strumento che consente di accedere ai finanziamenti dei fondi Ocm vino e del Psr 2007-2013 destinati alla promozione”.
E quindi disco verde?
“Di fronte a una competizione globale agguerrita sul vino, io credo che anche per gli imprenditori la scelta di una Doc regionale sia ormai una strada obbligata. Occorre puntare sul brand Sicilia, che è già molto conosciuto in Italia e all’estero, ‘ridisegnando’ il modo di fare promozione con un’immagine semplificata e di immediata percezione. Molte delle nostre doc, le più piccole, sono ancora sconosciute ai consumatori stranieri, una Doc Sicilia avrebbe più visibilità e indubbiamente un’identità territoriale più incisiva”.
Chi è contro la Doc Sicilia sostiene che si inflazionerebbe il concetto stesso di qualità. Lei cosa replica?
“In generale, sarebbe come negare il principio stesso di ‘qualità controllata’ per la quale viene assegnato il riconoscimento di una Doc. Diversamente dai vini Igt, per le Doc sono previsti controlli più forti rispetto alle regole contenute nei disciplinari: una delle quali è la tracciabilità. Peraltro, in Sicilia, questi controlli sono ‘certosini’ e lontani da eventuali speculazioni perché l’ente preposto è l’Istituto Vite Vino, l’unico soggetto pubblico in Italia riconosciuto dal ministero, che esercita la sua attività attraverso un ‘piano di controllo’ molto preciso”.
Che fine farà l’Igt Sicilia?
“Le organizzazioni di categoria (Legacooperative, Confcooperative, Agci, Coldiretti, Confagricoltura, Assovini, Cia) hanno richiesto formalmente di trasformare l’attuale “Igt Sicilia” in “Igt Isola sicula”. E’ il cammino obbligato previsto dalla legge 164 del 1992: per poter creare una Doc regionale basta che ne facciano richiesta il 20 per cento dei produttori aventi titolo rispetto all’area vitata: gli ettari coltivati di Igt sono 70mila e le adesioni dei produttori superano la percentuale necessaria perché pari a 14mila ettari”.
Il ministro Zaia conosce il suo parere favorevole alla Doc Sicilia?
“Sono già intervenuto presso il ministero e l’iter di riconoscimento è già a buon punto. Abbiamo incontrato i rappresentati del Comitato nazionale per la tutela vini mercoledì scorso a Roma, e in sede di audizione abbiamo ribadito il nostro parere positivo e la volontà di procedere nel percorso di riconoscimento. Ora aspettiamo una nota del ministero per l’integrazione di altri documenti. Ripeto, la Doc Sicilia è una strada obbligata”.
F. C.