Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervento

Dalla corte europea uno stop al genoma editing. Scienza: “Questa tecnica non è Ogm”

30 Luglio 2018
Genoma_editing Genoma_editing

di Giorgio Vaiana

Dalla corte di giustizia dell'Unione europea arriva una decisione (almeno iniziale) che potrebbe stravolgere e fermare il mondo della ricerca sul “genoma editing” ossia gli studi che permettono di creare piante, soprattutto viti, resistenti alle malattie. 

Ma facciamo chiarezza. Secondo la corte di giustizia, la direttiva sugli Ogm deve applicarsi anche agli organismi ottenuti mediante tecniche emerse successivamente alla sua adozione. Per chiarire questo aspetto ci siamo fatti guidare da uno dei massimi esperti sul “genoma editing”, il professor Attilio Scienza, già docente di Viticoltura all'università di Milano e che sta compiendo con altri esperti studi sulla cisgnenesi, ossia la modifica del Dna della pianta senza l'aggiunta di geni esterni alla pianta stessa. “Si tratta di una decisione formale e non definitiva – dice il professore – perché poi sarà il parlamento a doversi esprimere. In pratica stabilisce che gli interventi di genoma editing sono Ogm. Ma in realtà non è così. Tra l'altro tutto il mondo scientifico e politico aveva individuato in questa tecnica una forma di mutazione dei geni che avvengono anche spontaneamente e che potevano essere una soluzione a molte malattie che colpiscono le piante”. 

La decisione arriva dopo il ricorso di un gruppo di associazioni francesi (Scienza le definisce 9 lobby) contro l'uso di sementi ottenute mediante mutagenesi sito-specifica, una biotecnologia di ultima generazione. Solo le varietà ottenute per mezzo di tecniche di mutagenesi “tradizionale”, cioè utilizzate convenzionalmente in varie applicazioni con una lunga tradizione di sicurezza, sono esentate dagli obblighi della direttiva Ogm. “I francesi parlano di perdita di autoctonia – dice Scienza – Ma molti altri Paesi non la pensano in questa maniera, e penso all'America,dove gli interventi di genoma editing sono tantissimi e non si pongono limiti. Hanno perfino utilizzato questa tecnica per impedire ai funghi vecchi di diventare neri e di mantenere il loro colore bianco; oppure aumentare la produzione di olio; o per dare maggiore resistenza al frumento o al riso. Insomma questa operazione si fa, ed è molto praticata: non si aggiunge nulla al Dna della pianta. In Italia, forse, siamo anche un po' strabici, visto che vogliamo applicare il genoma editing solo alle viti, mentre le applicazioni sono infinite”. 


(Attilio Scienza)

La decisione della Corte di Giustizia europea interviene su un acceso dibattito che a livello europeo dura da circa 10 anni. Da un lato, ci sono coloro che sottolineano la differenza tra prodotti transgenici e quelli ottenuti con le nuove tecniche, soprattutto se non richiedono l'impiego di materiale genetico esterno al Dna della pianta. In questi casi si possono ottenere velocemente varietà resistenti alle malattie e che richiedono meno pesticidi. Per questo si chiede di evitare, per queste varietà, l'oneroso processo di autorizzazione previsto per gli Ogm. All'opposto la pensano molte organizzazioni ambientaliste, secondo cui le nuove tecniche servono a produrre “Ogm 2.0”, che vanno sottoposti agli stessi controlli degli Ogm tradizionali. Tesi che ora sembra essere anche alla base della decisione della Corte, secondo la quale i rischi legati all'impiego di tali nuove tecniche sarebbero simili a quelli derivanti dalla diffusione di Ogm perché consentono di produrre varietà geneticamente modificate a un ritmo e in quantità non paragonabili a quelli risultanti dall'applicazione di metodi tradizionali di mutagenesi.

“La cisgnesi ci consente di intervenire sul Dna della pianta senza inserire nulla – spiega Scienza – Solo nel caso della vitis vinifera ci sono 500 geni su cui possiamo andare a lavorare, che si possono esprimere e che magari non lo hanno ancora fatto. Con i cambiamenti climatici in atto, l'unica soluzione percorribile è questa del genoma editing”. Su cosa sono gli Ogm, Scienza spiega: “E' stato un termine sempre demonizzato, perché affiancato alle grandi multinazionali per esempio del cotone e del mais, che avevano inserito all'interno del Dna delle piante un gene di una tossina in grado di uccidere un insetto che attaccava e faceva ammalare queste piante. Questi interventi fatti in laboratorio hanno dato connotazione negativa alla parola Ogm, che vuol dire organismo geneticamente modificato, perché veniva considerato una speculazione sulla natura. E' diverso il caso della cisgenesi, perché si opera solo sui geni interni e il Dna rimane immutato. Se per esempio faccio interventi di cisgenesi su Nebbiolo o Sangiovese questi rimangono immutati, come immutata rimane la qualità dell'uva al 100 per cento. Perché interverrò solo sui geni necessari per permettere alla pianta di sopravvivere alle malattie”. Poi Scienza conclude: “Se sono preoccupato per i nostri studi? No, perché da quello che so i pareri del parlamento non sono vicini a quelli della corte di giustizia. Ed, in ogni caso, si potrebbe sempre ipotizzare che ogni Paese decida per conto proprio”.