(Fausto Brigati)
di Andrea Camaschella
Questa storia comincia tanti anni fa, attorno alla metà degli anni ’90, quando fare birre in casa non era ancora normato dalle leggi italiane, e Fausto Brigati si dilettava con pentole e pentoloni, mentre in Italia nascevano i primi birrifici artigianali che, con alterne fortune, hanno fatto poi la storia recente della birra nella nostra penisola (isole comprese).
Gli anni passano e il nostro interesse si sposta su un homebrewer, di grande passione, grande preparazione e grande palato, Marco Valeriani. A dire il vero è una sua birra di non grandissimo successo a dare il via alla sua carriera professionale: il birrificio Menaresta lo assume e produce la sua double Ipa, che in un concorso per homebrewers era arrivata 22°, il nome lo fotografa alla perfezione: 22 la Verguenza. L’esperienza con Enrico Dosoli (il birraio di Menaresta), segue in realtà un’altra breve esperienza pro di Marco, con Beppe Vento, estroso birraio di Bi-Du.
Fausto nel frattempo ha fatto la sua gavetta nell’azienda fondata dal papà, il Mollificio Bergamasco, e si occupa in particolare del settore logistica. La passione per la birra però non lo abbandona e l’incontro con Michele Galati, nel suo pub, fa riesplodere tutto il desiderio di conoscere meglio questo mondo e di fare qualcosa di professionale. Vuole produrre birra, ma sa molto bene che i tempi sono cambiati, che lui, il fratello e il padre sono imprenditori e non birrai, dunque dopo aver convinto e coinvolto nell’impresa per l’appunto Roberto e Angelo, occorre trovare dunque un professionista serio e preparato. La scelta cade – come avrete capito – proprio su Marco Valeriani, che in quel periodo appare – a me quanto meno – con le ali leggermente tarpate in Menaresta, come se non potesse esprimersi appieno. Fausto intuisce tutte le potenzialità di Marco, e alla fine credo che sia stato più difficile per Fausto passare il colloquio o i colloqui che non viceversa.
Qui non solo la storia non finisce, ma anzi, dal 2015 inizia davvero, perché è proprio in quell’anno che a Villa d’Adda, in provincia di Bergamo, nasce Hammer Beer. E se mai servissero conferme “pesanti” sul fatto che sia una storia di successo, basti dire che Marco Valeriani è Birraio dell’Anno 2016. Nicola Utzeri spiega così le motivazioni del premio: “I cento giudici interpellati da Fermento Birra non hanno avuto dubbi quest’anno, conquistati da birre moderne ma non modaiole, dove il luppolo molto spesso è protagonista di una prodotto elegante, tecnicamente impeccabile”.
La maniacale ricerca della perfezione, che prende in esame ogni istante della produzione, cercando – e trovando – soluzioni per migliorare il prodotto, la sua tenuta nel tempo e quindi la sua durata. La cotta e la ricetta di partenza non sono il segreto di Hammer, il segreto è in bella vista, sta nel lavoro di tutti i giorni in cantina. Le birre sono equilibrate, impeccabili e che Marco sappia lavorare in modo perfetto birre che devono la loro caratterizzazione al luppolo è cosa altamente risaputa. Per questo io sono rimasto colpito, sin dalla prima cotta, dalla Bundes, la pils di casa, introvabile in bottiglia al di fuori del locale di mescita con vista sul birrificio (diventato per altro il regno di Roberto), ma facilmente in fusto. Il nome ci dice subito che si tratta di una German Pils: Bundes significa federale ed è molto usato nella Repubblica Federale di Germania o Bundesrepublik Deutschland, ma anche per la lega calcio (Bundesliga) e per la Banca Centrale (Bundesbank) e così via.
La birra è anche migliorata di lotto in lotto, ma mai snaturata, come tutte le birre curate dal Valeriani. Elegante e classica nell’aspetto la Bundes oggi sfodera un equilibrio eccellente, con un bel bouquet in cui malti e luppoli, miele e erbaceo, panificato e floreale, si amalgamo, mentre in bocca dolce, amaro e sapidità si accompagnano in armonia. Il corpo slanciato e il finale secco lasciano spazio a un retrolfattivo che rende giustizia ai profumi iniziali. Con poco luppolo, poco malto, poco alcol, ecco una birra di carattere che non stanca.
Ecco, dopo averne bevuti tre boccali di fila, non posso che complimentarmi con tutto il team di Hammer, quindi anche Letizia Zoia, la responsabile commerciale, che si occupa, senza mai perdere il sorriso, anche di cose noiose come bolle e fatture, Anna Managò, che con la sua società, By Volume, ha colto lo spirito di Hammer trasferendolo su logo ed etichette, e ovviamente Matteo, aiuto birraio, Francesco che segue la cantina e Luca che si occupa del magazzino.
Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci
Hammer Beer
Via Chioso 3/A – Villa D'Adda (Bg)
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