L’INDAGINE
In grande aumento il consumo di caffè in Giappone, Cina e India. Solo lo Sri Lanka continua a preferire il tè
Oriente espresso
Giappone, Cina e India voltano le spalle alla tradizione e preferiscono il caffè al tè. Vince lo stile italiano: espresso, cappuccino, caffè istantaneo e altri derivati alla caffeina sono preferiti dai più giovani e anche dagli over 60 per il sapore più intenso.
Ed è proprio il caffè in Italia, secondo dati Istat del 2008, ad alimentare un giro d’affari alla produzione che si aggira sui due miliardi di euro, quasi un settimo del totale mondiale che è di circa 15 miliardi, come emerge al Salone Internazionale del Caffè (Sic), appuntamento fieristico del mondo della torrefazione in Fiera a Milano dal 23 al 27 ottobre, con 176 espositori. Il sorpasso della bevanda nera sul tè sulla base delle statistiche delle associazioni nazionali di categoria delle due bevande (All Japan Coffee Association e Nihoncha Association), è avvenuto nel 2008, quando la percentuale di giapponesi che ha bevuto il tradizionale tè verde è stata dell’87,6% contro l’87,8% di chi ha scelto il caffè (cioè 93,3 milioni di nipponici). Non è la prima volta in assoluto, ma è il segnale di un’inversione di tendenza. Il legame tra caffè e arcipelago nipponico non è recente: l’arrivo in Giappone delle prime caffetterie, locali con piano bar in cui si poteva sorseggiare la bevanda nera, risale già agli anni Venti. Negli anni Sessanta la liberalizzazione delle importazioni spinge i consumi di caffè che entra come bene di consumo nelle famiglie. Dagli anni ’70 agli anni ’80 si registra il cosiddetto ‘secondo boom’. A Tokyo apre la catena Doutur, il primo bar in cui si può bere il caffè in piedi a soli 150 yen (1,1 euro). Nel 1996 arriva a Ginza, il salotto buono della città, il primo locale della catena americana Starbucks, che dopo soli tre 3 anni riesce a salire a quota 30.
Il consumo di caffè accelera nel nuovo millennio in scia al rafforzamento grazie alle catene Lavazza, Illy e Segafredo. In Cina dal 1998 al 2003 e nel quinquennio successivo, le vendite di caffè sono cresciute del 90% e del 70%, secondo i dati pubblicati sul sito della China International Coffee & Tea Exhibition, che si aprirà giovedì nella sua sesta edizione a Shanghai. A beneficiare del trend positivo le multinazionali che hanno visto negli ultimi anni i dati di vendita lievitare del 50-100%. Dal suo ingresso nel mercato cinese nel 1999, la catena Usa Starbucks ha inaugurato centinaia di negozi, riporta il quotidiano China Daily. Più del gusto, gli orientali (che prediligono il caffè istantaneo) apprezzano l’idea di benessere occidentale legata al caffè. L’inconfondibile bicchiere di carta Starbucks è uno status symbol ed esibirlo in strada è segno di modernità. Stessa situazione in India, dove il caffè in pochi anni da bevanda popolare nel sud ha raggiunto tutti gli angoli del grande paese. Si stima che i consumi possano raddoppiare nei prossimi dieci anni, spinti anche dall’ingresso nel mercato di aziende importanti del settore come l’italiana Lavazza, come riporta il sito del giornale indiano Financial Express. Secondo le stime di Coffee board, l’ente principale del settore industriale in India, nel 2008 il consumo di caffè è arrivato a 94.400 tonnellate dalle 18.400 del 1951. Resta invece per ora fedele al tè lo Sri Lanka, dove il caffè fu importato dai portoghesi nel 1658. Iniziò da quel momento una produzione in larga scala che fece registrare primati mondiali durante la colonizzazione inglese. Si arrestò in seguito a una moria delle piante per un fungo letale e fu sostituita dal tè. I dati dell’andamento del mercato del caffè in Italia sono stati resi noto al Salone Internazionale del Caffè (Sic), appuntamento fieristico del mondo della torrefazione che torna a Host 2009 (Salone dell’ospitalità professionale), in Fiera Milano dal 23 al 27 ottobre, con 176 espositori. I torrefattori in attività, precisa il Sic, sono circa 750 e trasformano annualmente poco più di 6,8 milioni di sacchi di caffè verde (o crudo) tutto importato. Sono 250 mila le tonnellate di caffè torrefatto venduto all’estero; 1,8 milioni i sacchi di caffè verde esportati. In Italia, le esportazioni nei primi 5 mesi del 2008 sono aumentate del 7,83%. Le variazioni di segno positivo più significative sono quelle delle esportazioni di caffè torrefatto, torrefatto decaffeinato e preparazioni a base di caffè. Per quanto riguarda le importazioni, gli ultimi dati disponibili (giugno 2007-maggio 2008) rilevano un incremento del 4,85%: 7,5 milioni di sacchi, a fronte dei circa 7 milioni di sacchi rilevati nello stesso periodo dello scorso anno. Nello specifico, nei primi 5 mesi del 2008 le importazioni di caffè verde hanno registrato un incremento del 2,75% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma gli incrementi più rilevanti si hanno nelle importazioni di caffè torrefatto decaffeinato e di preparati a base di caffè.
Elena Mancuso