(Simonetta Ghia, Enrico Bonzano, Donato Lanati e Massimo Bonzano)
di Michele Pizzillo
Investire nella Langhe o a Montalcino è facile: tanto, si vince. Sintesi di Donato Lanati, enologo “scienziato” che ha tutta l’autorità di parlare di vigne e di vini con competenza.
Aggiunge Lanati: “E' quando qualcuno decide di produrre vino, per esempio nel Monferrato, che bisogna parlare di sfida. Se, poi, aggiungi la passione, sono sicuro che anche da queste parti la sfida può essere vinta”. A gettare il guanto della sfida, in questo caso, è stata Simonetta Ghia, moglie di Stefano Bonzano, imprenditore che con i fratelli Enrico e Massimo, guida l’azienda leader nella produzione di pannelli in legno per uso industriale. I Bonzano possiedono più di 2.000 ettari di pioppeti, in diversi paesi del mondo mentre nel Monferrato Casalese, dal 2014 patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco, a Coniolo, la Tenuta della Mandoletta, con al centro una elegante dimora circondata da un parco storico, costruita agli inizi dell’Ottocento. Qui, dice la signora Simonetta “crediamo che ci siano i terreni adatti per produrre vini di qualità. Crediamo che il Monferrato abbia tutte le carte in regola per avere successo, grazie alle caratteristiche del suo terroir e alla possibilità di produrre vini di grande personalità”.
(Tenuta della Mandoletta)
Se a questa passione si aggiunge l’intervento di Lanati il quale sottolinea che “il Monferrato è un territorio in cui i vini possono esprimere emozioni, quelle stesse che sono l’essenza delle vita. Capire quali diverse molecole nascono da questo rapporto tra vite e ambiente, tanto speciale da creare l’unicità del Barolo, nelle Langhe, e del Brunello a Montalcino, è diventato l’obiettivo principale del mio lavoro e la sfida che lanciano i Bonzano nel Monferrato. Per fare ciò non ci si può accontentare dell’espressione verbale di terroir, ma occorre selezionare zone o particelle, all’interno di uno stesso vigneto e avvalorare il tutto da un punto di vista scientifico. Questo è il lavoro che abbiamo realizzato nell’azienda Bonzano e di cui vado orgoglioso”. Aggiunge la signora Ghia che ha convinto prima il marito e poi i cognati Enrico e Massimo a creare l’azienda vinicola: “Per noi è un sogno che si concretizza che, nello stesso tempo, dovrà contribuire a rivalutare tutto il Monferrato”.
Al progetto vigna Simonetta comincia a pensarci dieci anni fa “con un certa mia titubanza a piantare vigna in un’area che sembrasse vocata a produrre vini di bassa qualità – rammenta Enrico -. Quando ho capito che per Simonetta non era un capriccio o un hobby, ma un impegno a fare una produzione, anche se piccola, ma di altissima qualità, allora mi sono convinto che potevamo esprime qualcosa anche con la vigna”. E, a questo punto, arriva quello che Lanati definisce un bambino nato controtendenza, l’azienda vinicola Bonzano, pronta, adesso, per dimostrare che fare vino è un modo per collegarsi al proprio territorio; che il buon vino è il biglietto da visita di un territorio “perché l’enologia intelligente è capire il territorio – dice Lanati – E, quindi, produrre vini di qualità e, contestualmente, avere sempre presente due concetti che ritengo importanti: il valore del territorio è dato dal prezzo di vendita del vino sfuso e che il grande vino è senz’altro quello che emoziona ma, in particolare, quello che si vorrebbe bere di nuovo”.
(I vini degustati)
Da queste premesse nasce l’azienda Bonzano, voluta da Enrico, Stefano e Massimo, affiancati dalle rispettive famiglie, con Simonetta Ghia, ispiratrice dell’avventura enoica, nel ruolo di titolare. Sette ettari di vigna, impiantata su terreni prevalentemente calcareo-argillosi. Sette i vini prodotti, quasi tutti con nomi più o meno dialettali, a conferma del legame profondo della cantina con il Monferrato; Gajard Barbera del Monferrato Doc, Armognac bianco del Monferrato Doc, Hosteria Monferrato rosso Doc, La Meridiana rosato Igt, Metodo classico brut Mandoletto, Bruno Bonzano Barbera del Monferrato superiore Docg, Gènevieve Monferrato bianco Doc, per un totale di 100.000 bottiglie che nell’arco di un quinquennio dovrebbero raddoppiare, e posizionate su una fascia di prezzo da 7 a 15 euro a bottiglia, un po’ superiore ai prezzi medi praticati nella zona.
Quattro i vini degustati
Gajard Barbera del Monferrato Doc 2017
Nel dialetto piemontese gajard significa vigoroso ed esuberante, proprio come la personalità di questo vino ottenuto da Barbera vinificata in purezza. Di colore rubino profondo, aromi di frutta rossa matura; in bocca è fresco, di pronta beva, con tannino croccante. Adatto per accompagnare piatti saporiti e speziati, come arrosti e selvaggina.
Armognac bianco del Monferrato Doc 2017
Chardonnay e Sauvignon alla base di questo vino che prende il nome dialettale dell’albicocca, frutto ben presente nei suoi profumi e nel suo sapore del vino. Infatti, al naso Armognac esprime delle note agrumate e sentori di albicocca. In bocca è fresco, sapido, delicato, con un tasso di acidità che potrebbe agevolare anche qualche anno di invecchiamento. Abbinamenti consigliati: piatti a base di pesce o carni bianche.
Hosteria Monferrato rosso Doc 2017
Già il nome scelto è sinonimo di convivialità, di amicizia, di incontro visto che è prodotto da un uvaggio di Pinot nero e Barbera. Di colore rosso rubino, è un vino elegante, caratterizzato da profumi floreali e in bocca rivela una splendida bevibilità, accompagnata da note di mandorle e tannicità morbida. E’ un vino nato per piacere a tutti. Abbinamenti: indicato per accompagnare primi e secondi a base di carne, si presta come vino da merenda, ottimo con gli affettati e i formaggi.
La Meridiana rosato Igt 2017
Uve Pinot nero vinificate in purezza, per questo vino molto lineare, dal colore rosato tenue, che si caratterizza per una buona versatilità gustativa tra la fragranza dei piccoli frutti rossi e la freschezza che invade la bocca, unitamente ad un buon equilibrio gusto-olfattivo. E’ sempre un vino difficile a farsi e ancora più difficile a vendere. Adatto dall’aperitivo ai secondi di pesce.