IL PERSONAGGIO
Giuseppe Benanti, produttore dell’Etna, parla di vendemmia, della moda del vulcano e della sua idea di far vino
Si parte
dall’eccellenza
Niente qualità, per carità, qua si parla di eccellenza. Giuseppe Benanti, produttore dell’Etna, di accontentarsi all’alta qualità non vuol sentirne parlare. “Non mi interessa – dice – a quella possono arrivare tutti. Io voglio andare oltre”.
Eccolo Benanti, nei giorni forse più importanti dell’anno, il padre di etichette come il Pietramarina e il Serra della Contessa, in attesa della vendemmia. “Abbiamo soltanto raccolto del Carricante, poco – dice – ma la vendemmia vera comincerà soltanto fra qualche settimana”.
Grandi escursioni termiche, un territorio impossibile da uniformare, risultati unici. “Ogni cento metri la temperatura scende di un grado – spiega Benanti -, il terreno cambia di contrada in contrada, come si fa a parlare di vini dell’Etna in modo omogeneo?”. C’è un concetto caro a Benanti: fare vini del territorio e non sul territorio. Un concetto che, trasferito dalle sue parti, diventa un messaggio per i tanti produttori, siciliani e non, che hanno deciso di investire sul vulcano. “A loro dico – continua ancora Giuseppe Benanti – di rispettare il territorio, di cercare di non imporre un modello di fare vino che non è del territorio”.
Benanti, che nei giorni scorsi ha partecipato a Monte Rossa all’incontro organizzato da Emanuele Rabotti, parla di una iniziativa esaltante, con altri produttori “eroici”. Un modo per “gustare” e conoscere ciascun territorio, per puntualizzarne l’assoluta unicità che ciascun vino rappresenta. Una tavola rotonda che ha visti impegnati produttori, giornalisti e opinion leader, alla fine della è stata poi proposta una interessante esperienza sensoriale con l’assaggio delle uve appena vendemmiate che ciascuna azienda ha portato insieme ai vini prodotti.
M.V.