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Il caso

Ma i vini naturali sono buoni o no? La mossa di Angiolino Maule per spazzare via i dubbi

23 Maggio 2018
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Una dozzina di giornalisti italiani e stranieri assaggeranno circa duecento vini prodotti da vignaioli aderenti a Vinnatur. I critici daranno voti e commenteranno le etichette. “Basta con i produttori che esaltano i propri vini, possiamo fare di meglio e dobbiamo imparare a farci giudicare”


(Emma Bentley)

Non è un'anteprima. Di quelle a cui sono invitati tanti giornalisti che poi scrivono (ma non sempre) e commentano i loro assaggi. La maggior parte sempre positivi. 

È qualcosa di più. Quasi un processo che parte dall'autocritica di chi vuol dare la sveglia a un mondo – quello del vino – che risulta decisamente troppo autoreferenziale. Malattia da cui non è immune neanche chi fa vino naturale, categoria, è meglio precisare, che non esiste per legge, ma che comunque è in voga per un po' di consumatori e per chi produce bianchi e rossi con pochissime interferenze in vigna e in cantina e con un fare il più possibile sostenibile. 

Angiolino Maule, fondatore di VinNatur, si è stancato di sentire tra i suoi soci (sono circa duecento) che i propri vini sono i più buoni del mondo o qualcosa di simile. Anche perché qualche volta certi vini manifestano difetti e imperfezioni che li rendono obiettivamente lontani dall'idea di eccellenza professata dagli stessi produttori. Anche se si li dichiara “naturali”. Ed allora Maule cosa si inventa? Due giorni di assaggi alla cieca da affidare a una dozzina di critici che arriveranno a Lonigo, in provincia di Vicenza, a metà giugno. Sfileranno circa duecento bottiglie con etichetta coperta inviate da un centinaio di vignaioli aderenti a VinNatur, tutte da assaggiare. E ognuno dei critici tirerà fuori i suoi voti e i suoi commenti che potrà anche pubblicare sulle proprie testate o sui propri blog. Senza tralasciare le bevute imperdibili e le bevute da dimenticare. “Un'occasione di confronto e di stimolo importante per tutti”, dice Emma Bentley che per Vinnatur sta curando l'organizzazione di questa grande degustazione e dei momenti di discussione che ne scaturirà.


(Angiolino Maule)

Qualcuno potrà dire che i consorzi da nord a sud fanno qualcosa del genere. Di anteprime l'Italia del vino ne è piena. Qui sarà un po' diverso. Non è in gioco un'annata o un territorio. Semmai ai raggi X andrà un modo di intendere il vino e di proporlo. Che è una cosa più complessa e anche più rischiosa. Sia per i vignaioli che per gli stessi giornalisti e blogger che hanno detto sì. Il parterre di chi assaggerà è di tutto rispetto. Tra gli altri, si va da Pierre Citerne di Revue du Vin a Simon Woolf di The Morning Claret, da Jean Dusaussoy di Terre des Vins ad Aaron Ayscough, collaboratore del Financial Times ed autore di varie pubblicazioni sul vino. Ed ancora, il critico danese Søren Frank e la blogger americana Cathrine Todd. Per passare a giornalisti o blogger italiani come Angelo Peretti e Jacopo Cossater assieme a Franco Giacosa, enologo e grande palato, naturalista tenace e appassionato con un passato da tecnico alla Duca di Salaparuta e alla Zonin, oggi uno degli ispiratori di molte scelte di Maule. Il quale da tempo ci ha abituati al suo rigore in fatto di controlli sui pesticidi e sui protocolli di produzione. Alcune cantine, per esempio – da nord a sud Italia – sono uscite da VinNatur o perché non in regola con i limiti sui pesticidi o per altre scelte aziendali. Ma questa volta l'attenzione del vignaiolo di Gambellara si sta spostando sugli aspetti più legati alla piacevolezza e alla capacità di fare buoni vini. Perché come dice Emma Bentley non basta che il vino sia “naturale” e dalla grande bevibilità. Deve essere anche buono e senza difetti. E migliorare è possibile. Vedremo cosa accadrà a Lonigo.

C.d.G.