LA TRASFERTA
In visita a Palermo, ospiti dell’Irvv, tre componenti della China National Association for Wine and Spirits Circulation. Gradito il Moscato di Noto:”Sarebbe molto adatto al pubblico femminile cinese”
In Sicilia con furore
Nel loro immaginario la Sicilia appare come una terra lontana, misteriosa. Una terra forse un po’ troppo calda ma ricca di cose buone, tutte da scoprire, a partire uno dei suoi fiori all’occhiello, il vino.
Tre componenti della China national association for wine and spirits circulation, nei giorni scorsi, sono stati in visita a Palermo, nell’ambito di una iniziativa promossa dall’Istituto regionale della Vite e del Vino in collaborazione con l’Enoteca Italiana di Siena, per promuovere il vino italiano nei paesi del Sol levante. I tre componenti dell’associazione, il presidente Wang Xinguo, il suo vice Liu Yuan e Cheng Xing Guo, tutti di Pechino, durante la sosta isolana hanno visitato alcune cantine e degustato i prodotti delle aziende, mostrando un chiaro interesse per le varie tipologie di vino prodotte sull’isola. Particolarmente gradito il Moscato di Noto che, a loro dire, “sarebbe molto adatto al pubblico femminile cinese”.
“Il mercato del vino in Cina è in forte espansione – spiega Wang Xinguo – e i vini che abbiamo assaggiato qui ci sono sembrati ottimi. Io, in particolare, preferisco i rossi che sono più corposi. In questo momento, l’Italia è seconda alla Francia nell’importazione di vino in Cina e la Sicilia fa la sua piccola parte. Ci sono buoni margini di crescita ma sono ancora pochi i vini siciliani che arrivano da noi. Il nostro compito – aggiunge – è quello di conoscere più varietà possibili da potere importare. L’auspicio, adesso – conclude – è quello di poter lavorare in collaborazione con le associazioni di settore italiane”.
Del resto, quella di bere vino è una tendenza in costante aumento in Cina, soprattutto da quando il governo locale ha intrapreso una politica di disincentivazione alla produzione e al consumo di superalcolici, promuovendo bevande a più modesta gradazione alcolica come, appunto, il vino.
Al momento il consumo pro-capite a livello nazionale oscilla tra 0.4 e 0.7 litri all’anno e l’obiettivo è quello di portarlo ad almeno 2 litri di vino per persona in un anno.
Il consumatore tipo cinese ha tra i 30 ed i 45 anni, un reddito mediamente alto ed un elevato livello di scolarizzazione. Vive in città ed il suo consumo di vino è principalmente una affermazione del proprio status symbol.
In questo momento, dopo anni di forti investimenti nel settore, la Cina è il sesto produttore di vino al mondo ma col suo miliardo e trecento milioni di abitanti, potrà offrire grandi opportunità nell’importazione. In particolare, è stato stimato che, a partire dal 2011, il consumo di vino possa arrivare a 828 milioni di litri all’anno, con una crescita del 36.4% dei rossi e del 38% dei bianchi. Più modesta la crescita del rosato che si attesterà intorno al 20%. Ad oggi, comunque, la crescita del consumo di vino italiano ha già superato quella degli altri sei maggiori esportatori: Francia, Australia, Spagna, Cile, Stati Uniti e Germania. E se è vero che, a lungo termine, l’Asia importerà oltre un miliardo di dollari di vino dal resto del mondo, si comprendono le grandi potenzialità che il mercato cinese costituisce per i prodotti enologici dell’isola. I produttori siciliani sono avvisati.
Clara Minissale