L’AZIENDA
Dopo i rossi, la giovane produttrice iblea Occhipinti si mette alla prova anche con i bianchi. “Vorrei realizzarne due, uno dei quali col contributo dell’albanello, vitigno quasi scomparso”
Il vino di Arianna
Il vino di Arianna sarà anche bianco. Lei, Arianna Occhipinti, donna ed under 30, già due elementi di rarità nel panorama vitivinicolo italiano, vuole stupirci ancora. Con i suoi rossi, la giovane produttrice siciliana, anzi iblea, con vigneti tra Comiso e Vittoria, ha percorso strade poco battute e controcorrente.
Lei stessa una volta ha ammesso che talvolta ha fatto il contrario di ciò che sostenevano alcuni suoi docenti universitari di agraria. Ci piace questa filosofia. I risultati sono tutti nel bicchiere. Interventi umani ridotti al minimo, la parola soprattutto all’uva e al territorio. Per complessive – attualmente – 38 mila bottiglie. Dopo i rossi, il frappato, il nero d’avola e l’Sp 68, etichetta il cui nome deriva dalla strada provinciale dove insistono i vigneti, si mette alla prova con i bianchi in una zona certamente non vocatissima come quella della provincia di Ragusa.
Quest’anno si vendemmia per la prima volta il carricante, lo zibibbo e soprattutto l’albanello, che dalle sue parti è conosciuto come «albanedda», varietà quasi scomparsa con cui si faceva molto tempo fa l’ambrato di Comiso.
Un vitigno in estinzione – racconta lei – perché poco produttivo, acino piccolo, grappolo spargolo e con questa tipica doratura della buccia che lo rende molto caratteristico e con cui si può provare a fare un bianco da invecchiamento. «Complessivamente vorrei fare due bianchi, di cui uno col contributo di questo vitigno poco conosciuto e quasi scomparso che però sono convinta possa dare molte soddisfazioni. E poi il carricante che secondo me anche nella zona iblea non ha espresso tutte le sue potenzialità, vitigno minerale, longevo. Vedremo». Attendiamo con fiducia.
F.C.