(Francesco Cambria)
Non è l'anno “zero”, certo, ma è quello in cui Cottanera, per la prima volta, sta toccando con mano i risultati di ristrutturazioni e riconversioni dei vigneti. O meglio, li sta osservando nel calice.
Francesco Cambria, patron dell'azienda di Castiglione di Sicilia in provincia di Catania, traccia un bilancio dell'azienda etnea: “Un anno molto positivo il 2017 – dice – perché sono venuti alla luce i risultati tanto dal profilo produttivo quanto da quello dei numeri del bilancio. Abbiamo infatti prodotto oltre 360 mila bottiglie (320 mila nel 2016) di cui il 30 % a marchio Doc Etna ed aumentato il nostro fatturato rispetto a quello dell'anno 2016 del 15 %”. Occhi puntati al futuro, certo, ma senza mai dimenticare la Sicilia e l'Etna soprattutto: “E' indubbio che il marchio Sicilia abbia un forte appeal commerciale sia sul territorio nazionale che su scala mondiale ormai consolidato da oltre un ventennio – dice Cambria – Non solo per la presenza dei vini siciliani in quasi tutte le carte dei vini dei ristoranti italiani e mondiali e dall'altro, per il sempre crescente numero di turisti (soprattutto stranieri) che ogni anno visitano la nostra isola”. Un appeal, dunque che va sfruttato: “Certamente la meta Sicilia è richiesta tantissimo per le sue bellezze artistiche, paesaggistiche ma anche per il suo vino e per gli amanti del turismo enogastronomico – dice Cambria – Noi produttori vinicoli negli anni siamo diventati gli ambasciatori del nostro territorio andando in giro per il mondo con le nostre bottiglie e raccontando la storia e le tradizioni della nostra terra, suscitando così curiosità ed interesse nel venire a trovarci da parte dei nostri ascoltatori. Per altro verso, il vino dell'Etna negli ultimi anni sta sempre più affermandosi quale vino di qualità tanto sul mercato nazionale che su quello mondiale, figlio di un territorio vinicolo che oggi viene considerato tra i cinque più importanti della nostra nazione. Questo sicuramente per merito di tutti i produttori Etnei che con i loro sacrifici hanno contribuito ad innalzare la qualità media di tutti i vini Doc Etna”.
Regionalizzazione dei consumi da un lato, ma interesse per scoprire e assaggiare anche vini di altri territori: “Qui da noi chiaramente – dice Cambria – lo spazio dedicato ai vini siciliani è sempre il maggiore. Ciò per me rappresenta un bene in quanto rispecchia la grande tradizione enologica siciliana e consente al consumatore di potere scegliere tra i tanti vini che la nostra regione produce”. Con tantissimi consumatori che scelgono di bere Etna: “E la riprova sta nel fatto che oggi in quasi tutti i ristoranti italiani sono presenti almeno un paio di aziende dell'Etna ed in alcuni i vini etnei hanno uno spazio riservato dove vengono distinti per contrada e zona di provenienza. Ulteriore conferma di questo trend crescente di richiesta dei vini dell'Etna è la nascita di nuove aziende sul territorio ed i nuovi investimenti fatti non soltanto da imprenditori siciliani che hanno contribuito e contribuiscono ogni giorno alla crescita di tutta la zona. E' innegabile infatti che l'Etna è un territorio unico, ricco di biodiversità, che si riscontrano in tutti i nostri vini e che il consumatore è curioso di imparare a conoscere ed a distinguere”.
Etna Doc che festeggia 50 anni e che da poco ha anche conquistato l'Erga Omnes (leggi questo articolo). Cambria, però, ha le idee chiare: “Credo che la Doc Etna si stia adeguando alla grande crescita che l'intero territorio ha avuto negli ultimi anni – dice – Chiaramente il processo di crescita è stato più lento rispetto a quello che ha visto coinvolte le aziende ed il territorio. Tuttavia sono fermamente convinto dell'importanza del ruolo del Consorzio per la crescita e la promozione del nostro territorio e della possibilità che lo stesso lo svolga nel migliore dei modi. L'erga Omnes, oggi per fortuna realizzata, rappresentava uno dei maggiori punti deboli del nostro consorzio. Il nostro è un territorio in cui tutti coloro i quali lavorano fanno gioco di squadra ponendosi come obbiettivo unico quello della crescita non solo della propia azenda ma di tutto il territorio”. Da Doc a Docg, passaggio obbligato? “Devo dire di essere un tradizionalista – dice Cambria – per cui credo che un disciplinare che esiste da cinquant'anni e che ha sempre funzionato non è assolutamente facile da modificare senza correre il rischio di peggiorare la situazione attuale. Credo che trasformare la Doc Etna in Docg potrebbe contribuire alla crescita qualitativa del territorio e rafforzare nel consumatore l'idea di qualità che ognuno di noi con i nostri sforzi cerca ogni anno di fare. Il mio augurio è quello che si continui a lavorare con la stessa passione dimostrata da tutti i protagonisti di questo territorio e che il consorzio assuma sempre più il ruolo centrale di tutela e promozione dei vini dell'Etna nel mondo”.
2018 con tanti progetti in cantiere: “Finiremo il ripristino e la piantumazione (chiaramente con Nerello Mascalese) di circa 4 ettari di vecchi terrazzamenti nella contrada Feudo di Mezzo. E' stato un lavoro di grande impegno e sacrifici ma il cui risultato ci riempe di gioia ed orgoglio – dice Cambria – Oltre questo in cantina abbiamo investito in attrezzature che dovrebbero contribuire a migliorare la qualità del lavoro sui nostri vini e continueremo a cercare di migliorare i servizi di accoglienza nella nostra cantina. E' indubbio, infatti, che l'attività di incoming dei turisti rappresenta ogni anno di più una realtà importante per il fatturato aziendale. Nell'ultimo anno, infatti, abbiamo superato le 2.700 presenze in cantina aumentando così di oltre il 20% i numeri dell'anno precedente. In sintesi, siamo convinti che il 2018 sarà un anno di grande lavoro e di grande soddisfazione per Cottanera e per tutta l'Etna”.
G.V.