Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'iniziativa

I vini dell’Etna diventano da collezione: il progetto inizia da Hong Kong

27 Febbraio 2018
Hong_Kong Hong_Kong

Un viaggio lunghissimo, da un continente all'altro, dall'Europa fino all'Asia, dall'Etna fino a Hong Kong. L'1 marzo, alla Locanda del'Angelo di Hong Kong si terrà l'evento “Etna Wines Library”, voluto da Gelardini & Romani Wine Auction, che è capofila di un progetto volto ad agevolare l'ingresso nel mercato dei grandi vini da collezione dei migliori “Cru” Etnei. 

Una lungjissima selezione e ricerca, in collaborazione con Federico Latteri, nostro collega e curatore della Guida ai vini dell'Etna che edita la nostra redazione che ha consegnato a questa parte del mondo un panorama completo della produzione così variegata di questa zona enologica unica nel suo genere. Si tratta di un territorio che sta acquistando giorno dopo giorno valore, ma soprattutto interesse da tutti i mercati enologici mondiali. Ci sono vigneti che hanno in media 20 anni, ma anche vigne di cento e più anni, che raccontano storie bellissime di famiglie, di vita, di tradizione. E i vini, poi, descrivono ognuno un loro territorio, che varia a seconda delle esposizioni, dell'altitudine, delle contrade. E' tanti mondi in un mondo solo. Per questo l'Etna affascina. Anche da queste parti. E per questo è stato organizzato questo incontro, perché i winelover hanno dimostrato di voler un po' troncare con il passato, abbandonare i vini americani soprattutto, per vini potenti e di grande struttura, equilibrio ed eleganza. Si è passati, da queste parti, da una supremazia quasi assoluta dei vini di stampo Bordolese, alla riscossa di territori come la Borgogna e le Langhe, caratterizzati da una storica vocazione mono-varietale e da un uso blando dei legni in affinamento. Questa trasformazione del gusto “main stream” ha contribuito al rallentamento, se non ad una inversione di tendenza, delle quotazioni di tanti Bordolesi ed alimentato la crescita di Borgognotti e Baroli che, con la vendemmia 2010, hanno consacrato la propria ascesa, raggiungendo, nell'ultimo anno, quotazioni inimmaginabili solo pochi anni fa.

“Per questa ragione abbiamo analizzato il mercato al fine di individuare i segmenti dove sia possibile ancora creare valore – dicono da Gelardini & Romani Wine Auction – Che che ne dicano i “Dolciniani” del mondo enoico, il valore di un vino sul mercato secondario è l'unico parametro oggettivo, erga omnes che restituisce la giusta posizione di un vino rispetto alla ormai sconfinata offerta mondiale. Anche i punteggi dei critici oggi non hanno più quell'influenza che avevano negli anni '90 mentre il prezzo sul mercato secondario resta l'unico punto fermo per definire la collezionabilità di un vino”.

Ed in questo senso, è doveroso portare l'esempio dei vini di Henri Jayer che hanno ricevuto punteggi per lo più attorno ai 90 punti su 100 e che ciononostante sono ancora oggi tra i vini più cari al mondo, con quotazioni anche superiori ai 10.000 euro a bottiglia, sogno “proibito” della quasi totalità degli appassionati e collezionisti di ogni parte del mondo. Da questa considerazione parte il progetto dedicato ai vini dell'Etna. Ma se da un lato i migliori Cru Etnei hanno tutte le caratteristiche per poter essere già considerati dei “Collectibles”, per cause strutturali, in molti casi, o per scelte aziendali, non dispongono di quegli strumenti funzionali al riconoscimento di tale status. La principale criticità dei grandi Cru Etnei rispetto al mercato secondario, quindi del collezionismo è di natura economico/commerciale più che agro-viti-vinicola: ed è l'insufficienza (se non assenza totale) nelle aziende Etnee, di uno cantina storica, che sia degna di questo nome, un problema questo che peraltro non si limita all'Etna ma che anzi è molto diffuso in tutta Italia e che ha radici tanto culturali quanto economiche, che inducono le aziende a vendere praticamente l'intera produzione, dopo ogni vendemmia, senza trattenere un'adeguata riserva. Riserva che è “indispensabile” per poter dimostrare, studiare e comprendere, la longevità di un vino e la longevità è il principale parametro discriminante fra un buon vino ed un buon vino collezionabile.

In merito va sottolineato che anche le aziende produttrici di Barolo hanno, mediamente, questa deficienza in termine di annate storiche ma la produzione complessiva del Barolo (circa 13 milioni di bottiglie) e la storia, ultracentenaria della denominazione, hanno di fatto consentito la creazione di library (collezioni) al di fuori delle aziende produttrici, library dalle quali oggi si può attingere tanto per ragioni di studio, comprensione e degustazione, quanto per ragioni di mercato. Sull'Etna invece la produzione totale è di appena 3 milioni di bottiglie e non esiste uno storico di vecchie annate neppure nel mercato secondario avendo la maggior parte delle aziende Etnee meno di 20 anni.

“Il nostro progetto è pertanto volto alla creazione di una library (una cantina storica) dei migliori cru dell'Etna, finanziata da collezionisti, prevalentemente asiatici, che hanno colto le potenzialità di rivalutazione dei gradi Cru Etnei, anche tenendo conto degli attuali prezzi di questi vini che lasciano ancora ampio margine di rivalutazione”, dicono da Gelardini & Romani Wine Auction. Giovedì la prima tranche di questa Library, 2.840 bottiglie e 660 Magnum da 9 Aziende (Pietradolce, Gulfi, Tenute Bosco, Calcagno, Wiegner-Puccetti, I Custodi, I Vigneri, Tenuta di Aglaea, Calabretta), divisi in 20 lotti per un controvalore di circa 200 mila euro. I sottoscrittori acquistano i vini con una prospettiva di rivendita a 3/5 anni. E' prevista una seconda tranche di vendita dal valore di 500 mila euro. L'evento si terrà tra giugno e settembre e includerà altre aziende etnee. 

C.d.G.