Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

Otto grandi vini per ripercorrere i 50 anni dell’Amarone – I NOSTRI ASSAGGI

04 Febbraio 2018
amarone_50_anni amarone_50_anni

 

di Aurora Pullara, Verona

Una verticale da far restare stupefatti. Se non fosse che le etichette parlavano chiaro non avremmo mai creduto che i vini degustati ad Anteprima Amarone 2018 avevano più di 50 anni.

Eppure era cosí, mezzo secolo portati benissimo, dal 1950 al 2010, una verticale per scoprire vini sorprendenti. Bottiglia impolverata ed etichetta ingiallita, si é presentato così il primo Amarone raccontato da Alessandro Torcoli. Annata 1959, la prima annata del Recioto d’Amarone della azienda Bolla. Un vino che nonostante il colore aranciato, al gusto offre ancora una forte acidità e un sapore persistente. Non è il classico Amarone che ci si aspetta, sembra più un vino dolce con sentori di miele, albicocca e legno ma che possono essere giustificati dai suoi quasi 60 anni.

Dieci anni dopo è la volta del Recioto Amarone della Valpolicella Montresor. Classe 1969, nato da una fermentazione classica, mantiene un colore più intenso ma ancora aranciato e con qualche residuo, un odore più speziato ma che ricorda, forse un po’ troppo, il Porto: morbido e di gran corpo.

Il 1970 la produzione di Amarone si ferma, colpa dello shock petrolifero che colpisce ogni ambito. Così si fa un salto agli anni ‘80, quando l’Amarone non è più “un errore” del Recioto ma acquisisce la sua identità. Il terzo bicchiere è del 1983 azienda Santa Sofia. Ancora una volta il suo colore è aranciato, ma è quasi un riflesso; le spezie, la maggiorana e l’uva passa invadono le narici e il gusto fresco viene seguito dai minerali del terreno che questa volta si avvertono tutti nel finale.

Due anni dopo, 1985, l’Amarone di Cecilia Beretta diventa adulto e mostra finalmente il suo colore brillante e rosso, il profumo elegante di more e cioccolato si sposa con il gusto setoso è leggermente amaro.

Prima pessima annata 1991/1992, e del 1997 la bottiglia di Amarone Roccolo Grassi. Vent’anni per un vino che nasce vecchio e diventa giovane, le uve appassite e il terreno vulcanico esplodono al naso, pizzicando un po’. Il colore rosso scuro non tradisce il gusto di ciliegia, marmellata e cannella che avvolgono il palato.

Si giunge alle annate “Millennial”, dal 2000 al 2010. E non si avvertono differenze sostanziali. È del 2004 il terzultimo Amarone degustato. Di Romano Dal Falco, il colore rubino presenta il profumo fitto di frutti rossi che anticipano il loro gusto: lamponi, more, ma anche vaniglia e note balsamiche.

Profumo e sapori che ritroviamo nell’annata 2008 di Domini Veneti, con una nota più calda in più.

L’ultimo nato è del 2010, quando l’Amarone conquista la Docg. L’azienda Novaia presenta il suo Amarone bio, con una produzione di 10 mila bottiglie e uno stile esile, un odore speziato e un gusto che coniuga l’acidità della frutta rossa come le more e i lamponi al pepe.