di Daniele Cernilli, Doctor Wine
C’è un’affermazione che non è proprio smentibile, ed è che la Natura non fa vino. Né quella “matrigna” del Leopardi, né quella esaltata oggi da più parti, come fosse la panacea per l’Umanità.
Se fosse per lei i grappoli di una pianta rampicante (in natura la vite si presenta così) dovrebbero cadere a terra, disperdere i semi e consentire la continuazione della specie. Noi uomini costringiamo quelle piante a vivere in filari da noi voluti e realizzati, e che non esistono in natura, cogliamo i grappoli quando fa comodo a noi per produrre del vino, che è fatto da uomini e consumato da uomini. È una forma di allevamento e una tecnica di trasformazione guidata, quindi, e non ha nulla a che fare con un processo naturale. Fa parte delle attività umane, perciò, e la cosa è ancora più evidente se si pensa che in natura il vino non serve ad altro che a soddisfare dei bisogni umani. Nessun animale lo beve, e se lo fa rischia di stare molto male. Credo proprio che su questioni del genere nessuno abbia voglia di dissentire nel merito.
Questo però non vuol dire affatto che quei viticoltori che affrettatamente si definiscono produttori di “vini naturali” non abbiano spesso le migliori intenzioni del mondo e non dimostrino una grande sensibilità per la sostenibilità ambientale della loro attività e una sincera attenzione per la salute di chi beve vino. Solo che si autodefiniscono in modo sbagliato, ambiguo e fuorviante. Oggi direi che è pressoché obbligatorio per qualunque attività dell’uomo ricercare equilibrio con l’ambiente. Ma questo si fa con dei protocolli precisi, come l’Iso 14.000, con normative controllabili, con leggi dello Stato, e non solo con le buone intenzioni dei singoli. Men che meno con degli slogan che sanno di marketing che strizzano l’occhio a ideologie neopagane intese in modo talvolta molto settario e antiscientifico.
Per tutte queste ragioni vorrei fare un appello a tutti coloro che pensano ingenuamente che i loro vini siano “naturali”. O chiedete delle regole precise che possano definire legalmente cosa significa “vino naturale”, per tutelare i consumatori che non sempre hanno chiara tutta la questione, oppure evitate di usare quel nome, che, ripeto, è ambiguo e rischia di essere solo uno strumento commerciale, cosa che, ne sono certo, nessuno dei produttori “naturali” seri vorrebbe utilizzare in modo così plateale.