di Federica Genovese, Catania
Troppo tempo e troppe attenzioni focalizzate a rivendicare il genere di un cibo che ha molto altro da raccontare, l’arancina (o arancino a seconda della zona in Sicilia in cui ci si trova).
Certo, questa affermazione potrebbe suonare strana per un’appassionata di linguistica, ma qui preme riportare il focus su una questione ben più concreta, l’origine della coltivazione del riso in Sicilia. Ho la fortuna di partecipare ad un nuovo seminario organizzato dall’Università di Catania, facoltà D3A, a proposito del ritorno del riso in Sicilia. Massimo Biloni, agronomo con le più ampie competenze in merito in Europa, torna presso la sede della facoltà per incentivare le aziende agricole a cimentarsi nell’attività della risicoltura. Durante il convegno, Biloni presenta il suo ultimo lavoro “Il libro del riso italiano”, scritto insieme a Valentina Masotti. Il testo ha l’intento di divulgare l’importanza che ha avuto, ha e può avere la coltura del cereale nel nostro paese, e nello specifico per la nostra isola dove se n’era perduta traccia dalla metà del secolo ‘900.
“In Italia esistono più di 200 varietà di riso, la nostra nazione risulta esserne il maggior produttore in Europa. Nessuno, se non gli addetti ai lavori, conoscono le pregiate ed aromatiche varietà di cui possiamo vantarci”, dice Biloni per poi approfondire soffermandosi sulle leggi che ne hanno regolamentato il mercato, penalizzando l’eterogeneità con la classificazione di sole 5 varietà entro cui tutte le altre vanno ricondotte: Carnaroli, Arborio, Baldo Roma, Sant'Andrea, Vialone nano, Ribe. Ed in Sicilia? Qui rispondono Paolo Caruso e Paolo Guarnaccia (Dipartimento Alimentazione Agricoltura e Ambiente, Facoltà di Agraria Catania) in un loro articolo: “Da qualche anno in Sicilia, in un paio di aziende localizzate nella Piana di Catania e nell’entroterra Ennese, grazie alla passione ed alla volontà di alcuni agricoltori si è ripreso a produrre riso, una pianta che da più di un secolo non veniva coltivata nell’Isola (…). Il riso, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, può trovare in Sicilia condizioni ottimali per esplicare le proprie potenzialità produttive (…). Oggi la Sicilia, grazie all’assenza di fenomeni di stanchezza del terreno, è una delle pochissime regioni dove questa pianta si può coltivare in regime di agricoltura biologica e questa condizione sta diventando uno dei fattori trainanti per la reintroduzione del riso”.
(Tommaso Cannata con l'arancina realizzata con riso 100 per cento siciliano)
Paolo Caruso, all’interno dei programmi che lo vedono coinvolto per l’Università di Catania, si dedica con estrema attenzione e professionalità al recupero di tale coltivazione. Spinto dalla stessa passione con cui tenacemente e fattivamente ha contribuito alla valorizzazione dei grani antichi siciliani, porta avanti parallelamente, quasi come una missione, il progetto del riso siciliano. Traccia e segue tutto l’iter nei campi sperimentali dell’Università situati nella piana di Catania, ed affianca gli agricoltori che hanno deciso di raggiungere questo traguardo.
(Angelo Manna, Nello Conti e Paolo Guarnaccia)
L’imprenditore che per primo ci ha creduto è Angelo Manna titolare di Agrirape, l’azienda fondata dal nonno. Ed a proposito della sua visione di agricoltura si legge sul loro sito: “Nel 2010 abbiamo iniziato la nostra battaglia per la riscoperta del riso siciliano, che ormai da più di un secolo non viene coltivato in Sicilia. La scommessa è stata vinta quando, nel 2011, è stato raccolto e commercializzato il primo riso siciliano dopo. Oggi l’avventura del riso è ormai uno dei nostri obiettivi principali”. Segue “AgriBioConti”, l’azienda di Nello Conti che, con il supporto di Biloni, inaugura nel 2016 la raccolta di alcune varietà tra cui Arborio e Carnaroli.
(Paolo Caruso)
Paolo Caruso sostiene che la varietà più indicata per gli arancini sia l'Arborio. Sfida lanciata ai laboratori di gastronomia che il prossimo anno vorranno aggiudicarsi il premio per il miglior arancino 2018. Sì, arancino, perché mi auguro che il nostro direttore, Fabrizio Carrera, mantenga la promessa di portare a Catania la finale di Arancina Day 2018 (leggi qui il racconto della finale palermitana).