di Federico Latteri
Tenuta Sant’Antonio nasce per iniziativa dei fratelli Armando, Tiziano, Paolo e Massimo Castagnedi. I quattro, spinti da una forte passione per le vigne e per la propria terra, nel 1989 acquistano una proprietà che sarà il punto di inizio per un’azienda che oggi possiede circa 100 ettari di vigneti e produce 700 mila bottiglie l’anno.
Siamo in provincia di Verona, nei territori dai quali provengono alcuni dei vini più importanti del nostro Paese, l’Amarone, il Valpolicella e il Soave. La filosofia produttiva di questa cantina è molto chiara: puntare all’alta qualità attraverso metodologie di lavoro che siano sempre più naturali. Questo viene ottenuto non solo con l’eliminazione dei prodotti chimici, ma anche con una serie di ragionati accorgimenti messi in atto in ogni fase, dalla vigna alla cantina. Così sarà possibile avere vini sani di grande personalità strettamente legati al terroir. I concimi di origine animale sono stati sostituiti con un compost vegetale, è favorito l’inerbimento, l’impiego di rame e zolfo è fortemente ridotto e si fa ricorso alla confusione sessuale per la lotta contro gli insetti. Si utilizzano esclusivamente lieviti selezionati da uve di propria produzione e nutriti con alimenti organici.
(I fratelli Castagnedi)
Un ulteriore passo in avanti è stato fatto con il progetto Télos che è nato con lo scopo di realizzare vini secondo un rigido protocollo, senza l’uso di solfiti, al fine di ottenere qualcosa che rappresenti un’espressione pura, diretta e, nello stesso tempo, salutare e di ottimo livello. Grande attenzione è rivolta alla ricerca scientifica nel segno dei progressi orientati a favorire la sostenibilità ambientale. Recentemente Tenuta Sant’Antonio ha promosso il convegno “Alla scoperta del futuro del vino: tra varietà resistenti e nuovi modelli di viticoltura” durante il quale è stata messa in evidenza l’importanza della sperimentazione per lo sviluppo di tecniche di coltivazione e di vinificazione sempre più rispettose della salute degli operatori e dei consumatori.
(I vigneti di Tenuta Sant'Antonio)
La gamma delle etichette commercializzate è composta da diverse referenze che possono essere divise in tre linee: quella più classica della quale fanno parte il premiatissimo Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli, l’Amarone della Valpolicella Riserva Lilium Est, il Valpolicella Superiore Ripasso Monti Garbi, il Soave Vecchie Vigne e altri interessanti vini, la linea Scaia, costituita da prodotti innovativi, freschi e piacevoli e la già citata Télos. Di quest’ultima fanno parte Télos Il Bianco, un Valpolicella Superiore denominato Télos Il Rosso e Télos L’Amarone.
(La bottaia di Tenuta Sant'Antonio)
Originale e un po’ fuori dagli schemi Il Bianco 2016 da noi degustato. E’ fatto con Garganega per l’80 % più un 20 % di Chardonnay. La pressatura soffice delle uve avviene in totale assenza di ossigeno, non vengono aggiunti solfiti e l’affinamento si svolge in acciaio. Versato nel calice, mostra un colore giallo dorato chiaro. E’molto intenso al naso con profumi di erbe aromatiche tra cui spicca la salvia, poi una nota di ruta in sottofondo e sentori agrumati che completano un quadro di buona complessità.
Segue un sorso abbastanza fresco, ben strutturato e dotato di ottima corrispondenza con l’olfatto. Le sensazioni leggermente mielate che si registrano al palato contribuiscono ad arricchire il sapore che è equilibrato e mai eccessivo. Accompagna bene i formaggi freschi, le preparazioni a base di pesce di media consistenza, le verdure e tantissimi primi piatti. Da provare l’abbinamento con le lumache. Si trova sugli scaffali delle enoteche al prezzo di 12 euro.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Tenuta Sant’Antonio
Via Ceriani, 23
37030 Colognola ai Colli (Vr)
Tel. +39 045 7650383
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www.tenutasantantonio.it