Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Arance di Ribera Dop, frutti più piccoli, ma più dolci: “La siccità non ha intaccato la qualità”

23 Novembre 2017
arancia-ribera-dop arancia-ribera-dop

Arance più piccole, una produzione in linea con le ultime annate, ottima qualità e frutti più dolci. 

In sintesi, ecco la stagione che sta entrando a pieno regime delle Arance di Ribera Dop. In realtà, è stata già avviata la raccolta della navelina precoce (quasi il 50 per cento dei frutti raccolti). Entro 15, 20 giorni, si avvierà la campagna di raccolta della Washington Navel, l'arancia di Ribera più conosciuta. La siccità è stata l'incognita di tutta la produzione. “Le piogge sono cominciate a cadere solo qualche giorno fa – spiega il produttore Paolo Ganduscio – La siccità, sia primaverile che estiva, ha provocato una messa “a riposo” anticipata della pianta. Nonostante le irrigazioni di soccorso, abbiamo dato dei benefici solo all'apparato radicale. Per la chioma, avremmo avuto bisogno dell'aria condizionata, ma era una cosa davvero impossibile”. Per questo gli alberi hanno faticato e hanno prodotto frutti sotto-dimensionati. Ma c'è una nota positiva: “Questo clima un po' impazzito – ha spiegato Ganduscio – ha fatto allungare i tempi di pre-maturazione. Significa che i frutti hanno sviluppato una quantità maggiore di zucchero. Qualche giorno fa ho raccolto un'arancia semi-verde ed era incredibilmente dolce. Significa che a completamento della fase di maturazione avremo frutti dolcissimi”.


(Paolo Ganduscio)

L'arancia di Ribera è l'unico agrume ad aver ricevuto la Dop. Sono un migliaio i produttori che gestiscono 6.000 ettari di territorio dislocato su 14 comuni in due province (Bivona, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Cianciana, Lucca Sicula, Menfi, Montallegro, Ribera, Sciacca, Siculiana e Villafranca Sicula per la provincia di Agrigento; Chiusa Sclafani per la provincia di Palermo) e una produzione annua che si attesta in media sui 250 quintali per ettaro (in totale 1,5 milioni di quintali di arance prodotte). “Quest'anno i numeri sono più o meno gli stessi dell'anno scorso – dice Ganduscio – Potremmo anche segnare un lieve rialzo del 10 per cento”. Ma i problemi rimangono: “I prezzi sono ancora troppo bassi – dice Ganducio – e soprattutto contonuo a notare che noi produttori siciliani non abbiamo capito ancora quanto sia importante fare rete e remare tutti nella stessa direzione. Ci vorrebbe una migliore biodiversità, non della natura, ma umana”. La metà della produzione di arance di Ribera va all'estero. I principali mercati di riferimento sono la Germania (che assorbe il 50 per cento dell'export), la Francia (il 30 per cento), mentre il resto si divide tra Austria, Olanda e Belgio. “Perché non andiamo oltre Oceano? – dice Ganduscio – Costerebbe tantissimo, perché dovremmo andare via aerea e poi le arance dovrebbero essere vendute a 3/4 euro al chilo. Il problema è che le arance del Sud Africa viaggiano nei container per un mese, e io non le ho viste mai ammuffire. Un dubbio mi sorge”.

Intanto lo stesso Ganduscio, dal Fai di Agrigento, ha ricevuto l'incarico di gestire l'agrumeto che si trova all'interno del Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi di Agrigento, tra il tempio di Castore e Polluce e quello di Vulcano. “Si tratta di piante vecchie che stiamo cercando di far tornare agli antichi splendori -dice Ganduscio – Un progetto molto interessante e importante che servirà a far capire l'importanza delle arance della nosta cultura”. 

G.V.