(Kuaska in uno dei laboratori – ph Vincenzo Ganci)
di Andrea Camaschella
Quando ti svegli la mattina e il paesaggio, dalle finestre, appare grigio, freddo, umido, coperto da una coltre fumosa ha il suo fascino per 5 minuti: la nebbia poi diventa un po’ fastidiosa, l’umidità penetra nelle ossa e soprattutto se devi uscire di casa, non ti mette di buon umore.
Venerdì 20 ottobre, sulla strada per l’aeroporto di Malpensa, immerso nella grigia, fredda e umida nebbia il mio stato d’animo era ben diverso. Io ero felice di “scendere” a Giardini Naxos, in provincia di Messina. con la sua temperatura primaverile più che autunnale, il mare e soprattutto Taormina Gourmet pronta a iniziare. Il successo delle birre, in Italia, si misura anche a Taormina Gourmet: piano piano birrai e birrifici, con le loro birre, si sono creati uno spazio in un evento un tempo esclusivamente dedicato al vino. Ovviamente è l’organizzazione che ha creato l’occasione e offerto lo spazio, ma resta il fatto che di anno in anno l’evento cresce, ma le birre… di più! Un enorme salone, quasi pari a quello dedicato al vino, un numero di laboratori ancora in crescita, un concorso dedicato alle migliori birre presenti nei nuovi spazi dell’Hotel Hilton di Giardini Naxos.
(Luigi “Schigi” D'Amelio – ph Vincenzo Ganci)
Dei laboratori vi ho già raccontato (quasi) in diretta, resta che ascoltare Luigi “Schigi” D’amelio, l’estroso birraio di Extraomnes (mi raccomando, tutto attaccato che si arrabbia un sacco) che parla di abbinamenti, impossibili in realtà possibili, o in generale di birra, è sempre un piacere, anche se non di più quando mette in pista pure i vini e sfodera le sue reminiscenze di sommelier. Non facesse delle birre eccezionali, ci sarebbe da lamentarsi che dedica troppo tempo al birrificio e poco alla divulgazione. A Taormina Gourmet invece si presenta in doppia veste, occasione decisamente ghiotta. Più facile trovare Lorenzo “Kuaska” Dabove a parlare di birra, d’altronde è il più grande, e primo tra tutti, degustatore e amante delle birre, italiane o belghe o ovunque il suo fiuto l’ha spinto. E poi quando veste i panni del principe del Pajottenland, raccontando del mondo del Lambic e dei suoi protagonisti, non ce n’è per nessuno. In due fanno un poker d’assi, tramutatosi in scala reale con il quinto laboratorio, il più tecnico, con Michele Galati a stupire i presenti già solo con due bicchieri d’acqua.
(Michele Galati – ph Vincenzo Ganci)
In realtà quando finiscono, ti rendi conto che non bastano, che ce ne vorrebbero di più. Che forse occorre anche uno spazio per presentare meglio i birrifici in generale. Siamo fatti così, ci offrono una mano, ci prendiamo il braccio e cerchiamo di prenderci pure altro. Però i laboratori solo al sabato, prima dell’evento vero e proprio, con l’unico evento di domenica in coda a tutti gli altri, sono in effetti un po’ poco rispetto al vino. La sala degli assaggi, che l’anno passato era un po’ congestionata, quest’anno era più che adeguata, con ampi spazi che permettevano di muoversi e raggiungere qualsiasi banco. Birrifici e birre sempre di buon livello, con ospiti d’eccezione, che raramente fanno fiere e una bellissima carrellata di birrai, birre e birrifici siciliani. Sono mancati molti dei professionisti, cioè i proprietari di locali, distributori, coloro che poi devono muovere il mercato – o io proprio non li ho visti. Occasione persa, per loro in primis: l’evento è di livello alto, le persone con cui parlare direttamente o prendere accordi per future chiacchierate ci sono. Soprattutto le birre da assaggiare e farsi un’idea c’erano eccome.
La vera pecca è stata la mancanza di uno “spruzzino” o di qualche altro modo (lavandino del bagno a parte) per ripulire un po’ il bicchiere. Nel mondo del vino forse non è importante, ma la birra resta, sotto forma di schiuma, attaccata al vetro. Quanto meno io non sono in grado, con un bottiglietta d’acqua, di ripulire il bicchiere (in compenso ho bevuto un sacco di acqua, tentando di rimettere il vetro in una condizione decente, male non fa, però…). Con lo spazio esterno lì, a disposizione, basterà portare un tubo dell’acqua e la cosa è fattibile, senza grossi problemi, ma è qualcosa che andrà fatto per le prossime edizioni. Visto il momento cruciale del mercato birrario nazionale, con multinazionali e grandi gruppi che stanno facendo la spesa in Italia, acquisendo quelli che fino a un attimo prima erano birrifici indipendenti (e italiani), creando scompiglio e soprattutto poca chiarezza nei consumatori, ho trovato giusto che a Taormina Gourmet i birrifici non indipendenti, che quindi non possono, a norma di legge, definire artigianali le proprie produzioni, siano stati messi in un angolo a sé, lontano da chi produce birra artigianale. Questo benché Taormina Gourmet non si sia mai proposto come un evento dedicato esclusivamente alla birra artigianale. Tuttavia per i prossimi anni sarebbe il caso di tirare le fila del discorso, evitando di far partecipare quei birrifici che non possono più definirsi indipendenti.
Se in un festival la nota più dolente sono le cravatte, gialle e tagliate, come uscite da un matrimonio in cui è scappata la mano, del personale di servizio dell’Hilton (per altro impeccabile e professionale), posso affermare soltanto che partecipare a Taormina Gourmet è stato bellissimo. E lo è stato non solo per il clima e i panorami esterni, anche se pure quello aiuta e non poco,ma per il contesto generale della manifestazione,anche se, in effetti non credo che la sensazione sarebbe altrettanto positiva, fuori dalla Sicilia. Come ogni cosa, nulla è perfetto, ma perfettibile, qualche piccolo ritocco andrà fatto, ma si conferma un evento in crescita, che ha saputo “digerire” – e far digerire – molto bene la nuova location. Mi è bastato dare un occhio al dietro le quinte, alla macchina organizzatrice, alla sala stampa, ai tanti che ci mettono anima e cuore: l’evento non potrà che continuare a crescere e migliorarsi.
Insomma, complimenti sì ai birrai per le loro birre, a chi ha tenuto i laboratori, a chi ne ha scritto, ma complimenti soprattutto a chi negli anni ha messo in piedi un evento simile, riuscendo non solo a riproporlo, ma anche a ingrandirlo fino a renderlo una meta imprescindibile per gli appassionati di vino, di birre, di formaggi, di salumi, di distillati… Urge segnare le date in agenda per l’anno prossimo: 27, 28 e 29 ottobre 2018. E non sono la nostalgia per il clima e l’accoglienza siciliana a farmi parlare, anche se in effetti ne sento la mancanza.
Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci