Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 114 del 21/05/2009

L’AZIENDA Svolta biodinamica

21 Maggio 2009
abbazia abbazia

L’AZIENDA

Francesco Lena, patron di Abbazia di Sant’ Anastasia, racconta la sua conversione ai prodotti realizzati secondo natura. “Così salvaguardiamo il nostro patrimonio territoriale”

Svolta biodinamica

Biodinamica? C’è chi la critica, ma anche chi ne è grande sostenitore. È il caso di Francesco Lena, proprietario dell’azienda enoagricola Abbazia di Sant’Anastasia, che ha appena festeggiato i suoi 50 anni di attività imprenditoriale.

Lena è il patròn di una delle realtà più interessanti d’Italia: 450 ettari tra viti e uliveti sulle pendici di Castelbuono, in provincia di Palermo, una cornice medievale mozzafiato del 1100 che guarda il mare, un’azienda che rappresenta un caso a sé, per avere impostato una produzione di nicchia di vini pregiatissimi esclusivamente sull’equilibrio e l’armonia della natura riducendo al minimo l’intervento dell’uomo. Lena ha deciso di riconvertire la propria produzione al biodinamico nel 2003, periodo in cui il biologico era fortemente stimato come l’unica alternativa possibile verso la sostenibilità e la qualità. “Inizialmente – racconta – l’azienda veniva condotta in maniera biologica. Da sempre la nostra filosofia è stata quella di ottenere vini che rispecchiassero in modo autentico la tipicità e l’unicità del territorio. Avvicinarci alla biodinamica ha significato per noi una moderna presa di coscienza sull’agricoltura, trovando nei fondamenti di questa ‘etica dell’agricoltura’ la reale salvaguardia per il nostro patrimonio territoriale. Il passo dal biologico al biodinamico è stato naturale”.

La riconversione, durata 3 anni, ha portato l’azienda ad utilizzare metodologie che appartengono in fin dei conti alle pratiche agricole di un tempo: dalla valorizzazione del letame, principio vitale del sistema humus-terra, alla vivificazione dei terreni con rotazioni e colture a maggese, all’aratura superficiale e alla zappatura, al totale rispetto della flora e della fauna in un ottica di ripristino dell’equilibrio naturale del territorio. Bandito qualsiasi trattamento o preparato chimico, anche in quelle piccole percentuali tollerate nell’agricoltura biologica. “Operare nell’ottica della biodinamica significa preservare la natura ed ogni sua forma di vita, senza forzarla o alterarla. Solo così si può aiutare la pianta a difendersi dai parassiti”, spiega Lena.

Anche la cantina è stata convertita alla vinificazione biodinamica, per ottenere un vino “naturale”, in cui venga favorita l’azione degli elementi naturali senza aggiunte di coadiuvanti enologici e trattamenti fisici e chimici. “Assieme ad altre cantine che hanno sposato la biodinamica – aggiunge Lena -, abbiamo aderito ad un’iniziativa che certifica l’efficacia del metodo di lavoro di questa pratica e l’eccellenza dei risultati in termini di qualità e peculiarità organolettiche dei vini: un collarino con il marchio registrato vini biodinamici”.

Lena, inoltre, ha in mente un altro progetto: portare l’azienda a ciclo completo, dalla produzione dei sementi all’allevamento di bovini, caprini e ovini. Una scelta sostenibile che si avvale della consulenza di Paolo Parisi, il famoso allevatore ligure di origine siciliana, a cui va il merito di avere rivalutato la razza suina cinta senese e la pregevolezza delle sue carni.

Manuela Laiacona