(Carlo Baruffi – ph Corriere.it)
“Sono un uomo pacifico, gioviale, accomodante, ho 74 anni e non spreco certo il tempo in moti di rabbia”.
Inizia così la sua chiacchierata con il Corriere della Sera di Carlo Baruffi, coltivatore di olivi che ha scelto di produrre in Valtellina, a 600 metri di quota, dimostrando a tutti che aveva ragione. Ci troviamo a Poggiridenti, qualche chilometro sopra Sondrio, tra viti secolari e pascoli di mucche. Quando aveva rivelato le sue idee, gli davano del pazzo. Nessuno, infatti, prima di lui aveva pensato di piantare ulivi lassù, sulle Alpi, a due passi dalla Svizzera. Oggi però la scommessa l’ha vinta lui. Coldiretti certifica: “Oltre il 46esimo parallelo in Valtellina si trova l’estrema frontiera nord dell’olio d’oliva italiano. Negli ultimi dieci anni la produzione è passata da zero a 16 mila piante su oltre 50 mila metri quadrati di terreno”. Carlo non è un contadino. Da ragazzo ha imparato dal padre il mestiere del fabbro, poi ha cominciato ad aggiustare lambrette e infine è passato alla vendita di auto. I primi ulivi li ha piantati sedici anni fa, per gioco. Ha creato un po’ di posto nel vigneto e accanto all’uva ha innestato trenta pianticelle. Le guardava e pensava tra sé, cresceranno? Oggi sono 380 i suoi alberi che danno i frutti a novembre, quando con gli amici inizia la raccolta e porta le olive a Biosio, vicino Como, perché in Valtellina i frantoi non ci sono. “Pure a Biosio mi prendevano in giro e ridevano. “Ma va là, le olive della Valtellina. Queste vengono dal Garda”, mi dicevano”.
Ma Carlo aveva studiato con particolare attenzione questa operazione. Soprattutto i cambiamenti climatici. Anni fa aveva comprato una casa in Liguria, a Sanremo. “Lì ci sono tanti ulivi. Quando camminavo tra gli alberi pensavo al verde che fanno anche d’inverno”. Sul suo terrazzamento gli ulivi non superano i tre metri. Carlo è con suo figlio, stanno tagliando i pezzi di ramo che non danno frutti. Ne butta via uno e dice: “Ora tutti mi seguono, conosco contadini che hanno piantato a 700 metri”. Butta un altro ramo e indica il cielo. “Mio padre coltivava la vigna. Faceva del buon vino, 10 massimo 11 gradi. Quando un anno è arrivato a 13 gradi ho capito che qualcosa stava succedendo, il clima stava mutando. Vuoi vedere che pure l’ulivo cresce qui”? I rami sono stati raccolti, il figlio asciuga il sudore dalla fronte, mentre la moglie si prepara in cucina. Col tempo anche lei gli ha dato ragione. Pian piano ha accettato lo “straniero”. “Adesso prepara la salsa con l’olio e non usa il burro quando c’è da preparare una bistecca. Sa, qui da noi le abitudini sono radicate, il burro è il re della tavola, è dappertutto”.
E anche Coldiretti si è ricreduta, iniziando dei corsi per insegnare i segreti della nuova coltura. Ci sono progetti per un frantoio in zona. Albero Marsetti, presidente dell’associazione di Sondrio, afferma che l’olio valtellinese è di ottima qualità. “Ma siamo solo all’inizio”. L’anno scorso Carlo ha prodotto 30 quintali di olive e tre di olio. Lo imbottiglia e lo fa assaggiare anche ai suoi amici liguri e ai parenti in Umbria. “Quando dico che arriva a costare 35 euro al litro loro si scaldano e non ci credono. Ma è così”.
C.d.G.