“A memoria d'uomo non si ricorda una stagione come quella in corso, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata”.
Parla così Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi analizzando la vendemmia 2017, ormai iniziata in gran parte d'Italia. Un dato è certo: il raccolto quest'anno farà registrare una perdita. Da regione a regione i dati sono diversi, ma il calo della produzione, in generale, si attesterà intorno al 24 per cento, nel confronto con la vendemmia 2016 (particolarmente “generosa”); meno 13 per cento, invece, se il dato si confronta con la media del raccolo delle annate dal 2012 al 2016. Le gelate di aprile hanno attraversato gran parte dell'Europa, “bruciando” molti germogli ormai già ben sviluppati, e quindi, purtroppo, non più in grado di fruttificare. Poi è stato il turno della siccità, fatte salve alcune regioni del Nord, che ancora persiste, che ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto, tanto che la colonnina del termometro ha fatto spesso registrare valori al di sopra dei 40°C.
“I vigneti del Nord hanno invece potuto beneficiare, durante i mesi di luglio ed agosto – dice Cotarella – di provvidenziali piogge anche se spesso sono state accompagnate da forti grandinate che, in alcuni casi, hanno compromesso la produzione in diversi areali”. Fortunatamente si riscontrano anche delle zone che non hanno avuto problemi, grazie a qualche pioggia estiva e soprattutto all'oculata e scientifica gestione dei vigneti, o all'eventuale disponibilità di acqua da irrigazione e alla naturale resistenza a questo clima estremo di alcune cultivar specialmente indigene. Ma le irrigazioni di soccorso non sempre servono a qualcosa, come raccontava al nostro giornale Attilio Scienza (leggi qui). Per Cotarella, però, “ciò che consentirà di ottenere in alcuni siti produttivi quantità e qualità buone se non ottime è la nostra trasversalità territoriale e la nostra grande biodiversità unica al mondo”.
(Riccardo Cotarella)
Secondo le prime previsioni Assoenologi, il calo di quest'anno si dovrebbe attestare intorno ai 13 milioni di ettolitri rispetto allo scorso anno pari ad una flessione di circa il 24%. Tutte le regioni italiane fanno registrare consistenti decrementi produttivi con punte anche del 35-40% in Sicilia ed Umbria. Unica eccezione la Campania che, dopo la difficile vendemmia della scorsa campagna, fa registrare un aumento del 5%. Con 41,1 milioni di ettolitri il 2017 si colloca tra le prime 6 vendemmie più scarse dal 1947 ad oggi (1947: 36.4 milioni di ettolitri; 1948: 40,4 milioni di ettolitri; 1949 e 1950: 41 milioni di ettolitri; 2012: 41,1 milioni di ettolitri). “Le nostre stime quantitative sono riferite alla situazione riscontrata dai colleghi enologi delle 17 sedi periferiche dell’Assoenologi tra la seconda e la terza settimana di agosto – spiega Cotarella – vale a dire quando la quasi totalità dell'uva era ancora sulle piante. Purtroppo, visto il perdurare della siccità e delle alte temperature al Centro-Sud, non è da escludere che ci siano altre consistenti perdite nella produzione di uva”. E mai come quest'anno la vendemmia p stata anticipata. Anche se non tutti i produttori hanno scelto di iniziare in anticipo. Come Mattia Vezzola, enologo di Bellavista e patron di Costaripa (leggi qui).
Ecco le previsioni di Assoenologi
C.d.G.