di Francesca Landolina
“Mentre tornavo, avevo scoperto dalla barca un’isola nascosta dietro Lipari. Il battelliere la chiamò Salina. Lì si produce il vino di Malvasia. Volli bere una bottiglia del celebre vino. E’ proprio il vino dei Vulcani, denso, zuccherato, dorato”.
Così scriveva nel 1890 Guy de Maupassant nella sua “La vita errante”, parlando di Salina e della Malvasia delle Lipari, il vino dalla lunga tradizione storica importato dai greci nel 580 avanti Cristo. E che oggi dopo un calo di produzione negli anni '50 e '60, vive un momento di nuovo dinamismo, dopo la forte ripresa della viticoltura eoliana sotto la spinta di viticultori illuminati. A metterlo in vetrina, il “Malvasia Day”, evento nato dall’intuizione della famiglia Tasca che si è appena concluso. Dopo circa sei anni si assiste ad una nuova presa di coscienza da parte dei produttori, che da una parte restano fedeli alla Malvasia delle Lipari Passito, quel vino dolce che è capace di affascinare come pochi vini al mondo per la sua dolcezza intrigante, mostrando un livello qualitativo senza precedenti e che dall’altra sperimentano la vinificazione secca, proiettandosi verso un futuro che rende la Malvasia delle Lipari un vino piacevole, godurioso come aperitivo e come abbinamento ai piatti della cucina marinara, grazie alla caratteristiche di aromaticità e sapidità.
Durante la manifestazione sono state circa 15 le cantine che hanno fatto degustare i loro vini. Presenti tutti i produttori. Ciascuno dietro il proprio banchetto a narrare origini, tecniche di vinificazione, mostrando passione, fierezza e voglia di fare di più. In questo momento infatti si rimette in moto il Consorzio di Tutela della Doc Malvasia delle Lipari e della Igt Salina, ricostituito nel 2016 e che ha ottenuto dal Ministero dell'Agricoltura l'incarico per esercitare l'erga omnes. Si parla di una modifica del disciplinare ed entrano nel dibattito la possibile introduzione di una Doc per la Malvasia Secca e la sostituzione della dicitura naturale con vendemmia tardive. In quest’ultimo caso infatti le uve vengono raccolte in avanzato stato di maturazione, ma non subiscono il naturale appassimento al sole sui graticci di listarelle di canne per 10 – 15 giorni come avviene invece per la tipologia Passito, la più antica praticata nelle Eolie.
A prescindere dai metodi e dalle tecniche di vinificazione, i vigneti coltivati tra Salina, Lipari, Vulcano e Panarea si caratterizzano per la loro singolare bellezza che dona valore al paesaggio. Sono coltivati infatti su terrazzamenti contenuti da muretti a secco di pietra lavica. E diventano testimonianza di come l’intervento dell’uomo abbia, nei secoli, tramandato antiche tecniche di coltivazione della vite, e di come sappia innovarsi nell’epoca moderna e contemporanea, intercettando nuovi gusti di mercato,che diventano stimolo, per una innovazione che ha radici nel passato ma che si proietta al futuro.
Abbiamo degustato tutte le Malvasie delle Lipari presentate e iniziamo a raccontarvele, partendo dalle secche.
Salina Bianco Igt Virgona 2016
Le uve selezionate sono Inzolia, Catarratto e Malvasia e provengono dalle colline di Malfa a Salina. Giallo tenue con riflessi verdolini, Profumi di pappa reale, erbe mediterranee, fiori di campo. Al palato, il leggero affinamento in legno, lo rende un vino un po’ complesso, piacevole.
Iancura 2016 Hauner
Da uve malvasia e 10 per cento di inzolia, colore giallo paglierino con riflessi verdolini, è il vino ideale da bere al momento dell’aperitivo con uno sguardo al mare, o in abbinamento ad un piatto tipico della tradizione eoliana, con ortaggi e pesce. Al naso note di pesca, melone, sedano, salvia, alloro. In bocca colpisce per la sapidità, unita a note mielose e dolci. Un vino salino, ideale compagno di avventura per una meta vacanziera.
Salina Bianco 2016 Barone di Villagrande
La vigna in cui nasce questo vino, vicino a Santa Marina Salina, è una meta da scalare per la sua bellezza, terrazzamenti che dalla montagna degradano al mare, disegnando un paesaggio unico. Il vino si ottiene con uve Malvasia, Inzolia, Catarratto e Rucignola. Un bianco marino, sapido che sprigiona piacevolezza al naso con sentori di pesca ed erbe aromatiche mediterranee. Scia sapida che lascia in bocca la voglia di un nuovo sorso.
Infatata 2016, Caravaglio
L’azienda di Nino Caravaglio sembra andare al galoppo verso un miglioramento continuo che non passa inosservato anno dopo anno. Un buon lavoro che prosegue a ritmo costante. Il vino si caratterizza per il colore giallo scarico con riflessi verdolini. Un naso delicato con note floreali, di melone e pesca. In bocca fresco, dal finale fluido. Accattivante.
Occhio di terra Malvasia 2016, Caravaglio
Un vino ottenuto con macerazione sulle bucce per 30 giorni e affinato in anfore di terracotta per circa sei mesi. Un vino che colpisce per le note sulfuree, marine e mielate. In bocca bella struttura, piacevole la sua freschezza e la scia sapida.
Dydyme 2016, Tasca D’Almerita
Inconfondibile lo stile aziendale. Preservate le caratteristiche aromatiche della Malvasia, è un bianco elegante, fascinoso, moderno. Colore giallo paglierino scarico, con riflessi verdolini. Al naso fiori di campo, erbe aromatiche. Salino e lievemente amarognolo sul finale.
Maddalena 2016, Fenech
Maddalena piace e convince anche quest’anno. Al naso fiori di campo, miele, vaniglia, alloro, frutta estiva, capperi. In bocca piacevole, fresco, teso. Bella acidità.
Lène 2016 Salina Bianco igt, D’amico
Un produttore innamorato dal volto sincero che presenta il proprio vino come fuori dal coro. Un vino che si direbbe “naturale”. Ampio bouquet floreale, note iodati e agrumate. Vino onesto.
Malvasia bianco secco 2016 Lantieri
Il vigneto a Vulcano è caratterizzato da sabbia nera finissima, in contrada Gelso. Attenta e rigorosa la produttrice Paola lantieri nell’accudire le sue vigne da cui fa nascere vini tradizionali e interpreti del territorio. Colore giallo paglierino, al naso note agrumate e di erbe aromatiche. Sottilmente austero.
(continua…)