(Walter Massa)
Il vino dei Colli Tortonesi in degustazione a Milano, giovedì sei luglio.
Per questo evento i dirigenti del Consorzio tutela vini Colli Tortonesi hanno scelto l’Osteria del Binari per abbinare i loro vini ai piatti della tradizione meneghina, visto che Milano resta uno dei più importanti sbocchi commerciali per la produzione enologica di quella che viene definita terra di mezzo perché compressa tra il Monferrato, il Gavi e l’Oltrepo Pavese. Insomma, questi colli sono una sorta di porta d’ingresso del Piemonte che, però, conta su 2.000 ettari di vigneti, distribuiti nei territori di trenta comuni della provincia di Alessandria, e che producono degli ottimi rossi a base di Barbera e Croatina e dei bianchi pregiati come Cortese e lo spettacolare Timorasso, un vino rilanciato da Walter Massa e diventato ormai un prodotto di culto. Su questi colli, che offrono un paesaggio variegato con saliscendi impervi e scoscesi che tagliano le vigne, la vite è coltivata da secoli, grazie ai monaci benedettini che dopo l’anno Mille costruirono numerosi monasteri per rafforzare l’influenza della Diocesi di Tortona, e cominciare e valorizzare la coltivazione della vite. Disposero una coltivazione a piccole parcelle, custodendo e migliorando quello che rendeva di più: i singoli vigneti tenuti con cura e un podere agricolo costituito con alberi da frutta selezionati, cereali e animali da stalla.
(Uve Timorasso)
Tra i vitigni allevati nei Colli Tortonesi predominano il Barbera – “un vino su cui dobbiamo investire di più – dice Walter Massa – che occupa una superficie di 1.500 ettari, il Cortese, 150, il Timorasso, 100, la Croatina e il Dolcetto, entrambi su 50 ettari. Ma, anche, altri vitigni minori soprattutto autoctoni piemontesi altrettanto significativi: Freisa, Favorita, Cenerina, Bonarda piemontese, Grignolino, Nibiò, Moscato. Insomma, una scelta di nicchia, una varietà ampelografica indigena straordinaria, coltivata a discapito di vitigni internazionali più blasonati. Tanto da poter affermare che nella ricerca e nella custodia di queste produzioni, c’è la volontà di far emergere l’identità inconfondibile del Piemonte”. Quattro le tipologie della Doc Colli Tortonesi: rossi (Rosso, Rosso Frizzante, Rosso Novello, Barbera, Barbera Riserva e Barbera Superiore, Dolcetto e Dolcetto Novello e Croatina, Croatina Riserva, Freisa); rosati (Chiaretto, Chiaretto Frizzante); bianchi (Bianco, Bianco Frizzante, Cortese, Cortese Frizzante, Cortese Riserva e Cortese Spumante, Favorita, Moscato) e il mitico Timorasso, anche Riserva. A queste varietà vanno aggiunte le sottozone Colli Tortonesi Monleale e Colli Tortonesi Terre di Libarna; sottozona Terre di Libarna solo in versione Timorasso fermo o spumante.
E, così, chi se ne era dimenticato, giovedì sei potrà riscoprire il vino ottenuto dal Timorasso, vitigno autoctono a bacca bianca coltivato nel comprensorio del Tortonese sin dal Medioevo, diventando il più importante vitigno bianco piemontese. Negli anni '50, in concomitanza del boom economico e lo spopolamento delle aree agricole, inizia un declino in termini di superficie coltivata che prosegue fino agli anni '90 quando l'impegno di un gruppo di giovani vignaioli tortonesi ne riscopre l’antica tradizione e intraprende la strada del rilancio. Il pioniere è Walter Massa, che alla fine degli anni '80 getta le basi per il rinascimento di questo grande vino bianco. Nel primi anni ’90 esce ufficialmente la prima bottiglia di Timorasso e insieme ad essa anche un bel fermento intorno al vino, tanto da convincere altri due produttori tortonesi, Andrea Mutti e Paolo Poggio, a seguire le orme di Walter. E’ un successo tale che nel 2000 entrano in campo altri produttori che si uniscono ai tre pionieri. In questo periodo si comincia ad associare al nome Timorasso l’antico appellativo della città di Tortona, Derthona, per indicare il territorio, il vino e il vitigno che sta diventando il simbolo di Rinascimento nei Colli Tortonesi. Nel 2011 viene inserita nel disciplinare Timorasso la sottozona “Terre di Libarna” per valorizzare l’estremo confine dei Colli Tortonesi, la Val Borbera, dove i vigneti sono coltivati tra i 400 e i 600 metri. Il Timorasso qui è prodotto anche in versione spumante.
Timorasso, “Le Vieux Beau”, come ci ricorda anche il film di Giovanni Veronesi “Non è un paese per giovani”, di cui il Timorasso è co-protagonista: questo vino “va dimenticato”, perché il vitigno, il terreno e lo stile di vinificazione permettono di lasciare senza paura le bottiglie in cantina, e adeguatamente conservate, assaggiarle anche dopo dieci anni. Tutto questo grazie al terreno ricco di litio, zolfo, calcio, e all’unione dei produttori che puntano sulla qualità del vino, sottolinea il pioniere Massa. Tant’è che il Timorasso Derthona, insieme al Timorasso Terre di Libarna, a Barbera, Cortese e Croatina costituiscono il grande patrimonio ampelografico su cui tutela il Consorzio dei Colli Tortonesi. Nato nel 1999, conta 43 aziende associate e dal 2014 è Erga Omnes: rappresenta cioè tutte le aziende che lavorano i 2.000 ettari di vigneto tortonese in questa terra di confine, incastonata tra Lombardia, Liguria e Emilia.
Michele Pizzillo