CIBO & DESIGN
A Milano nei giorni della manifestazione anche il settore dell’enogastronomia ha fatto il salto di qualità. Ecco come un progetto d’arredo si sposa con i sapori
Salone del mobile…
e del gusto
Passeggiando alcuni giorni fa per le vie di Milano, in occasione del 48° salone del mobile, la città, seppur in maniera ridotta rispetto agli anni precedenti, aveva il fascino internazionale di un salotto urbano. Piacevoli soste in locali rivisitati o concepiti ad hoc per quell’occasione erano interessanti spot dove sorseggiare calici colmi di design.
Da Porta Genova a via Tortona con Il ristorante Boccino, lo spazio Richard Ginori o il bar Bugatti ed il suo cortile rivisitato per l’occasione dove ogni sera veniva celebrato il rituale della preparazione della mozzarella; dai wine bar di Brera, agli allestimenti di Paola Lenti in corso Magenta fino alla Triennale – qui in una precedente edizione del salone si è celebrato un interessante evento progettuale legato alla consumazione veloce, intitolato street-food design; una mostra dinamica dove la consumazione mordi e fuggi poteva comunque essere prodotta in un contesto di qualità -.
Se Vevue Clicot costruisce un muro con le confezioni di champagne, nel lounge di Lavazza sorseggiando il caffè si raggiunge il paradiso, ed il designer Matteo Ragni orienta i consumatori del Campari in un immaginario e virtuale labirinto contemporaneo, dove il faro non sarà altro che la bottiglia di Campari soda ed un bicchiere da porre su questa. In spazi conclusi o all’aperto, per lunghe soste o break mordi e fuggi, l’imbarazzo della scelta durante la settimana milanese del design era garantito sempre e comunque con un protagonista comune: il design.
Se il design cura ogni singolo dettaglio – ricordiamo Giulio Iachetti il più giovane vincitore del Compasso D’Oro con il progetto di food design del Moscardino di Pandora Design -, dal packaging all’oggetto d’arredo, alla progettazione e contestualizzazione degli elementi illuminanti, allo stesso modo non sempre vi è riscontro nell’applicazione dell’oggetto proposto soprattutto nel settore della ristorazione; qui ogni complemento, accessorio, suppellettile è ingrediente di una più ampia ricetta.
Eppure il progetto gastronomico legato a quello del design non può che divenire fonte di godimento per l’utente e d’ispirazione per il design stesso, oltre che una strategia di marketing da non sottovalutare. Un percorso all’interno di uno spazio, un colore, un effetto di luci, un’immagine, un progetto d’arredo, possono essere “l’entreè” di un prelibato menù o l’anticipazione del microcosmo all’interno del quale ci si accinge a penetrare.
Giada Semilia