di Clara Minissale
Da diciannove anni partecipa al Summer Fancy Food Show, una manifestazione che si tiene a New York e raduna al “Jacob K. Javits Convention Center” le più qualificate imprese mondiali del settore food.
Ma quando, diciannove anni fa, decise per la prima volta di assecondare la sua lungimiranza e i consigli di qualche amico e comprò il biglietto per la prima traversata transoceanica, la sua azienda, la Fiasconaro, erano ancora in pochi a conoscerla. “Erano i nostri primi passi – racconta Nicola Fiasconaro dalla sua stanza d’albergo, all’ottantesimo piano in un grattacielo a Manhattan, facendo un bilancio della fiera appena conclusa –. Spedimmo in America un container con i nostri dolci che, oltre ogni nostra aspettativa, fecero il giro del mondo”. Da allora l’azienda di Castelbuono, in provincia di Palermo, non si è più fermata e, anno dopo anno, i prodotti Fiasconaro hanno conquistato sempre più il mercato americano facendo diventare irrinunciabile l’appuntamento con la fiera newyorkese. “La cosa che mi affascina di più dell’America – racconta il maestro pasticcere – è che ogni giorno si compie una magia che è quella di vedere convivere popoli con tradizioni e storie così diverse. Anche le abitudini alimentari sono differenti eppure dinnanzi al made in Italy sono tutti d’accordo e i più informati associano immediatamente il nostro cibo ad una alimentazione sana e gustosa. Oggi il made in Italy è vincente ma non è stato sempre così”. Nicola racconta di quando, tanti anni fa, gli unici a comprare i loro prodotti fossero gli italiani d’America e di come il mercato dei panettoni fosse monopolizzato dall’industria. “Di panettoni artigianali non si parlava affatto e il nostro si vendeva a stento – ricorda – perché era difficile far capire perché costasse più di quelli industriali. Oggi, per fortuna, non è più così e per avere un prodotto di qualità si è disposti a spendere qualche euro in più”. Oggi a comprare miele, marmellate, dolci, non sono più solo le generazioni di italiani all’estero ma “tutti quelli che hanno acquisito la cultura del made in Italy e la associano al buono. Una delle cose che mi dà più soddisfazioni, ad esempio, è vedere gli afroamericani che comprano il nostro panettone”.
La Fiasconaro, tre fratelli e le nuove generazioni al loro fianco, ogni anno in America registra un incremento di vendita di circa il 10 per cento. Numeri importanti per un’azienda a gestione familiare, dove per familiare si intende anche la famiglia allargata dei 120 dipendenti, tutti del territorio di appartenenza. “I paesi più importanti per l’export sono senza dubbio California e Canada – continua Nicola – ed è proprio per soddisfare le richieste che ci arrivano da oltreoceano che quest’anno anticiperemo di una settimana la produzione di panettoni ed inizieremo a metà luglio le lavorazioni”.
Ma in questi diciannove anni non sono cambiati solo i gusti degli americani, è cambiata anche l’azienda, che è diventata un sistema più complesso, più attento alla ricerca, alla sperimentazione, alle risorse umane, alla certificazione di qualità e alla formazione. “Se dovessi sintetizzare quello che abbiamo fatto in questi anni – dice Nicola – direi investimenti per crescere. Invece di comprare case e macchine, noi abbiamo reinvestito nell’azienda”. E tra questi investimenti c’è senza dubbio Fiasconaro 2020, un progetto di azienda allargata e condivisa che prevede nuovi magazzini, campi ricreativi per i dipendenti, asili nido per i loro figli, “tutto realizzato nella nuova area che finalmente siamo riusciti ad acquisire dopo anni di tentativi andati a vuoto e tira e molla con le amministrazioni. A luglio partiranno i lavori e sarà per noi un momento molto importante perché dimostreremo che si può essere imprenditori con impostazione manageriale anche stando al sud. Se vinciamo noi – conclude Fiasconaro – vince la Sicilia”.