(Valerio Visintin)
Cresce l’apprezzamento per la sezione dedicata al racconto del vino e del cibo, nata lo scorso anno in collaborazione con l’Ais.
“In oltre cinquant’anni di attività abbiamo potuto percepire l’eccellente considerazione di cui gode l’Associazione Italiana Sommelier nell’opera di valorizzazione del vino italiano” ha dichiarato Antonello Maietta, Presidente nazionale dell’Ais; “Attraverso il Premio Ischia intendiamo evidenziare anche l’impegno che dedichiamo all’enogastronomia in tutte le sue sfaccettature e l’attenzione nei confronti di chi la racconta con entusiasmo e competenza”. Nell’albo di quanti si possono fregiare di questo ambito onore figurano i più significativi personaggi del giornalismo mondiale. La celebre “Penna d’oro”, il Premio Comunicatore Internazionale e gli altri riconoscimenti tematici hanno valorizzato, nel corso di 37 edizioni, quello che a buon titolo si può definire l’approdo dei grandi del giornalismo.
Quest’anno il Premio Ischia per la narrazione enogastronomica, che sarà consegnato a Lacco Ameno il 30 giugno, è stato assegnato a uno dei più acuti critici gastronomici, Valerio Massimo Visintin, che ha fatto dell’anonimato la sua dottrina. Da 27 anni scrive per il “Corriere della Sera”, in diverse rubriche cartacee e web che la testata dedica alla ristorazione e all’enogastronomia. Ha pubblicato numerose guide e alcune apprezzate opere di narrativa. Collabora con le riviste “Vitae” e “Grande Cucina”. “Non c’è giornalista più atipico e solitario del critico – afferma Visintin – Non ci confrontiamo con i fatti, non diamo notizie, non scandagliamo verità nascoste. Azzardiamo sentenze, basandoci sulla lettura di percezioni personali. Tanto più opinabili e volatili in campo gastronomico, dove prevalgono il gusto individuale e persino l’umore del momento. Questo premio, dunque, non soltanto mi onora, ma restituisce alla mia piccola missione quotidiana un senso di utilità e concretezza, che talvolta rischia di perdersi. In trent'anni di ristoranti, ho guadagnato trenta chili. Ora posso dire che è servito a qualcosa.”
Visintin, infatti, crede fermamente che i critici gastronomici debbano mantenere l’anonimato nell’esercizio delle proprie funzioni. Per questo motivo, visita i ristoranti soltanto in incognito: chef, camerieri e osti non conoscono il suo volto. Per mantenere il suo anonimato, nelle occasioni pubbliche si presenta con il viso coperto da un passamontagna. La giuria ha assegnato il premio a Visintin con questa motivazione: “Per il rigore dimostrato in decenni di attività nelle vesti di critico enogastronomico, svolta con acume e obiettività, osservando un irreprensibile anonimato per tener fede al proposito di giudicare ogni locale dal punto di vista dell’avventore qualsiasi, senza i privilegi derivanti dall’essere conosciuti. Un anonimato che ha condotto a forti condizionamenti nella sua vita privata e sociale. Pregevolissima è anche la sua prosa, che rivela una profonda conoscenza della lingua italiana: efficace, accurata, stilisticamente esemplare, spesso ravvivata da una vena arguta e spiritosa”.
C.d.G.