Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La manifestazione

Roséxpo, verso la grande degustazione: “Ma il vino rosato deve diventare un’abitudine”

09 Giugno 2017
rosexpo_3 rosexpo_3

di Manuela Zanni

Domani ultima giornata di Roséxpo, il salone internazionale dei vini rosati, con il grande banco di assaggi al castello Carlo V di Lecce che proporrà una selezione accurata dei migliori rosati internazionali. Oggi gli operatori di settore, stampa e produttori si sono riuniti in un tavola rotonda dedicata al miglioramento dell'offerta dei rosati italiani in sala e in enoteca. 

Ad aprire il dibattito il direttore del Consorzio Valtènesi Carlo Alberto Panont che ha detto: “Il pensiero rosè va portato avanti. Bisogna considerare il rosato un vino per il quale selezionare appositamente le uve e la modalità di raccolta e non come un vino di risulta o seconda scelta”. “Ma se è vero che le uve e il metodo di produzione sono fondamentali, la comunicazione lo è altrettanto –  ha sottolineato Vincenzo Russo, docente e responsabile del master in Food&Wine dell'università Iulm di Milano – Se le aziende non credono nei propri prodotti, ma soprattutto non li sanno comunicare non hanno fatto nulla. Il consumatore ancora non è consapevole. Semmai è consapevole di volerlo essere e la comunicazione deve aiutarlo a districarsi tra le tante etichette esistenti sul mercato”.

Confortanti i dati che dimostrano di come il vino rosato sia in crescita. E lo spiega Marco Magnacavallo, amministratore delegato di Tannico: “Dopo i rosati francesi, i maggiori consumi di rosati si registrano in Puglia, seguita da Sicilia e Abruzzo. La moda dei rosati è di certo un importante volano, ma non può essere l'unico perchè le mode passano e occorre fare in modo si trasformi in una abitudine consolidata”. Per far crescere il consumo dei rosati italiani a livello nazionale ed internazionale, dunque, sembrerebbe che, prima di ogni altra cosa, occorra non solo il coraggio di mettersi in gioco e di capire che le richieste del mercato stanno cambiando, ma anche e soprattutto il coraggio di fare anche cambiare le richieste di mercato osando la produzione di rosati anche laddove si crede che non siano molto richiesti. 

Per riuscirci le aziende devono suscitare emozioni nei consumatori soprattutto perchè sulla qualità dei rosati esistono molti pregiudizi. In poche parole, citando l' economista francese Jean-Baptiste Say, è il caso di dire che “l'offerta crea la domanda”.