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L'iniziativa

“Icon Italy”, i vini italiani fanno il pieno nelle tre tappe di Shanghai, Pechino e Guangzhou

08 Giugno 2017
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(Il gruppo dei produttori italiani partecipanti)

di Bianca Mazzinghi

Produttori entusiasti, circa 1.300 persone, operatori e wine lover, accorsi alle tre tappe principali del roadshow “Icon Italy” a Shanghai, Pechino e Guangzhou, un pubblico di professionisti che cresce sempre di più anche nella Cina continentale.

L’iniziativa che Vinehoo dedica da due anni ai vini italiani sembra essere al momento il principale evento di promozione e racconto dei nostri prodotti in Cina, parola dei partecipanti. “Icon per il secondo anno si è dimostrato la miglior vetrina per presentare le proprie punte di diamante a un pubblico di consumatori entusiasti e curiosi – commenta Erika Ribaldi, area manager Asia Pacific di Marchesi Frescobaldi – Nella complessità del mercato e nelle innumerevoli opportunità che ci vengono proposte, personalmente posso confermare che Icon rappresenta il miglior investimento di Pr annuale in cui ci imbarchiamo. Il contatto diretto con il pubblico, il consumatore, con le persone ha un valore inestimabile per creare passione, trend, dare e ricevere energia; è esilarante e motivante”.

(Il ceo di Vinehoo Alvin Huang e il console d'Italia a Shanghai Stefano Beltrame)

Per il secondo anno consecutivo il celebre media e portale di vendita online Vinehoo, diventato anche importatore, ha organizzato un evento a più tappe, in 19 città, dedicato agli “Icon Italian wine”, bottiglie italiane selezionate come esempi rappresentativi per le diverse regioni produttive. Cinquanta le cantine presenti, direttamente o tramite gli importatori cinesi, 16 le città in cui sono state – o saranno – organizzate masterclasse educative e tre grandi giornate di degustazioni aperte al pubblico a Pechino il 23 maggio, Guanzhou il 25 e Shanghai il 27, con un pubblico di rispettivamente 400, 400 e 500 persone. WineTimes è stato media partner esclusivo del tour. “Ho partecipato solo alla tappa di Guangzhou – dice Sara de Cecco dell'importatore Kelit Wines – Il pubblico è stato molto interessante, direi per metà trade e per metà wine lover. Lo scorso anno forse c'era più affluenza, ma quest'anno credo che ci siano più persone specializzate. Qualcuno ha giudicato Pechino leggermente più sottotono rispetto alle altre due tappe: “E' difficile definire le differenze tra Pechino. Shanmghai e Guangzhou – continua Erika Rinaldi – percepire le differenze vorrebbe dire capire le differenze nel mercato e posso dire di non essere in grado di definirle: il mercato è versatile, fluido, non convenzionale. Ma la passione e l'affetto sono gli stessi ovunque, le persone rispondono allo stesso modo, siamo noi ad avere il dovere di essere comprensibili, non accademici, ma familiari, accoglienti, piacevoli. Il vino italiano è già abbastanza complesso e noi dobbiamo accompagnare tutti in un viaggio di piacere edonistico”. “E' stato molto meglio dell'anno scorso – dice Michele Muraro, dell'importatore Amore Wines – Anche l'anno scorso è stato un buon evento organizzato bene, ma quest'ano il pubblico era più preparato e c'erano più vini con rapporti qualità/prezzo interessanti: non soltanto Barolo, Brunello, ma anche Abruzzo, Franciacorta, Sicilia, Puglia. E' un peccato non vedere le nostre associazioni di categoria a eventi del genere. dovremo essere noi ad avere in mano il pallino del miglior evento, della vetrina cinese per i vini italiani”.

Vinehoo, sempre riportando le considerazioni dei partecipanti, è stato un bel momento d’incontro tra diversi operatori italiani in Cina e una conferma che quando il beneficio risulta chiaro ai produttori, il “fare sistema” diventa automatico, una conseguenza più che un pretesto o una frase di rito. “Siamo noi produttori a dover fare gruppo – dice ancora Erika Ribaldi – e credo che Icon sia il giusto esempio di un gruppo di produttori affiatati; forse perché ci conosciamo tutti, forse perché intelligentemente sappiamo che l’unica soluzione per emergere è quella di essere forti insieme; personalmente non posso che essere grata ai colleghi di Zaccagnini, Fontanafredda, Sella e Mosca, Bellavista, perché è anche grazie al loro lavoro che il mio sarà più facile”.