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La manifestazione

L’invettiva di Caterina Ceraudo: “Non c’è lavoro? Non trovo persone che lavorino per me”

02 Aprile 2017
Caterina_Ceraudo_e_Luca_Abbruzzino Caterina_Ceraudo_e_Luca_Abbruzzino


(Luca Abbruzzino e Caterina Ceraudo)

di Michele Pizzillo

E’ un “duro” la dolce Caterina quando racconta la sua Calabria. E conquista la platea, che sottolinea con continui applausi il suo “rimprovero” ai molti calabresi che spesso non hanno tanta voglia di lavorare. 

La “duro-dolce” protagonista della storia che stiamo raccontando l’avete già intuito chi è, ne siamo convinti. Per non lasciare dubbi, però, vi diciamo che stiamo parlando della 29 enne Caterina Ceraudo, da Strongoli, una stella Michelin per il suo ristorante “Dattilo” e reduce dalla nomina, a Milano, da parte della Guida Michelin, di migliore chef donna. Sempre a Milano, questa volta insieme ad un altro giovane chef stellato, il 28 enne Luca Abbruzzino del ristortante “Abbruzzino” di Catanzaro, con la loro masterclass, hanno “stregato” il pubblico di “Cibo a regola d’arte”, l’evento food organizzato dal Corriere della Sera che quest’anno è dedicato a “Le parole del gusto”.

Per gli organizzatori dell’evento, i talentuosi Caterina e Luca sono la riscoperta di quella Calabria che è un tassello importante dell’enogastronomia italiana. E chi, meglio di questi due giovani talenti, potrebbe rappresentare la faccia migliore della “calabresità”? Di una regione che con le sue ricchezze alimentari può veramente stregare il mondo. Forse, consapevole di questo, Caterina, dopo aver raccontato – mentre lo preparava sotto gli occhi attenti di una bella platea al completa – il suo panino farcito di ricciola al profumo di agrumi, ha mostrato il suo piglio di “duro” dicendo che non è vero che in Calabria non c’è lavoro, sono i calabresi che spesso non hanno voglia di fare alcuni tipi di lavori. Tutto arricchito da esperienze personali come la difficoltà di trovare giovani disponibili a far parte del suo team. Nessuno, insomma, vuole fare il cameriere oppure stare in cucina, “non ne parliamo dei lavori di campagna”, aggiunge Luca. “Non riesco a trovare nemmeno impiegati amministrativi”, incalza Caterina. Non ci crediamo molto a queste vostre affermazioni, diciamo ai due giovani talenti, chiacchierando, appartati, dopo la loro applaudita masterclass. Per rafforzare quanto hanno detto in pubblico, i due giovani chef hanno raccontato di mamme che preferiscono tenere i figli in casa pur di non fagli fare quelli che Abbruzzino definisce “lavori poveri”. Tradotto: lavori manuali.

Giovane e determinata questa ragazza che tre anni fa ha ereditato un locale appena entrato nell’Olimpo degli stellati, confermando, anno dopo anno, gli standard qualitativi che richiedono gli “ispettori” della Rossa per confermare o magari aggiungere qualche altra stella o, addirittura, toglierla specialmente quando cambia lo chef. Dall’alto della sua professionalità, la giovane Ceraudo ha fatto bene a non avere i proverbiali peli sulla lingua; a bacchettare tutti. Tant’è che Caterina è andata pesante anche sulla grande distribuzione colpevole di aver appiattito il cibo, di aver fatto saltare le stagioni visto che sugli scaffali ci sono prodotti presenti dall'1 gennaio al 31 dicembre. E la cucina delle stagioni dove è finita? Si è chiesta la giovane “grande dame” – il premio Michelin, com’è noto è sponsorizzato dalla Veuve Clicquot, la Grande Dame Nicola Ponsardin, vedova Clicquot – della ristorazione calabrese, e non solo; e il gusto della gente che fine ha fatto? E quante persone conoscono il pesce visto che la richiesta prevalente è di spigola, branzino e gamberi “tanto da sentirmi dare della rompiscatole dal mio pescatore di fiducia perché chiedo varietà diverse da quelle che vuole gran parte dei consumatori”; e l’orto chi lo conosce?

La miglior chef donna della Guida Michelin si è sfogata alla grande, sicura di essere sostenuta da un bel gruppo di giovani chef calabresi che si stanno impegnando per fare emergere il meglio della loro regione. E, quindi, parla a ruota libera, convinta di essere nel giusto. La conferma è arrivata dall’affollata platea, che spesso ha interrotto la sua narrazione per sottolineare, con gli applausi, la condivisione di quanto diceva. Gustando, poi, prima il “riso, cipollotto, calamari e liquirizia” di Luca Abbruzzino – che aveva un solo difetto: la porzione molto striminzita – e, successivamente il panino farcito con ricciola al profumo di agrumi, tutti si sono convinti che Caterina Ceraudo e Luca Abbruzzino, quando bastonano i loro corregionali, sono dalla parte giusta. Hanno solo bisogno di essere sostenuti dai veri gourmet, che, secondo noi, dovrebbero frequentare di più i ristoranti che offrono grandi piatti fatti con materie prime selezionate e serviti con la raffinatezza che possono assicurare professionisti molto giovani e sempre pronti a confrontarsi con colleghi di tutto il mondo.