(ph Vincenzo Ganci)
Incertezza sull'accesso al mercato del Regno Unito, svalutazione della sterlina, tutela delle denominazioni protette, come Dop e Igp e maggiore concorrenza da produttori del “nuovo mondo” del vino.
Sono queste le implicazioni della Brexit che destano preoccupazione tra i produttori europei di vini a denominazione d'origine, riuniti a livello dell'Unione europea sotto la sigla Efow (European Federation of Origin Wines). Il Regno Unito, ricorda una nota Efow, produce poco (3 6mila ettolitri nel 2016) ma consuma molto vino (12,9 milioni di ettolitri), essenzialmente grazie alle importazioni, e nel 2015 era il sesto mercato dell mondo. Svolge inoltre un ruolo di intermediario per le spedizioni di vini europei nei paesi terzi, specialmente verso l'Asia. In questo quadro, “la Brexit apre un periodo di instabilità per i vini provenienti da altri Stati membri dell'Ue”, si legge nella nota, in particolare sul futuro assetto delle relazioni commerciali tra Londra e il resto dell'Ue e la tutela delle denominazioni, che senza la protezione del quadro normativo europeo potrebbero essere soggette a contraffazione.
C.d.G.