(Lorenza Scollo)
Continuiamo la pubblicazione di articoli dedicati ai vitigni d'Italia e raccontati da enologi e/o agronomi di fama.
Dopo che Mario Ronco ci ha parlato del Grignolino (leggi qui), Lorenzo Landi, toscano, ci ha raccontato il Sangiovese in questo articolo e Salvo Foti il Carricante (in questo articolo), oggi è la volta di Lorenza Scollo, enologo dopo varie esperienze per Bottega.
di Lorenza Scollo
Sull’origine di questo importante ed antico vitigno, coltivato già in epoca romana, due sono le ipotesi più accreditate: la prima lo vuole originario di Prosecco, comune del Carso triestino, da dove si sarebbe poi spostato nella Marca Trevigiana per spingersi fino ai Colli Euganei; la seconda considera il percorso opposto, con la Glera che, a partire dai Colli Euganei, si diffonde gradualmente verso la Slovenia. Il “melaromatico Prosecco” cantato da Aureliano Acanti nel 1754, si può forse considerare la prima prova documentata della presenza veneta di questo vitigno. Nel 1772 Francesco Maria Malvolti magnificò le qualità di quest’uva durante la prima riunione dell’Accademia di Agricoltura di Conegliano, mentre il rev. Antonio del Giudice, nella stessa riunione, la raccomandò come una delle migliori uve da vino. Fu il Villafranchi, invece, nel 1773 a citare la Glera tra i vitigni coltivati nelle colline attorno a Conegliano mentre Semenzi nel 1864 decantava le uve che producono “i squisitissimi vini bianchi dei colli di Conegliano”, tra cui proprio le “Prosecche, i cui nettari si smerciano specialmente nella Carintia e nella Germania”. Di grande importanza, nella storia di questo vitigno, fu però l’opera svolta dal Conte Marco Giulio Balbi Valier, che intorno al 1870 operò una attenta selezione individuando biotipi dal grappolo spargolo, dalle peculiarità aromatiche tipiche e dai valori zuccherini più idonei. La creazione della Società Enologica Trevigiana con sede a Conegliano, fondata nel 1868, diede l’impulso decisivo allo sviluppo delle competenze tecnico-scientifiche e di conseguenza al perfezionamento dei metodi di produzione. E’ il professor Cerletti, nella seduta tenuta al Circolo Enologico di Conegliano il 23 giugno del 1878, a citare il Prosecco Balbi come vitigno che dava i migliori risultati, mentre è il dott. Zava ad accennare al Bianchetto ed ancora al Prosecco Balbi come vitigni che “riuscivano ottimamente nel distretto di Vittorio”. Nel 1876, su proposta dell’ing. Giovanni Battista Cerletti, vi fu la svolta decisiva: venne fondata la Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano, impegnata da subito nella valorizzazione e nella salvaguardia della viticoltura e della tradizione vitivinicola. E’ a questa importante istituzione, che fu la prima scuola enologica in Italia, e che oggi include l’Istituto Sperimentale di Viticoltura, che dobbiamo le conoscenze che ci permettono la corretta gestione del vigneto e, di conseguenza, la possibilità di esaltare le caratteristiche e le potenzialità di questo vitigno.
(Un grappolo di Glera)
Per proteggere il peculiare patrimonio organolettico di questa uva è molto importante porre grande attenzione alla fase di allevamento, tenendo ben presenti le sue necessità ed i suoi bisogni. La Glera ha una fenologia particolare che prevede un germogliamento precoce a cui corrisponde poi una maturazione medio/tardiva. Presenta una buona fertilità (minore nelle gemme basali) ed una conseguente produttività medio-alta ed è sensibile alla carenza di elementi nutritivi e di acqua. Essendo coltivata in un’area abbastanza ampia, si esprime in modo differente a seconda delle condizioni climatiche e delle tipologie di terreno. Ha una buona capacità di adattamento al suolo ma se coltivata su suoli sciolti prevarranno le note aromatiche “morbide e fini”, su suoli argilloso-calcarei spiccheranno le note “fruttate e floreali”, mentre su suoli argillosi domineranno le note “minerali e vegetali”. Se il recupero dallo stress idrico può essere lento, per contro una elevata disponibilità di acqua stimola una eccessiva vigoria e la produzione di aromi meno fini ed eleganti. Le escursioni termiche, ed in particolare le temperature notturne più fresche dovute ai movimenti delle masse d’aria presenti in collina, ma anche nelle zone di pianura antistanti i colli, stimolano invece la produzione di aromi più raffinati ed intensi. Di fondamentale importanza è la scelta della data di vendemmia che va decisa in modo da mantenere l’equilibrio tra zuccheri e acidi: una corretta acidità è in grado di garantire la giusta freschezza e di rendere maggiormente percepibili le note aromatiche conferendo una sensazione di generale piacevolezza.
Storicamente diffusa in quasi tutte le province del Veneto, la coltivazione della Glera si è estesa negli ultimi anni anche al vicino Friuli Venezia Giulia, ma la zona tradizionale, la terra d’elezione per questo vitigno, rimane il Trevigiano ed in particolar modo il complesso sistema collinare che si estende tra Conegliano e Valdobbiadene. Uva da spumantizzazione per eccellenza, ha mantenuto inalterata negli anni la sua qualità e la sua tipicità. E’ la base del Prosecco Doc e Docg che, oltre ad essere uno degli spumanti italiani più conosciuti, è anche uno dei prodotti enologici nazionali più venduti al mondo.
Se coltivata nel rispetto della sua identità e nelle aree vocate, la Glera dà vita a vini freschi, aromatici, raffinati e di buona struttura. L’interazione tra le variabili climatiche, la composizione dei suoli e le tecniche di allevamento può dare origine però a prodotti dalle diverse caratteristiche. Nell’area collinare più alta del Valdobbiadene a prevalere saranno le note floreali e quelle fruttate (pera ed albicocca); i sentori agrumati e la mela verde sono tipici invece della media collina; gli agrumi associati agli aromi tropicali si ritrovano nell’area a sud di Vittorio Veneto. Per quanto riguarda la pianura, infine, il floreale e il fruttato fresco sono tipici delle zone con suoli sassosi e sciolti. Vini eleganti, dalle diverse sfumature organolettiche, che sono accumunati dalla vitalità delle bollicine, dalla piacevolissima bevibilità e dalla incredibile versatilità. Rispecchiano la bellezza e la tradizione di un territorio unico, ricamato dai vigneti, capace di distinguersi per le sue forme fisiche e geografiche, dove questo vitigno ha assunto da secoli un ruolo centrale.