IL BILANCIO
L’enologo Riccardo Cotarella sui vini dell’Isola: “Si nota il passaggio da vini opulenti, di impatto, ‘masticabili’ a vini che tendono più alla raffinatezza”
“Meno muscoli
più eleganza”
“Mezza stella separa la vitivinicoltura siciliana dall’eccellenza”. Così Riccardo Cotarella, tra i più famosi wine maker d’Italia, ha spiegato il suo giudizio sulla vendemmia siciliana appena trascorsa. “Il mio voto – ha detto l’enologo concludendo la sesta edizione di ‘Sicilia en primeur’ a Noto – servirà da stimolo per la prossime vendemmie che, sono sicuro, saranno nel segno della qualità”.
Dal palco della manifestazione organizzata da Assovini, Cotarella ha descritto la viticoltura dell’Isola: “In Sicilia si nota il passaggio da vini opulenti, di impatto, ‘masticabili’ a vini che tendono più all’eleganza. I bianchi degustati – è il giudizio di Cotarella – hanno dimostrato una mineralità che fino a qualche anno fa non si poteva attribuire ai bianchi di Sicilia. Bisogna vedere adesso quale sarà l’approccio con il legno. Sui rossi mi sono accorto di una sofferenza climatica per il Merlot. Il Nero d’Avola mi ha un po’ sorpreso, ho notato un certo cambiamento di stile. Bello anche il matrimonio Frappato-Nero d’Avola mentre mi aspettavo di più dai vitigni internazionali”. E ancora un giudizio sul territorio, base di partenza e obiettivo di ogni produzione vinicola: “La zona dell’Etna – ha detto – è più particolare di certe zone francesi, i vini fatti sul vulcano sono ancora meno imitabili di quelli francesi. Altra zona siciliana che amo è quella del Parco delle Madonie dove si può ammirare uno spettacolo quasi dolomitico. Ma non parlo solo di paesaggio ma dei risultati enologici che questi territori possono dare. E ancora l’Agrigentino, la massima espressione della riconoscibilità del suo Nero d’Avola”.
Alla conferenza finale di Sicilia en primeur, ospitata al teatro Vittorio Emanuele di Noto, hanno partecipato anche il presidente di Assovini Sicilia, Diego Planeta, il presidente di Banca Nuova (main sponsor), Marino Breganze, l’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni La Via, il presidente dell’Istituto regionale Vite e vino, Leonardo Agueci, il sindaco di Noto, Corrado Valvo, il direttore del dipartimento promozione e internazionalizzazione dell’Istituto per il commercio estero, Marco Cimini.
«Dobbiamo trovare l’elemento che ci possa dare fama e notorietà sul mercato – ha spiegato La Via -. Per questo parliamo di Doc Sicilia, con il quale mettiamo sul piatto anche il nostro territorio, la nostra storia, le nostre tradizioni. È questo il valore aggiunto su cui dobbiamo puntare. La Doc è l’ombrello sotto il quale possiamo valorizzare le diversità».
Il tema di quest’anno è la Sicilia come continente del vino. D’accordo con questa affermazione Agueci. «Le differenze tra terroir e prodotti sono la nostra forza – ha spiegato -. Dobbiamo sempre più puntare sulla qualità, poche iniziative ma incisive. La Sicilia deve essere il punto di riferimento e l’espressione della mediterraneità della vite»
«Abbiamo sostenuto questa manifestazione fin dalla prima edizione, studiando anche prodotti ad hoc per le aziende vitivinicole – ha detto Breganze -. Siamo di certo in un momento di crisi, ma la Sicilia ne può uscire puntando sul turismo e sulle bellezze artistiche e le bontà gastronomiche come il vino».
Continua anche la collaborazione dell’Ice alla manifestazione: «Con la crisi i prodotti di livello possono soffrire ma non troppo – ha spiegato Cimini -. Stiamo lavorando soprattutto sui mercati della Svizzera, Canada e Polonia. Anche nel 2009 sosterremo le produzioni italiane con la stessa forza, puntando a difendere i mercati già acquisiti e contraendo un po’ il nostro impegno sullo sviluppo di nuove piazze».
M.V.