(Francesca Monti, Takeshi Iwai e Roberta Schira)
Tra cucina e sala c’è sempre qualcosa da “inventare” per fare stare bene gli ospiti o per farsi conoscere da un pubblico più ampio.
Così tre appassionati, prima che esperti, del variegato mondo della gastronomia, ad un certo punto hanno capito che a Milano mancava un format che facesse da palcoscenico a piccole e pregiate produzioni enogastronomiche e, contestualmente, a ristoranti o trattorie ubicate appena fuori città. Cosa hanno fatto, allora, i creatori di Lorenzo Vinci (Federico Pastre e Valfredo della Gherardesca) che è una sorta di bottega enogastronomica dei piccoli produttori italiani; Claudio Garosci, proprietario di “Presso kook sharing experience”, concept store arredato come una vera casa e progettato per accogliere eventi privati e non; e Roberta Schira, scrittrice, critica enogastronomica e autorevole firma del “Corriere della Sera”? Hanno ideato il format “Di Gusto” che è un progetto che mira a coinvolgere giornalisti specializzati, foodblogger, aziende ed esperti del settore “con l’obiettivo di presentare le piccole produzioni di eccellenza di cui è ricca l’Italia e di regalare la suggestione di cene indimenticabili a gruppi di ospiti selezionati”, dice Roberta Schira che ha il compito di selezionare i locali che devono essere protagonisti delle serate di “Di Gusto”. La prima scelta è stata veramente vincente, con il ristorante “Ada e Augusto”, ubicato nella bella Cascina Guzzafame di Gaggiano che si trova nel caratteristico Parco agricolo Sud di Milano (che poi è anche la città più agricola d’Italia).
“Ada e Augusto” oltre ad essere un locale raffinato, è anche il primo farm restaurant d’Italia, con ai fornelli il giovane e creativo chef giapponese Takeshi Iwai che propone ricette della tradizione locale, rivisitate in chiave moderna e sempre con le eccellenti materie prime coltivate nella stessa cascina che, oltretutto, è dotata pure di un orto biologico, del negozio per la vendita diretta dei prodotti e tantissime altre attrattive. Dopo aver gustato i tre piatti che il farm restaurant ha proposto nella serata di esordio del nuovo format enogastronomico (battuta di manzo al profumo di mandarino con maionese allo zenzero e misticanza; risotto affumicato con gusci di castagne; guancia di manzo, pastinaca e olio alla pigna) ti chiedi: perché la scelta di uno chef giapponese a gestire una cucina tipicamente italiana? La risposta arriva dalla giovane e professionale Francesca Monti, nipote del fondatore della cascina, Augusto, il primo italiano a laurearsi in agraria: “Mio padre, anche lui agronomo, parlava cinque lingue e questo gli permetteva di conoscere il mondo e di essere inclusivo con tutte le culture che ha avuto la fortuna di incontrare. Con Takeshi abbiamo messo in pratica i suoi insegnamenti”. Lo chef giapponese ha fatto esperienze in Trentino, dai fratelli Alajmo, da Pino Cuttaia in Sicilia eppure è arrivato da noi per perfezionare l’italiano che voleva utilizzare nel suo lavoro di economista (è laureato in economia). Ma, la passione per la cucina ha avuto il sopravvento sulle strategie economico-finanziarie, e i Monti lo hanno accolto a braccia aperte, insieme alla raffinata e professionale pastry chef Maria Giulia Magario. Dice Takeshi: “I Monti hanno avuto coraggio a prendermi, qui mi sento in Paradiso”.
(Battuto di manzo)
La prima proposta dell’esperta Schira, quindi, ha fatto centro, confermando anche che il format “Di Gusto” è quello giusto per invogliare i milanesi a scoprire la provincia. Visto l’esordio, il lavoro della firma del “Corriere della Sera” di selezionare i locali per i prossimi appuntamenti di “Di Gusto”, che si terranno ogni due mesi sempre nella bella casa di Presso – ubicata nel “future district di Porta Nuova” che ha modificato lo skyline della città – non sarà un compito facile. Perché, come anticipa la stessa giornalista, ci vogliono locali un po’ fuori dai consueti giri dei viaggiatori golosi e, nello stesso tempo, interessanti per originalità e qualità della proposta gastronomica. Abbiamo intuito che Roberta ha già qualche altra sorpresa: la prima dovrebbe essere una trattoria “nascosta” nella campagna appena fuori città; la seconda, un ristorante della provincia di Cremona.
E, la ricerca continua. Anche dei prodotti che devono fare da contorno alla cena placée. Questa volta sono stati la squisita ed esclusiva mortadella rosa proposta da Artigianquality della famiglia Scapin di Bologna, che nel retrobottega della loro macelleria che si affaccia sulla centralissima via Santo Stefano confezionano diverse varietà di mortadella (dalla classica alla Mora Mora, dalla Sette Chiese alla Simona, da quella al pistacchio a quella al tartufo). E le bollicine della cantina Ca’ Rovere di Alonte che sui Colli Berici è stata la prima azienda a spumantizzare le uve Garganega.
Michele Pizzillo