di Gianni Paternò
Malvasia delle Lipari Doc Passito di Salina.
Salina, isola dell’arcipelago delle Lipari, bellissima per il mare, le montagne vulcaniche ricche di boschi, per la campagna dove regna la vite. In questo Eden inizia l’avventura di Pietro Colosi che nel 1980 acquista 4 ettari a Capofaro e si affianca a Carlo Hauner, un architetto, un artista, che intuisce subito il potenziale di altissima qualità e piacevolezza del vino che si può produrre a Salina e ne diventa il comunicatore e il produttore principe. Questo binomio è durato fin oltre la scomparsa di Hauner. Pietro è collaborato dal figlio Piero, enologo, e devono operare in un territorio spesso difficile, scosceso tanto da essere terrazzato, spazzato da forti venti e con viti tutte ad alberello incannato a guisadi pergola bassa che nel dialetto si dice prìula. Questa tipologia di impianto non era redditizia perchè non accessibile a nessun mezzo meccanico per cui Pieroha preferito trasformarli in controspalliera potata a Guyot tenutabassa.
(Malvasia)
Nel 2001 cominciano ad acquistare piccolissime particelle per 5,5 ettari in contrada Porri, alle porte dell’abitato di Malfa, in buona parte trascurati quindi reimpiantati. Nei totali 10 ettari abbiamo quasi la metà di Malvasia a Capofaro da cui si fa il Passito, il Naturale, il Secca del Capo, un vino secco; a Porri il Salina Bianco Catarratto e Inzolia, il Salina Rosso Nerello mascalese e cappuccio in pari, entrambi Igp Salina. In totale sono dai 35.000 ai 40.000 litri che sono vinificati nella nuova cantina sotterranea. Se si ci dedica solo al vino non si può campare con queste quantità per cui a Pace del Mela, non lontano da Milazzo, dal 1999 c’è una seconda cantina che affina, taglia, compone i vini grezzi isolani acquistati; sono un totale di 550.000 bottiglie nella Igp Terre Siciliane.
(Vigneti e cantina)
Piero, oltre dalla moglie Lidia, è affiancato dal figlio Pietro, anch’egli enologo; a Salina il lavoro è difficile perchè quasi ovunque si deve fare tutto a mano, compreso la zappatura, lottando inoltre con i conigli e gli uccelli che non disdegnano affatto i chicchi.
(Pietro e Piero Colosi)
Degustiamo il Passito che come da disciplinare contiene il 5% di Corinto Nero. Vendemmia ad uve surmature e se si può anche un pò appassite. I grappoli scelti sono posti ad asciugare al sole e al vento su graticci di resina fino a 10 giorni.
(I graticci)
Poi ulteriore selezione, diraspatura, pressa allontanando le bucce e fermentazione in acciaio con lieviti selezionati regolando opportunamente le temperature, travasi, chiarifica, filtrazione, in bottiglia a giugno con sosta di almeno 2 mesi.
Nel calice più piccolo è brillante e di un bel colore ambra. All’olfatto non è molto intenso, la frutta candita: albicocca, pesca, papaya e quella secca: mandorla leggermente tostata, noce si sentono in sottofondo, già si comprende che siamo di fronte ad un passito che esce fuori dal coro. Se in bocca non amate i vini troppo dolci che addirittura possono diventare stancanti questa Malvasia fa per voi: è delicata con una dolcezza moderata che è affiancata da una equilibrata acidità che la stempera, da una certa sapidità e addirittura accompagnata da sensazioni asciutte, quasi secche; alla fine ritorna fragrante, densa, ampia, lunghissima, insomma un ottimo vino da dessert particolare.
Abbiniamola a pasticceria secca, buccellato, panettone ma specialmente con i formaggi più stagionati che riuscirà ad affrontare alla grande. Sono 15.000 bottiglie a 20 euro.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Cantine Colosi
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