di Gianni Paternò
In Alto Adige i prodotti agricoli tipici sono le mele e il vino. Mele producevano Franz Platzner e sua moglie Bernadette ma nel 1989 pensarono bene di estirpare il frutteto e impiantarvi le vigne.
Siamo a Naturno nella Val Venosta dove la Val Senales sfocia nell’Adige. Franz, agronomo, ritenne essenziale che le sue viti producessero pochissimo per dare uve di grande qualità per cui ha adottato spalliere a Guyot con densità che arrivano a 13 mila ceppi per ettaro.
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Falkenstein significa il sasso del falco, sono 12 ettari per metà di Riesling poi Pinot bianco e nero, Sauvignon, Gewürztraminer, coltivati alla maniera biologica, ma non certificata, vigne che si inerpicano dai 500 fino ai 900 metri in ripidi pendii terrazzati rivolti a sud, costituiti da sabbie, rocce e poca argilla. Altra filosofia di Franz: le varietà devono comprendere ognuna più cloni in quanto tale biodiversità contribuisce a fare vini migliori.
(La famiglia Platzner)
Bernadette ama l’aria aperta ed essenzialmente si occupa della campagna, la figlia maggiore Magdalena si è appena laureata in enologia ma anche la più piccola Michaela, che ancora studia, dà una mano in azienda. Nel 2003 si è realizzata la cantina, tutta a gravità, senza uso di pompe, quindi anche sotterranea buona parte dedicata agli affinamenti è in pietra. Sono ben accette le visite e le degustazioni su appuntamento.
(La bottaia)
Della produzione di 90 mila bottiglie in 6 etichette, ci occupiamo del vino pluripremiato nelle guide: il Riesling nella Doc Alto Adige Val Venosta o per dirla alla tedesca: Sudtirol Vinschgau. La produzione per pianta è da 500 a 900 grammi che si ottiene anche con i diradamenti, vendemmia esclusivamente a mano in cassette che inizia in genere a metà ottobre e oltre con selezione dei grappoli.
(Riesling)
In cantina diraspatura, pressa e allontanamento delle bucce, una prima sosta di 12 ore in acciaio, poi il mosto è messo in botti di acacia dove fermenta con i lieviti selezionati. Nessun travaso e nelle stesse botti avviene l’affinamento in presenza di tutte le fecce sia grossolane che fini per 10 mesi; quindi chiarifica con bentonite, filtrazione ed in bottiglia per un anno. Data la sanità delle uve e della cantina i solfiti sono aggiunti in quantità minima, alla fine ne troveremo soli 70 milligrammi per litro. Franz da 10 anni usa per i bianchi il tappo a vite perchè preserva meglio il vino dall’ossidazione, mantenendone al meglio i profumi.
Nel calice il colore è giallo paglierino intenso tendente al dorato. Al naso è intenso, fine, perfettamente franco con sentori di frutto della passione, mela, pompelmo, albicocca, un’ombra di idrocarburi, insomma un olfatto ricco ed intrigante. Al palato è di spiccata mineralità e di ottima acidità, un corpo ampio ed avvolgente, di buona fragranza e tanto lungo. Vino splendido per aperitivo, per preparare la bocca al buon cibo e che può continuare ad accompagnare pesci e specialmente molluschi e crostacei ma la sua struttura accompagnata dalla sapida acidità permette di affrontare con successo anche piatti a base di carne meglio se grassa, praticamente può risultare un eccellente vino da tutto pasto specie se si gioca con la temperatura. Le bottiglie sono 50 mila e si possono acquistare a 19 euro.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
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