Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'azienda

Da Monaco alla Toscana per produrre vini: “Così ci siamo innamorati della Maremma”

21 Novembre 2016
Georg_and_Julia_3_Giacomo_F_for_Monteverro Georg_and_Julia_3_Giacomo_F_for_Monteverro

George e Julia Weber raccontano la loro avventura con la tenuta Monteverro


(Julia e George Weber – Giacomo Fè)

di Cristina Gambarini 

La storia di Monteverro inizia nei primi anni del 2000, nei pensieri e nei sogni di una giovane coppia di Monaco, innamorata della Toscana, dei vini e del bien vivre tipicamente italiano. 

Vite spese in occupazioni lontano dal mondo enologico, le vacanze estive passate in Toscana e lentamente il pensiero che si insinua, l'idea che diventa progetto, il sogno che si realizza. Dove pochi anni fa c'era soltanto un immenso campo di grano, ora si distendono filari di viti che macchiano di rosso e giallo come la tavolozza di un pittore, le colline intorno alla grande cantina fatta di travertino e legno, in perfetta armonia con il paesaggio circostante. George e Julia Weber sono due giovani imprenditori che dopo aver viaggiato a lungo in cerca del luogo per dare vita al loro progetto, hanno trovato nella Maremma, la Toscana più verace e selvaggia, l'angolo di terra deputato ad accogliere la Tenuta Monteverro, che nel nome stesso custodisce la caratteristica peculiare di questi borghi: verro è infatti il cinghiale, animale selvatico per eccellenza.


(Ph Leif Carlsson)

Così, con lo splendido borgo di Capalbio a far da cornice su un poggio, e il Mar Tirreno steso all'orizzonte, i vigneti si allungano sui 50 ettari di terreno della tenuta, distesi tutti da nord a sud, eccetto lo Chardonnay, la cui particolare freschezza e capacità di invecchiamento dipendono dall'esposizione est-ovest, più riparata dal sole, e dalla vite, fatta crescere più alta per evitare il riverbero del calore dal suolo. di e creare vini che hanno nell'eleganza e nell'armonia la loro cifra stilistica.


(Il team al completo – ph Giacomo Fè)

I proprietari, curiosi e appassionati, affidano il loro sogno a professionisti di lungo corso e a giovani e promettenti enologi per scegliere la strada da percorrere, le viti da impiantare, lo stile da seguire. La consulenza di Michel Roland, il maestro del taglio bordolese in Francia, li spinge a impiantare proprio Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot, oltre a Chardonnay, Syrah, Grenache e Petit Verdot. I risultati giungono subito: la prima vendemmia di Tinata (70% Syrah, 30% Grenache), nel 2008, conquista il sole di Veronelli. Il lavoro in vigna nella Tenuta Monteverro somiglia a un atelier sartoriale. Ogni operazione, ogni gesto, ha il tocco dell'uomo, la delicatezza di una mano che pota, dirada, raccoglie uva, più volte al giorno, in più giorni, perché ogni grappolo ha vita propria, ogni acino diventa turgido e succoso un attimo prima o un attimo dopo quello accanto.


(Michel Rolland – ph Leif Carlsson)

Tra i filari delle vigne spuntano piccoli germogli di leguminose e cereali, per tenere lontani i parassiti. Nessun preparato chimico viene nebulizzato sulle piante, in linea con una filosofia di pensiero volta alla qualità più che all'ottenimento di una certificazione biologica che, tuttavia, è in arrivo. In cantina ogni micro parcella viene vinificata separatamente, per rispettarne le peculiari caratteristiche e per preservare le naturali differenze e complessità delle uve, e quindi dei vini. Filosofia dell'enologo Matthieu Taunay è il massimo rispetto, come della pianta in vigna, così dell'uva in cantina.


(Ph Leif Carlsson)

Nel mosto nessun lievito selezionato ma soltanto lieviti spontanei, per caratterizzare ancora meglio ogni vino e fuggire ogni seppur piccola standardizzazione. Anche a fronte di fermentazioni più lente e dilatate. Perché i tempi, alla Tenuta Monteverro, sono soltanto quelli della natura, della terra, delle vigne, e tutto il lavoro dell'uomo si sintonizza su queste frequenze, a tratti lente, a tratti veloci, mai prevedibili.