di Gianni Paternò
Salemi è un comune di origine araba-medievale della provincia di Trapani, edificato sopra una rocca a presidio di un territorio denso di vigneti e uliveti.
In queste terre, in contrada Bovarella, dal 1910 Salvatore Caradonna faceva l’agricoltore con una trentina di ettari di terreno. Dal figlio al pronipote Giuseppe arriviamo ai nostri giorni e nel frattempo gli ettari sono diventati 50 di cui 13 a Mazara del Vallo, altro comune in provincia di Trapani. Sono in totale 25 ettari di vigneti con la coltivazione soprattutto del Catarratto; 10 ettari sono di uliveti nelle cultivar tipiche della zona (Nocellara, Cerasuola e Biancolilla), 15 ettari a seminativi. E dal prossimo anno è previsto un ampliamento con l'aggiunta di altri 4 ettari per le uve e 3 ettari per le olive. I vigneti in prevalenza sono a spalliera allevata a Guyot tranne 3 ettari ad alberello di Catarratto, da quest’anno in autoclave per farne uno spumante.
(Giuseppe Caradonna)
Giuseppe si dedica quasi a tempo pieno all’azienda, attualmente condotta con un’agricoltura convenzionale, ma attenta al rispetto della naturalità tanto che in alcune annate, come nel 2015, sono stati utilizzati solo zolfo e rame e dal prossimo anno inizierà il periodo di conversione al biologico. Pur possedendo un bel baglio, cioè un fabbricato a ferro di cavallo con un ampio cortile interno, ancora non c’è una cantina e la vinificazione è effettuata nelle vicinanze.
Le etichette sono 12 in 3 linee per un totale di 60 mila bottiglie. Il resto è venduto come uva, ma siccome le prospettive sono positive e prevedono una crescita il prossimo anno nel baglio si realizzerà la cantina di vinificazione e affinamento e Gianfranco Cordero farà il consulente.
(Syrah)
Il Syrah Devota, dal nome che indica la devozione verso il vitigno, è un Terre siciliane Igt che proviene da contrada Bovarella a circa 400 metri di quota in terreni argillosi. L’annata 2015, precoce, è stata vendemmiata iniziando a fine settembre comunque quando l’uva è ben matura per aumentarne la concentrazione fenolica. Le cassette sono portate in cantina dove, dopo una selezione dei grappoli, il mosto, previa diraspatura e pigiatura, macera con delestage per circa 15 giorni e fermenta con lieviti selezionati; malolattica, parecchi travasi per favorire la microssigenazione e affinamento di 3 mesi sempre in acciaio, chiarifica leggera con bentonite, filtrazione e in bottiglia per altri 4 mesi; i solfiti in genere sono aggiunti alla fine della malolattica, ma pochi, ben al di sotto del limite ammesso per i rossi biologici.
Nel calice il colore è rosso granato, impenetrabile, sembra che sia ben più maturo della sua età. Il naso conferma l’occhio rivelando un vino complesso, equilibrato, intenso, fine, franco con ampi sentori di frutta nera e rossa accompagnata da cioccolato, spezie, liquirizia, tutto come un vino che abbia trascorso alcuni anni e infine compare una leggera freschezza che ricorda la sua giovinezza. Bocca ampia, morbida, avvolgente, armoniosa con tannini e acidità che si rispettano, un’alcolicità in crescendo che dà l’impressione di superare i suoi 14 gradi, persistente a lungo. Un vino gradevolissimo che dimostra di poter essere grande anche senza ricorrere al legno e al tempo.
Per il suo equilibrio è un vino di facile abbinamento, ottimo con carni non troppo grasse, con frittate, formaggi anche stagionati e se volete osare potete affiancarlo ad uno sgombro grigliato. Sono 8 mila bottiglie che allo scaffale si trovano a 10 euro.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Tenute Caradonna
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