Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Matteo Renzi: “Inaccettabile che l’export dei vini francesi valga 11 miliardi e il nostro solo 5”

10 Novembre 2016
matteo_renzi matteo_renzi


(Matteo Renzi)

“Il vino francese è un ottimo vino, non buono come quello italiano”, ha affermato il premier Matteo Renzi incontrando ad Asti i sindaci del territorio.

“Trovo inaccettabile che loro abbiano 11 miliardi di euro di export di vino all'anno e noi 5. Dobbiamo fare un investimento sull'agricoltura, bisogna fare qualche fiction in più sul mestiere dell'agricoltore. Il cibo e la produzione agroalimentare possono essere un volano della crescita”. Insomma la storia è sempre la solita. Gli italiani esportano di più dei francesi, eppure il loro vino viene pagato molti più euro (o dollari se preferite). E basta leggere i dati per rendersi immediatamente conto dell'abisso che separa noi italiani dai cugini francesi. Lo facciamo attraverso i dati Wine Monitor – Nomisma. L’Italia, nel 2015, ha esportato 20 milioni di ettolitri di vino, per un valore di 5,5 miliardi di euro, con una crescita del 7% rispetto al 2014. Nello stesso anno, la Francia ha esportato 14,1 milioni di ettolitri di vino per un valore di 8,3 miliardi di euro. Quindi circa sei milioni di ettolitri in meno, ma 2,8 miliardi di euro in più. L’Italia dunque batte dunque la Francia sul fronte delle quantità esportate (esportiamo il 41% in più di vino rispetto ai francesi), mentre la Francia batte l’Italia sul fronte del valore del vino esportato (il 54% in più).

Il divario nel valore è legato ovviamente al ben diverso prezzo medio: i vini francesi sono esportati mediamente al prezzo di 5,84 euro al litro, contro i 2,67 euro al litro dei vini italiani. Se facciamo il confronto tra gli Champagne e i nostri spumanti la differenza di prezzo medio diventa addirittura di 16,87 euro al litro contro 3,52 euro per le bollcine italiane. Per quanto riguarda i vini fermi imbottigliati la differenza è naturalmente meno pronunciata (4,92 euro al litro contro 3,28 euro) ma è comunque significativa.

C'è un dato positivo, però, di cui tener conto. E cioè che il divario in valore dell’export tra Italia e Francia è andato diminuendo e non aumentando negli ultimi anni. Basta leggere i dati degli ultimi dieci anni, infatti, in cui il nostro distacco dalla Francia era molto più alto. Nel 2006, la differenza era pari al 96%, praticamente l’export francese valeva il doppio di quello italiano quando già allora esportavamo il 23% di quantità in più. Poi negli anni lo scarto si è ridotto, tanto che nel caso dei vini fermi questo divario è passato dal 42% al 25%, evidenziando sia un aumento dei volumi ma soprattutto una riqualificazione dei prodotti esportati. In effetti, oggi il nostro export vinicolo in quantità è composto per il 14% dagli sparkling, per il 61% dai vini fermi imbottigliati e per il rimanente 25% dagli sfusi. Dieci anni fa, il peso dei vini venduti in cisterna superava il 35%, mentre gli spumanti incidevano per appena il 6%. Il cambio di passo nelle strategie produttive e commerciali delle imprese italiane è stato evidente.
C.d.G.