(I protagonisti della verticale)
A parlare di vigne e cantine sicuramente si incontrano persone interessanti, come pure grandi vignaioli. Che, spesso, si esprimono con una semplice iniziativa. Come quella voluta dalla famiglia Bozza, che fra qualche mese festeggerà il 30^ anniversario della creazione de “La Montina”, a Monticelli Brusati, cittadina ubicata nella parte Nord-Ovest della Franciacorta.
Cosa hanno fatto Vittorio, Gian Carlo e Alberto Bozza che prima di mettersi in proprio sono stati soci nella Cantina Fratta con gli inventori del Franciacorta, Guido Berlucchi e Franco Ziliani? Hanno semplicemente chiamato un po’ di super sommelier compreso un campione del mondo come Nicola Bonera, e qualche giornalista di settore, e all’insegna di “calici di storia”, hanno fatto degustare un po’ di vecchi vini, cioè spumanti affinati sui lieviti per 192 mesi (sintetizza Bonera rivolgendosi ai colleghi: signori, si tratta di 16 anni) invitandoli ad esprimere un giudizio.
Bisogna essere clementi con chi si mette in gioco con una proposta di patriarca del Franciacorta? No: è deciso Michele Bozza, seconda generazione di chi trent’anni fa ha creato La Montina, così chiamata per ricordare la famiglia Montini, il casato di Paolo VI, a cui erano appartenute queste terre della Franciacorta. E, spiega, Michele: “Dico no, a nome della mia famiglia, perché vogliamo conoscere l’evoluzione dei nostri spumanti con l’aiuto di esperti indipendenti. E, quindi, vi prego di esprimervi liberi da condizionamenti”. Ecco la grandezza del vignaiolo che insegue la qualità. E, poi, gli spumanti di 190-192 mesi di affinamento non sono più in commercio. Fanno parte di una corta accantonata proprio per avere a disposizione un buon quantitativo di bottiglie da aprire periodicamente per valutare l’evoluzione del Franciacorta.
(Michele Bozza)
Un impegno non da poco per chi ha partecipato ad una degustazione veramente unica e, oltretutto, arricchita da una dotta chiacchierata animata in particolare da due esperti come Bonera e il sommelier romano Alessandro Scorsone che insieme agli stessi Bozza e ai loro tecnici, a mano a mano che venivano versati i “sedicenni” nei calici, toccava tutti gli aspetti tecnici e divulgativi del mitico spumante bresciano. L’inizio di “calici di storia” è con due Satén, 1999 e 2000, di 192 e 180 mesi di affinamento sui lieviti, facendo scaturire un commento come “quando la natura è conservata in bottiglia”. Per entrambi gli spumanti il colore è un oro antico elegante che fa quasi pensare ad un prodotto ottenuto da uve surmature. E’ la freschezza che avvolge la bocca a fugare qualsiasi dubbio: i due Satén sono figli di uve maturate nel primo caso in una situazione meteorologica normale; nell’altro caso, in un clima molto caldo, secco e ventilato. Così il 99 si rivela un po’ ossidato, ma mette a disposizione del degustatore una buona complessità aromatica; mentre il 2000 è strutturato e caratterizzato da profumi e aromi intensi e molto delicati.
Stesse annate per il Millesimato Brut, dove lo Chardonnay (60%) lascia spazio anche al Pinot nero. Il 99 è uno spumante ancora perfetto, pur avendo “imboccato” il 17° anno di vita, con una eccellente freschezza accompagnata da profumi di mela renetta, pesca, frutta esotica e un tocco speziato su una struttura importante assicurata dalle uve a bacca nera. Il 2000 può addirittura sembrare ancora prematuro per il consumo, visto che la spuma e la sapidità che lo caratterizza, lo fanno sembrare più giovane dei suoi 16 anni.
(Il Museo Remo Bianco)
A completare la verticale delle bottiglie fuori commercio, tre riserve di Franciacorta vintage extra brut: 2004, 2005, 2006, lasciati sui lieviti 60 mesi. Quasi dei “neonati” rispetto ai patriarca. In questi tre spumanti (l’uvaggio è identico: 55% Chardonnay, 45% Pinot nero), molto differenti fra di loro a causa dell’andamento climatico, il lievito gioca un ruolo importante. Così, il 2004 è molto più secco rispetto ai suoi due compagni sotto esame. Poi non va dimenticato che il 2004 è stata una vendemmia grandiosa in Franciacorta, rammentano i Bozza e non solo loro, tant’è vero che questo spumante è molto più longevo e, quindi, candidato a superare i 192 mesi dei primi quattro vini degustati. Il 2005 e il 2006 presentano una ossidatura un po’ accentuata. Però il primo al naso si presenta molto interessante con un profilo aromatico decisamente accattivante che sfuna l’ossidatura. Mentre il 2006 (sei mesi in più sui lieviti) ha un colore molto bello, insieme ad una buona acidità e una interessante complessità aromatica.
Da perfetti gentiluomini di campagna – “se siete certi di questo, posso dire che la nostra forza è proprio questa”, sottolinea l’80enne Vittorio, che in poche parole evidenzia l’affiatamento dei tre fratelli che hanno fatto rivivere le terre e la villa appartenuti ai Montini, trasformandole in cuore pulsante del Franciacorta -, completano la bella verticale con i tre spumanti attualmente in commercio: Rosè millesimato 2009 extra brut, Millesimato 2009 brut, Riserva Baiana 2007 pas dosè. Il rosé è ottenuto da Pinot nero (85%) e da Chardonnay, e affinato in bottiglia per 30 mesi sui lieviti, per avere uno spumante da marcati profumi di frutti di bosco e di frutta matura nonché un gusto morbido, pieno e persistente in bocca. Per il brut prevale lo Chardonnay (60%) nel mix con il Pinot nero e l’affinamento arriva a 38 mesi. Una scelta che assicura sensazioni olfattive che vanno dai sentori di miele a frutta a polpa gialla e una leggera tostatura che con l’aggiunta di una buona acidità ne fanno uno spumante che si abbina ben con tutti i piatti. Tra uvaggio di Chardonnay (55%) e Pinot nero e l’affinamento di 60 mesi, la Riserva Baiana diventa uno spumante di grande personalità, elegante e avvolgente al naso e una complessità che ne fanno compagni ideale di piatti importanti.
(Un brut del 2000)
C’è da dire, inoltre, che parte della villa dei Montini, una volta restaurata, è stata destinata a raffinata sala ricevimenti con il nome “Villa Baiana”, ed è una delle poche sale che ospita il museo d’arte contemporanea Remo Bianco e una cantina che probabilmente è diventa una delle più moderne del Franciacorta dopo l’introduzione di attrezzatura all’avanguardia. Lo stesso è avvenuto con le vigne, distribuite nei sette principali centri della Franciacorta. Avendo poi avviata la riconversione in bio, i Bozza hanno pensato di rinnovare l’immagine degli spumanti, affidandosi ai colori, ai valori e agli elementi di Madre Natura. “Una scelta etica ed estetica per sottolineare il nostro impegno enologico che guarda al futuro – dice Michele -. Per confermare uno stile produttivo unico e inconfondibile, ormai affermato e riconoscibile ovunque”.
Michele Pizzillo