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L'azienda

Dieci anni di vino nelle giare, Mazzitelli: “Dopo il Fiano adesso proviamo con l’Aglianico”

02 Ottobre 2016
mario_mazzitelli mario_mazzitelli


(Mario Mazzitelli)

di Fabiola Pulieri

Già ai tempi dei greci e dei romani le anfore di argilla servivano per la conservazione del vino, dell'olio e di tante altre derrate alimentari che dovevano durare per molto tempo.

Fino alla conquista dell’Europa centrale e del Nord da parte dei Romani i vasi di terracotta erano l’unica alternativa possibile per la fermentazione, lo stoccaggio e il trasporto del vino. La vinificazione nelle giare d'argilla è, infatti, il metodo più antico conosciuto per la produzione del vino e già da qualche anno molte sono le aziende vitivinicole che, con un ritorno al passato, hanno deciso di dedicare parte della loro produzione alla fermentazione del vino in otri di argilla sospinte dalla necessità di ottenere prodotti sempre più autentici e originali. Una di queste aziende è al Sud, in Campania: è la Lunarossa Vini e Passione, giovane e dinamica espressione dell'area territoriale dei Monti Picentini, con sede a Giffoni Valle Piana in provincia di Salerno, che vanta 250 mila euro di fatturato e metà della produzione esportata all'estero. Il titolare dell'azienda è Mario Mazzitelli, laureatosi a Napoli in Scienze delle tecnologie alimentari, ha frequentato a Milano un Master di Viticoltura ed Enologia a cura di Attilio Scienza e subito dopo ha avuto un'esperienza di affiancamento a Roberto Cipresso seguita da ulteriori esperienze di vendemmia e vinificazione in Argentina.


(Anfora con Fiano)

Oggi Mario Mazzitelli è un produttore di vini derivanti da uve di vigneti in co-gestione che si affacciano sull'incantevole Golfo di Salerno e sorgono su terreni di natura calcarea e argillosa che, in combinazione con il clima soleggiato e la brezza marina, rendono le uve pregiate e di alta qualità come il vino che ne deriva. Lunarossa acquista le uve con la consapevolezza assoluta di quello che compra, perché in accordo con proprietari terrieri e vignaioli esperti, Mazzitelli partecipa attivamente alla nascita, crescita e raccolta delle uve nei vigneti, da lui stesso selezionati, che vengono coltivati secondo il protocollo di coltivazione biologica, senza l'uso di prodotti di sintesi. E' dalla vendemmia del 2006 che Mazzitelli ha avviato il progetto del vino nelle anfore per provare ad avere un'idea concreta di come può essere un prodotto genuino fatto con l'utilizzo di un materiale naturale come la terracotta ed è così che è nato uno dei suoi vini di punta: il Quartara, realizzato con uve Fiano 100%, il primo vino bianco campano fermentato in otri di argilla.


(Anfora con Aglianico)

La fermentazione delle uve, solo diraspate, avviene all’interno di otri di terracotta, le quartare appunto, interrate nella bottaia della cantina. In questo modo si beneficia del naturale controllo della temperatura e di una vinificazione in un contenitore vivo, alternativo al legno e senza i limiti che un materiale freddo come l’acciaio può dare allo sviluppo del vino. La produzione del Quartara è di circa 2.500 bottiglie distribuite ad amanti, intenditori e ristoranti stellati, come Berton a Milano o Antica Corte Pallavicini a Parma o ancora Casa del Nonno 13 a Mercato San Severino (Sa). All'estero i migliori acquirenti sono in Giappone ed Australia dove il Quartara di Lunarossa è presente in diversi ristoranti di lusso, uno di questi è Attica a Melbourne, e dove alcuni intenditori acquistano bottiglie di tutte le annate per poi farne degustazioni verticali.


(Anfore di argilla e pietra lavica)

Ma la vera novità è che quest'anno l'innovazione, la passione e la voglia di sperimentare, mai sopite e anzi sempre attive come un vulcano, sono tornate a fare irruzione nella cantina di Lunarossa e Mario Mazzitelli, per festeggiare i dieci anni di produzione, ha fatto realizzare nuove anfore di argilla e pietra lavica del Vesuvio nelle quali sono state inserite, anziché le uve di Fiano, quelle di Aglianico e quindi, questi nuovi e particolari otri, sono stati utilizzati per la produzione di una Riserva di un'altra etichetta storica di punta dell'azienda Lunarossa: il Borgomastro.

Lo scorso anno Mario Mazzitelli ha testato queste giare nere di pietra lavica del Vesuvio, fatte di uno dei materiali più tipici e più caratteristici della zona, un vero elemento del territorio, per verificare, con qualche prova tecnica, la resistenza delle stesse e soprattutto per poter appurare con analisi di laboratorio che non vi fosse rilascio di metalli pesanti. Oggi, certi che il vino fermentato nelle giare di argilla e pietra lavica è un prodotto sano e l'esperimento è perfettamente riuscito, non resta che testarlo commercialmente. La fermentazione nelle anfore avviene immediatamente, in totale i litri sono 300 e si procede ad un avvicendamento sia nella vendemmia che nella fermentazione riempiendole e svuotandole più volte, all'incirca ogni due settimane. Il cammino del vino fermentato in anfora prosegue poi in botti di legno per l'affinamento.


(Fiano che fermenta)

L'uscita del Borgomastro fermentato in giare di argilla e pietra lavica del Vesuvio, di cui sono previste all'incirca 2.500 bottiglie, è prevista nel 2018, bisognerà aspettare dunque per degustare e assaporare questo vino unico nel suo genere, che racchiude in sé la passione e la voglia di far conoscere una terra sempre pronta a mettersi in gioco e che si innova costantemente in tanti settori tra cui quello vitivinicolo. L'azienda Lunarossa, all'avanguardia e alla continua ricerca di spunti per migliorare, ha portato a compimento ad oggi più di 40 progetti attraverso un vero e proprio viaggio tra le vigne del proprio territorio ed è fautrice tra gli altri del “progetto UVA”, Unione Vignaioli Associati, che dà spazio ai piccoli vignaioli ed ai grandi enoappassionati che vogliano provare a produrre un proprio vino, siano o meno proprietari di vigneti. Un progetto che tende a mantenere viva la tradizione vitivinicola dei Monti Picentini attraverso il recupero di piccole vigne rimaste inutilizzate o poco valorizzate. Non solo un’azione produttiva ma principalmente culturale tesa a stimolare un processo di sensibilizzazione del consumatore affinché possa assaporare innanzitutto la storia di un territorio prima ancora che un buon vino.